Rotastyle

In Messico

expo funeraria 2007

Quando, il lontano 20 gennaio 1576, il villaggio di Leòn venne fondato, sotto gli auspici del Viceré Don Martin Enriquez de Almanza, allo scopo di creare una guarnigione per difendersi dagli attacchi dei chichimecas, le tribù indiane autoctone, pochi pensavano che qualche secolo dopo questa sarebbe diventata la sesta città del Messico, con ormai un paio di milioni di abitanti, capitale mondiale della calzatura e più in generale degli oggetti in cuoio.
Nel frattempo, nel giugno del 1830, essa è stata elevata al rango di “città” col nome ufficiale di Leòn de los Aldamas. Denominazione che porta ancor oggi e che, fatalmente e comprensibilmente, la spinge a valorizzare l'affascinante felino in ogni circostanza. Dalle basi dei lampioni alla pubblicità che fa del re della foresta il “leader”.
Situata nello stato di Guanajuato (non si dimentichi che il Messico, per l'esattezza gli Stati Uniti del Messico, è una repubblica federale di 31 stati e di un Distretto Federale, la capitale Città del Messico), ne costituisce il centro economico pur non essendone la capitale. Tale ruolo è rivestito da Guanajuato (150.000 abitanti), distante una cinquantina di chilometri da Leòn e centro universitario di assoluto rilievo, riconosciuta dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità. È considerata una delle più belle città dell'America Latina. Il nome deriva dalla parola “quanaxhuato” che in lingua purepecha (una delle lingue pre-ispaniche uto-azteche; la più nota è il nahuatl) significa “luogo montagnoso pieno di rane”. Ci è parso di percepire un certo dualismo tra le due città: una dall'economia dirompente (anche se in questo momento l'industria calzaturiera soffre a causa delle importazioni dalla Cina), l'altra leader culturale indiscusso, come testimonia l'annuale festival cervantino di notorietà mondiale. Tant'è che, come accade in Friuli Venezia Giulia dove l'aeroporto di Ronchi dei Legionari, per non scontentare goriziani, triestini ed udinesi (i pordenonesi sono più orientati su quello di Venezia), prende il nome dalla regione, così il nuovissimo aeroporto internazionale che serve le due città messicane assume il nome di Bajio, una delle tre regioni, quella più a sud, che costituiscono lo stato di Guanajuato. Facendo così contenti tutti, compresi gli abitanti della vicina Silao dove si trova una gigantesca fabbrica della General Motors per l'assemblaggio di Chevrolet e Cadillac. Non bisogna infine dimenticare che questo territorio è stato uno dei primissimi, se si eccettuano le zone costiere, ad essere colonizzato dagli spagnoli a causa delle ricchezze minerarie, soprattutto argento, che ivi si trovavano. Del resto la città di Guanajuato dalle case policrome (non a caso vi nacque il famosissimo pittore Diego Rivera la cui sensibilità deve certamente moltissimo all'ambiente in cui si sviluppò) utilizza ancor oggi le gallerie delle miniere come tunnel per il traffico cittadino.
Ma ritorniamo a Leòn, che ha ospitato la sesta edizione della Expo Funeraria messicana. L'estesissima città ci ha accolti con un clima estivo. Soprattutto di giorno, quando si andava facilmente oltre i trenta gradi anche se al mattino una temperatura piuttosto fresca (non bisogna dimenticare che ci si trova a 1.800 metri di altezza) contribuiva a favorire il risveglio dopo le abbondanti libagioni notturne innaffiate da tequila. In più si viveva un periodo di intensa eccitazione a causa dello svolgersi di una delle prove, la quarta, del campionato del mondo di rally automobilistico. I vari Loeb, Grönholm, Hirvonen, nuovi cavalieri delle giostre del nostro tempo, erano tutti lì. Due settimane prima erano in Norvegia a competere su ghiaccio e neve. Pochi giorni dopo tutti qui, tra le sabbie ed i cactus delle piste semidesertiche messicane, a battersi non solo contro gli avversari, ma anche contro l'altitudine che, provocando una perdita di potenza dei motori, rimette in discussione tutti gli assetti tecnici.
Negli alberghi atmosfera elettrica e carica di eccitazione con i manager dei vari team indaffaratissimi su tabelle e computer alla ricerca dei supporti vincenti per i propri pupilli. Incrociarsi di comunicazioni telefoniche e, fuori, il rombo dei motori di veicoli che si dirigono verso i percorsi per le prove preliminari. L'emozione di veder sfrecciare, inattesa, sull'avenida antistante l'albergo, la rossa C4 con la targa 78 (dipartimento delle Yvelines, quello di Versailles) di Sebastien Loeb, pluricampione del mondo. Nello stesso tempo il rimpianto per non vedere più in vetta marche e piloti italiani (dove sono le Lancia ed i Munari “d'antan”?) e soprattutto il pensiero che questi eroi del nostro tempo, gentlemen del volante, si comportano, quando ridiventano guidatori di ogni giorno, in maniera corretta sulle strade rispettando i limiti di velocità e le precedenze, mentre molti di quelli che corridori automobilistici non sono si considerano (frustrazioni latenti?) tali e spesso distruggono la propria vita e quella altrui in una ricerca di mimetismo spesso non supportata né dalla adeguatezza tecnica del mezzo né, tanto meno, dalle qualità psicotecniche necessarie per eccellere nel pericoloso esercizio dell'alta velocità. I risultati di tutto ciò li ritroviamo nelle cronache dei quotidiani della domenica mattina o piuttosto del lunedì, viste le ore alle quali tali catastrofi generalmente si producono.
Il che ci porta al tema, quello della morte, che presiede al tipo di manifestazione che siamo portati a commentare. Prima di entrare nei dettagli della fiera sarà, credo, interessante ricordare alcuni dati demografici del paese che ci ha ospitati.
Il Messico, dodicesima potenza economica mondiale, conta una popolazione di oltre cento milioni di abitanti. Una stima attendibile per il 2007 potrebbe aggirarsi attorno ai centodieci. Senza contare i molti milioni che vivono all'estero ed in particolare nei vicini USA. È un popolo giovane, con un tasso di mortalità molto più basso rispetto ai nostri “vecchi” paesi europei, anche se i dati sulla mortalità infantile sono ancora insoddisfacenti raggiungendo valori tripli rispetto alla media europea. Si può ragionevolmente immaginare che il numero totale dei decessi annui si situi tra i 700.000 e gli 800.000. Tradizionalmente si procedeva all'inumazione in bare metalliche (modello americano), soprattutto negli stati del nord. Stiamo però assistendo ad un aumento dell'uso dei cofani lignei, così come pure ad una crescita considerevole della cremazione. In assenza di dati ufficiali e di un regolamento organico di polizia mortuaria (il che lascia ampio spazio ad arbitri e favoritismi nella concessione, ad esempio, delle licenze di apertura di unità crematorie) sembrerebbe, se prendiamo per buoni i dati fornitici da uno dei produttori di forni presenti in fiera, che siano attivi, in Messico, 400 centri di cremazione per un totale di forni non meglio quantificato. Secondo quanto ci veniva dicendo, poi, un fabbricante di urne (in legno), il mercato di tale prodotto sarebbe di più o meno di 150.000 pezzi all'anno, il che corrisponderebbe ad una percentuale di cremazioni non lontana dal 20%. È ben chiaro che, come in Italia, i tassi variano enormemente da un punto all'altro del paese. Nella capitale il numero di cremazioni è molto alto. Basta del resto aprire un quotidiano di Città del Messico ed andare alla rubrica dei necrologi, nella quale ogni casa funeraria presenta il “programma” della giornata. È facile osservare che le aziende che dispongono di un forno crematorio eseguono un numero importantissimo di incinerazioni. In certi casi si giunge all'80%. Le urne vengono collocate nei cimiteri privati appartenenti alle aziende in questione. Essi sono sorvegliati e quindi molto meno soggetti al rischio di furti, soprattutto quelli dei bronzi che ornano le sepolture. Vi è quindi una nicchia importante per i produttori di questo tipo di articoli, come ci è stato confermato da Marco Gargano, un giovane, simpatico ed intraprendente italiano di Chieti, che da qualche anno ormai vive proprio a Leòn dove opera nell'azienda di famiglia che, oltre a possedere case funerarie e cimiteri (Funerales Zapiain), ha anche “Eternità”, una fabbrica di cofani in legno di eccellente fattura (anche qui si tratta essenzialmente di modello americano) che ha presentato nel proprio stand oggetti in bronzo di una delle aziende italiane leader del settore. Noteremo, per inciso, che questa azienda è stata, in un recente passato, portata a trattare le esequie dei familiari di Vicente Fox Quesada, il presidente del Messico dal 2000 al 2006, cui è succeduto l'attuale presidente Felipe Calderòn, dello stesso partito, il PAN, che nel 2000 è riuscito a porre fine a 71 anni di potere ininterrotto del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale). Per dovere di informazione ricorderemo che le ultime elezioni sono state contestate con veemenza dal concorrente del PRD Andres Manuel Lopez Obrador che ha chiesto una verifica dei voti. Tutto il mondo è paese!
Vicente Fox, ex alto dirigente di Coca Cola, vive oggi nel proprio ranch al km. 13 della statale Leòn-Queràmaro in località San Francisco del Rincòn quando non è in giro per il mondo accompagnato dalla consorte (la seconda) Marta Sahagùn. Mentre eravamo in Messico egli si trovava ad Ottawa per un ciclo di conferenze, lautamente remunerate, sulla “leadership”. Nella sua proprietà sta creando un Centro Studi, Biblioteca e Museo, che porterà il suo nome.
Segno di una diffusione crescente della cremazione è dato indubitabilmente dalla presenza di ben sette (diconsi sette!) aziende produttrici di forni, cinque locali e due statunitensi, la CMS di Tulsa, Oklahoma, dell'amico Larry Stuart jr, gioviale come al solito, nonché la Matthews Cremation sul cui stand, attiguo al nostro, abbiamo avuto il grandissimo piacere di rivedere Paul Rahill, che ne è il Presidente e che avevamo, in anni non molto lontani, conosciuto come titolare, assieme a Robinson, della IEE di Orlando, Florida, ceduta a Matthews poco dopo che il gruppo di Pittsburgh aveva rilevato da Terry Souza (ah, le scorribande con Terry e Mark Pennington nell'Ohio!) la All di Cleveland. Paul Rahill è ritornato dunque, dopo una breve parentesi, ai primi amori. Ottima scelta dei responsabili di Matthews in Pennsylvania (come va Joe Bartolacci?) principalmente per l'affermata e ben nota competenza tecnica e commerciale del neopresidente, doti assolutamente indispensabili per avere successo in un settore dove dilettantismo ed approssimazione sono inevitabilmente destinati ad un fallimento inappellabile.
Di cofani funebri abbiamo già parlato per quanto riguarda i modelli più usati e i materiali. Si può osservare che il livello qualitativo migliora di mostra in mostra, così come il numero di espositori. Oltre alla già citata Eternity ricorderemo la Rincòn, sempre di Leòn, e la Industrias Alternativas del Distretto Federale presso la quale sono stati presentati alcuni modelli, sempre americani, realizzati in Ecuador con essenze locali. Tra gli altri espositori abbiamo notato diversi produttori di fluidi da conservazione e di prodotti d'igiene nonostante, come si diceva, l'assenza di norme precise riguardanti, nel caso specifico, le attività di tanatoprassi. Numerosi i fabbricanti di accessori per cappelle funerarie e di urne. Tra questi ultimi ci piace ricordare i nostri dirimpettai della Productos de Onyx y Màrmol di Puebla che non solo vendevano in continuazione la propria produzione (urne, crocifissi, rosari, …), ma anche, provvidamente, si adoperavano a dissetare, visto il calore circostante, clienti e colleghi con larghissima ed inesauribile profusione di bottiglioni di un (in Messico si parla di “un” e non di “una”) eccellente tequila convenientemente ed avvedutamente miscelato con succo di “toronja” (pompelmo).
Una rassegna, seppur sommaria, delle categorie merceologiche non può trascurare i carri funebri. Ebbene anche in questo settore, come in quello dei cofani, si possono apprezzare segni di rinnovamento. Finite le copie di prestigiose marche britanniche (imitazioni di carrozzerie su telai e motori qualsiasi, roba da giostre) si vedono oggi “vere” vetture adeguatamente trasformate. Il leader sembra essere l'impresa Vaca di Guadalajara, Jalisco, (che tra l'altro s'è anche messa a produrre forni!), ma anche i concorrenti presentano autoveicoli di sicuro interesse. Le condizioni ambientali, talvolta rudi, orientano la produzione verso modelli non abituali dalle nostre parti. Si parla di grossi suv, generalmente bianchi, trasformati per assicurare trasporti in zone impervie e su terreni che potrebbero essere piste quando non addirittura veri e propri tratturi. In ogni caso ne sono stati esposti molti e possiamo assicurarvi che fanno un certo effetto.
Non potremmo terminare un resoconto che ha ambizioni, ancorché modeste, di completezza senza menzionare la cara Deborah Andres della NFDA (National Funeral Directors Association), in piena promozione dell'appuntamento di ottobre a Las Vegas al quale Tanexpo sarà, come sempre, presente. Altre idee stanno germogliando nella mente iperattiva di Debbie. Ve ne daremo resoconto in tempo debito. In questa occasione, poi, la nostra collega era, eccezionalmente, accompagnata dalla vivace sorella che vive a Città del Messico e con la quale abbiamo passato momenti di gradevolissima compagnia.
Tanexpo, come di consueto, ha riscosso un successo totale (un “exito rotundo”, come si dice in castigliano). Molti visitatori, produttori o impresari, ne avevano già sentito parlare. Tra di loro alcuni pensano di raggiungerci a Bologna nel 2008. Più interessante ancora è stato l'approccio con coloro che ci contattavano per la prima volta e che parevano sedotti dalla presentazione della nostra manifestazione. Anche tra di essi molti hanno dichiarato di voler essere presenti fra qualche mese in Italia. Li aspettiamo con sentimenti di grande amicizia e riceveranno da parte nostra l'accoglienza che meritano.
Da ultimo dobbiamo ringraziare gli organizzatori, Gabriela Esquivel e Ildefonso Gonzalez, l'Architetto, per la scelta del sito e per la gestione generale dell'evento. Il Poliforum di Leòn è sede di tutto rispetto per questo tipo di manifestazioni. A pochi minuti dal centro, al quale è collegato da servizi di trasporto efficienti, esso dispone di tutto ciò che necessita ad una struttura specializzata ed è, inoltre, situato in una zona di forte densità alberghiera, facilitando così la logistica di chi deve lavorarci. Oltre all'impegno profuso come organizzatori, gli amici Gabriela e Ildefonso sono stati anche presenti come responsabili di Grupo Ilga, una commerciale che distribuisce prodotti funerari in Messico e che disponeva di uno stand assolutamente completo per varietà di prodotti. Non solo, ma, traendo la dovuta lezione dalle esperienze italiane, il punto di ristoro dello stand era di tutto rispetto sotto ogni punto di vista (varietà, qualità e quantità dei prodotti proposti), incluso quello del personale, una squadra di avvenenti e sorridenti hostess provenienti dalla vicina Guanajuato con le quali abbiamo, nei rari momenti di pausa, potuto discorrere di arte e di letteratura, argomenti familiari a queste gentilissime collaboratrici manifestamente e positivamente influenzate dal profilo culturale della loro città. Un vero piacere, insomma. Altro elemento recepito dall'esperienza italiana è quello della cadenza della manifestazione. Dopo aver voluto organizzare una edizione all'anno, è stato deciso che il prossimo appuntamento sarà per il 2009. Si passa così ad una frequenza biennale che, per il nostro settore, pare la migliore. Il luogo della manifestazione non è ancora stato deciso. Si è parlato dello stato di Morelos la cui capitale, la bellissima e fiorita Cuernavaca, vale da sola il viaggio, oppure di Veracruz, sul golfo del Messico, famosa per il pesce abbondante e per le “veracruzanas” (canti di complessi a corde che allietano le afose serate sul lungomare). Staremo a vedere. Dovunque sarà, saremo pronti e felici di andare. Il Messico è talmente ricco, talmente bello e talmente vario che sempre è un piacere unico recarvisi. Anche se non mancano le criticità. Dalla criminalità, alla quale l'attuale Presidente ha promesso una lotta senza respiro, ai problemi che coinvolgono fasce molto più ampie della popolazione. Come, ad esempio, quello apparentemente banale delle “tortillas”. Queste gallette di farina di mais costituiscono l'alimentazione di base per gran parte della popolazione messicana. Ebbene, gli USA, che fornivano tale ingrediente, trovano oggi più conveniente, alla ricerca di fonti alternative di energia, trasformarlo in etanolo, creando così una carenza che si ripercuote sui prezzi di un alimento assai popolare nel paese. Un giornale intitolava, durante il nostro soggiorno: “sale la tortilla (il prezzo) scende il PAN (il partito al potere)”, anche se apparentemente il partito in questione, che governa il paese in coalizione col PRI, non sembra possa fare granché per cambiare la situazione.
Comunque sia, ad ogni partenza (ed ormai sono tante) dal Messico lasciamo un pezzo di cuore in quel paese tanto simile per certi aspetti, e tanto diverso per altri, dal nostro. In quest'ultima occasione siamo stati confortati dai ripetuti segni di croce che il tassista faceva (almeno una dozzina di volte durante i venti chilometri fino all'aeroporto anche in zone dove ai nostri occhi ignari non apparivano chiese, cappelle, sacre immagini o cortei funebri). A completare il viatico ci hanno pensato successivamente molti passeggeri dell'aereo che doveva portarci (e ci ha portato!) nella capitale i quali, non appena l'aereo ha iniziato a rullare per il decollo, si sono ripetutamente segnati. Noi, da buoni triestino-napoletani, abbiamo usato i consueti, meno appariscenti e ben codificati sussidi scaramantici.
Arrivederci Messico e, dico bene, arrivederci! Di te ci rimangono, assieme alle tracce onnipresenti delle tue grandi civiltà e delle tue bellezze naturali, l'insieme dei colori, degli odori, dei sapori (degli adorati “chiles”, i peperoncini: de arbol, puya, serrano, jalapeño, chipotle, ancho, piquìn, cascavel, ...) che ti adornano e soprattutto il ricordo gioioso, innocente e rasserenante di bambini bellissimi e sorridenti e quello, perturbante, di donne dalle grazie talvolta sconvolgenti. Per i pareri sugli uomini rivolgersi alle colleghe!
Hasta luego y Arriba Mexico!
 
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