- n. 2 - Febbraio 2007
- L’editoriale
Carmelo Pezzino
Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato, il 30 gennaio, le modifiche al Regolamento in materia funeraria e cimiteriale in vigore dal 2004. Fra le diverse novità apportate alcune riguardano direttamente l'attività funebre per la quale i termini di adeguamento alle nuove norme e di presentazione della domanda di autorizzazione sono prorogati di novanta giorni e quindi fino al 10 maggio 2007. L'Articolo 32, nella sua rinnovata stesura, dispone (comma 2, lettera e) che per lo svolgimento dell'attività funebre è necessario dimostrare, oltre ad altri requisiti, la disponibilità di quattro necrofori, in regola con gli obblighi formativi, che abbiano un regolare contratto di lavoro stipulato direttamente con il richiedente l'autorizzazione o con altro soggetto di cui questi si avvale in forza di un formale contratto, in ottemperanza alle leggi in materia di impresa e di mercato del lavoro. In altre parole, superando i concetti di attività congiunta e disgiunta, il dispositivo legittima il contratto di fornitura di trasporto funebre stipulato con un centro servizi, con un consorzio o con un altro operatore, definendo obblighi e rapporti fra le diverse tipologie di imprese, consentendo a tutti di continuare a lavorare, se nel rigoroso rispetto delle norme, garantendo il diritto dei cittadini ad avere un servizio funebre regolare.
Il nuovo regolamento ha anche introdotto (Articolo 11, comma 1 bis) la possibilità, per i genitori, di richiedere la sepoltura - e, se desiderato, il conseguente funerale - per i feti o per i prodotti abortivi indipendentemente dalla presunta età di gestazione. Ciò ha scatenato le polemiche di alcuni gruppi femministi e di una parte della sinistra (che pure ha votato compatta il dispositivo in Consiglio Regionale) che considerano offensiva per la donna, e lesiva del suo diritto alla privacy, tale disposizione. "È la dittatura dell'embrione", ha commentato Carlo Flamigni, componente del Comitato Nazionale di Bioetica. "Per una donna che ha abortito significa dare ancora più corpo al dolore, amplificare un evento che già viene vissuto come un lutto". In realtà la norma, oltre agli effetti pratici, assume importanti risvolti simbolici che porteranno probabilmente ad ulteriori confronti fra i sostenitori della difesa della vita e dei valori cristiani e quelli dello spirito laico e di un liberismo galoppante.
In tema di legislazioni locali il 20 febbraio la Giunta Regionale del Veneto ha approvato un proprio disegno di legge sulla funeraria. Fra i contenuti più significativi la possibilità di disperdere le ceneri in natura e in aree private, e non solo all'interno dei cimiteri, e l'istituzione di Case Funerarie in cui la salma potrà essere custodita ed esposta per la celebrazione di riti di commemorazione e di commiato. Contraria, sul disegno di legge, la posizione di Sefit che, fra le diverse critiche mosse, sottolinea "il tentativo di smantellare il sistema funebre pubblico" con l'introduzione di riserve di legge a favore dell'imprenditoria privata, prima fra tutte la possibilità, solo per i privati appunto, di realizzare le case funerarie. Penalizzati, sempre secondo Sefit, anche i sistemi di pianificazione cimiteriale e di autorizzazione dei trasporti funebri e il comparto produttivo in quanto "forse, nel Veneto, occorreranno casse di colore particolare o di legni e spessori diversi per tener conto di chissà quali specificità regionali" (!!!). "Il tutto con conseguenti pesanti ricadute economiche per il cittadino che vedrà aumentare, e di molto, le componenti tariffarie privata e pubblica".
Per discutere su questi argomenti e per valutare le singole posizioni e le azioni da intraprendere per favorire la discussione in Parlamento di una riforma nazionale Sefit ha indetto, il 27 febbraio a Parma, una riunione con le delegazioni di Feniof, Federcofit e Assocofani. Ve ne daremo conto il prossimo mese.
Buona lettura a tutti!
Carmelo Pezzino