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Carmelo Pezzino
Un articolo di Paolo Berizzi, apparso sul quotidiano la Repubblica, ha sollevato per l'ennesima volta un polverone mediatico sulla questione morale nelle Onoranze Funebri. L'inchiesta faceva riferimento a situazioni verificatesi in Puglia, ma probabilmente avrebbe portato a risultati analoghi se svolta anche in altri ambiti territoriali, come non è difficile immaginare alla luce delle informazioni, diffuse o meno dai media, provenienti un po' da tutta Italia. L'attenzione si è quindi concentrata sull'operato delle Imprese Funebri, oggetto di alcune trasmissioni radiofoniche nelle quali, però, riteniamo sia stata espressa una informazione distorta, dando per scontato che questi comportamenti scorretti siano una prassi generalizzata e comune alla maggioranza degli Operatori.
Sappiamo tutti benissimo che non è assolutamente così.
Grandissima parte degli Operatori Funebri privati del nostro Paese ha, oltre che una qualificata preparazione tecnica, una particolare sensibilità verso gli aspetti etici di una professione che, prima di tutto, è un fondamentale servizio sociale svolto a beneficio dell'intera collettività. Questo non va assolutamente dimenticato, ma deve essere evidenziato con forza ogni qual volta, con qualsiasi mezzo, ci si rivolge all'opinione pubblica.
D'altronde le mele marce esistono in tutti i settori. È notizia di questi giorni che un noto primario milanese, vittima di un agguato nei mesi scorsi, pare usasse richiedere una tangente ai propri pazienti per dedicare loro la dovuta cura e la necessaria attenzione. E ogni giorno leggiamo di malversazioni e di casi di cosiddetta malasanità. Eppure nessuno di noi ritiene che la classe medica sia, nella sua generalità, corrotta o inefficiente. Anzi! Esempi simili potrebbero essere citati per tutte le categorie professionali.
I veri problemi per le Onoranze Funebri sono l'assenza di norme in grado di regolare il mercato e l'insufficiente capacità di comunicazione con il cittadino, spesso legata, quest'ultima, anche ad una ingiustificata paura di rendere pubblici molti aspetti della professione, in primis quelli economici.
Occorre un provvedimento di legge che affronti in modo innovativo la gestione delle camere mortuarie ospedaliere. Occorre che i cittadini siano correttamente e costantemente informati sulla possibilità di decidere liberamente l'impresa funebre alla quale affidare il funerale del proprio congiunto. Occorre che impresari e operatori sanitari corretti facciano fronte comune nel denunciare non solo casi conclamati di truffa, ma anche semplici "pressioni" in grado di orientare le scelte.
Il mercato funebre italiano è penalizzato da una polverizzazione che, a fronte di una sostanziale stabilità del numero annuo di decessi, ha visto crescere in maniera sproporzionata l'offerta, con una riduzione dei margini economici che spesso mina la capacità di sopravvivenza delle imprese spingendole, di conseguenza, a comportamenti spregiudicati per acquisire il lavoro.
Della questione morale si è parlato, fra gli altri argomenti, nella riunione indetta da Sefit con Assocofani, Federcofit e Feniof. L'incontro ha segnato la prosecuzione di un dialogo costruttivo avviato a Tanexpo 2006 e proseguito in numerose altre occasioni. Sulla proposta di arrivare ad una posizione condivisa per accelerare il varo di una legge quadro nazionale di riferimento sono tutti d'accordo. Sui contenuti legati ai temi principali (riconoscimento dell'attività funebre, moralizzazione del settore, neutralità dell'approccio al dolente, mantenimento del cimitero quale luogo di memoria storica) esistono ancora piccole differenze fra opinioni che auspichiamo trovino identità in un ulteriore incontro programmato a Bologna per fine marzo. Torneremo sull'argomento.
Buona lettura a tutti!
 
Carmelo Pezzino

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