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Elementi di statistica e di diritto della celebrazione del lutto /1

L’intervento del direttore di Oltre Magazine, Carmelo Pezzino, nell’ambito del convegno “Tanatospace: architetture per il rito delle esequie”
Il numero annuo dei decessi, in Italia, è attualmente stimabile in circa 600.000: ma gli esperti in statistica ritengono che, per diversi motivi (esaurimento degli effetti della Seconda Guerra Mondiale, incremento dei flussi migratori in entrata, aumento delle aspettative di vita, …), tale numero sia destinato a crescere e ad attestarsi, entro il 2030, sulle 630.000 unità. Dunque, fra poco meno di vent’anni, 630.000 famiglie italiane saranno destinate, ogni anno, a confrontarsi con tutte le problematiche connesse alla scomparsa di una persona cara. Analogamente oggi, nel nostro Paese, esistono circa 7.000 partite iva che prevedono, nel proprio oggetto sociale, di poter erogare servizi funebri: in molti casi, però, l’attività prevalente è di altro tipo (fiorai, marmisti, falegnami, …) e in tanti altri, purtroppo, si tratta di operatori improvvisati e non strutturati che agiscono ai limiti della legalità e che, oltre a penalizzare l’etica e la qualità delle proprie prestazioni, nuocciono gravemente all’immagine della “parte sana” della categoria agli occhi dell’opinione pubblica. Realisticamente possiamo affermare che lo sviluppo e la modernizzazione del comparto interessi concretamente non più di 3.500 Imprese Funebri e una “forza lavoro” stimabile in almeno 25.000 unità.
Inoltre in Italia manca oggi una moderna normativa nazionale di riferimento. Con l’introduzione del Titolo V della Costituzione si è demandata alle Regioni la materia sanitaria (cui quella funeraria e cimiteriale afferisce): molte hanno già legiferato (Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Veneto, …), introducendo nuovi strumenti, nuove opportunità e nuove figure professionali, ma molte altre sono rimaste indietro creando di fatto una grande disomogeneità di regole sul territorio nazionale che si ripercuote negativamente sulla collettività. E ancora, le mutate e più evolute esigenze sociali legate alla multietnicità, alla multiconfessionalità e al progredire della secolarizzazione rendono necessaria e urgente l’introduzione di nuove opportunità per dare corso a tutti gli adempimenti legati all’omaggio alla persona scomparsa e al commiato. Infine, l’aumento esponenziale delle richieste di cremazione (con conseguenti eventuali affido familiare e dispersione delle ceneri) e la critica situazione dei crematori pubblici (ridotta funzionalità, tempi di attesa lunghi, …) e di molti dei circa 8.000 cimiteri italiani (alti costi, mancanza di spazio ormai cronica, difficoltà economiche dei comuni nella gestione, degrado e scarsa sicurezza, …) rendono ipotizzabili scenari futuri in cui, per soddisfare adeguatamente una domanda che emerge in maniera sempre più evidente, sia finalmente consentito anche in Italia realizzare crematori e cimiteri privati.
Ecco quindi che, in parallelo alle esigenze di maggiore professionalizzazione espresse dalle “vere” Imprese Funebri Italiane, emerge la necessità di ridisegnare nuove condizioni per i luoghi del commiato, della memoria e del ricordo. I temi di più stretta attualità nella ricerca sono, oggi, quelli della Casa Funeraria e della Sala per il Commiato, due diverse tipologie d’uso che presuppongono caratteristiche simili, ma non identiche, e che dovrebbero affermare un “modello italiano” in piena e perfetta sintonia con i valori culturali, sociali e professionali che contraddistinguono il nostro Paese.

Perché una Casa Funeraria? Interrogarsi sui riti funebri oggi in Occidente significa indagare il rapporto con il rito di una società complessa, in gran parte secolarizzata, plurale dal punto di vista culturale, etnico e religioso. Una società non riconducibile ad altre che la hanno preceduta e di cui, pertanto, bisogna comprendere le specifiche esigenze: ecco quindi che le Case Funerarie, rispondendo ai mutamenti intercorsi in termini di valori e di consuetudini, assumono valenze significative ed importanti sotto molteplici aspetti di ordine pratico, comportamentale, etico e psicologico. Gli obitori degli ospedali (e delle case di cura e di riposo per anziani), spesso confinati in ambienti angusti, degradati e poco fruibili, acuiscono il disagio e il dolore dei familiari, disagio e dolore che vengono spesso amplificati da comportamenti poco professionali, se non addirittura scorretti, di alcuni operatori. Gli appartamenti moderni, soprattutto nei grandi contesti urbani, non consentono, per dimensioni, di dedicare uno spazio adeguato all’allestimento di una camera ardente: anche in questo caso disagio e sofferenza dei congiunti vengono esasperati. La scomparsa di una persona cara, quella improvvisa e quella in qualche maniera annunciata da una malattia, vengono egualmente vissute come un evento traumatico e necessitano di un idoneo supporto psicologico e della migliore assistenza tecnica e logistica negli adempimenti da compiere prima ancora che nella elaborazione del lutto. Le diverse concezioni ideologiche e religiose, proprie di una società che sempre più tende ad una multi etnicità, rendono necessaria l’identificazione di un luogo utile ad ospitare adeguatamente atti di ossequio e cerimonie di commiato che permettano di vivere con intensità il tempo del dolore, in una dimensione di umanità e di profondo rispetto per sentimenti, affetti, ricordi.
[continua]


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