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Carmelo Pezzino

È un momento di grande fervore, questo, per il comparto funerario e cimiteriale italiano impegnato, su molti fronti e a diversi livelli, ad imprimere una forte accelerazione a quel processo di rinnovamento che dovrebbe finalmente adeguare il nostro sistema a quello dei Paesi più evoluti. Otterremo così il riconoscimento di una posizione che, per molte caratteristiche, già ci viene attribuita a livello internazionale e che, per alcuni versi, ci appartiene.

Qualche segnale positivo arriva da un mercato che, dopo aver vissuto per lunghi mesi una fase di stanca, pare abbia ritrovato una certa vitalità, in particolare per quegli Operatori che, avendo tempestivamente compreso le mutate esigenze sociali e le conseguenti richieste, si stanno predisponendo ad una evoluzione professionale sempre più basata sulla qualità delle prestazioni e dei servizi e su una adeguata preparazione multidisciplinare.

Una spinta in tal senso deriva, per lo meno in quelle Regioni che hanno già legiferato rendendo obbligatoria la formazione professionale degli Operatori, dai Corsi posti in essere da diversi soggetti e che, salvo un paio di eccezioni sulle quali auspichiamo ci siano adeguate verifiche da parte degli Enti preposti a ciò, riteniamo siano tutti correttamente strutturati per fornire informazioni e strumenti idonei.

Che la formazione professionale sia un utile mezzo per creare nuove sinergie fra gli Operatori ed il sistema produttivo è testimoniato dall'impegno e dalla coerenza con cui alcune Associazioni di categoria hanno posto fra gli obiettivi prioritari quello di costituire al proprio interno un corpo docente accreditato per erogare direttamente una formazione specialistica e qualificata.

Abbiamo parlato al plurale di Associazioni di categoria perché, sulla scia del felice esempio posto in essere dai produttori di cofani funebri, anche altre filiere si stanno orientando verso modelli aggregativi utili a sviluppare e a condividere strategie commerciali, politiche e di rappresentatività che possano adeguatamente rispondere alle richieste del mercato interno ed internazionale.

Proprio dal mercato internazionale arrivano segnali molto positivi. Il prodotto italiano è sempre stato considerato fra i migliori al mondo per tecnica costruttiva, qualità dei materiali, innovazione, sperimentazione, design. E si è radicato ed affermato in molte nicchie di mercato. Ma un mondo orientato ad una contaminazione sempre più globale da un punto di vista sociale, culturale, politico ed economico crea nuovi scenari in aree geografiche che dimostrano grande attenzione al made in Italy e che offrono concrete opportunità di business.

Lo verifichiamo direttamente in tutte le manifestazioni specializzate nelle quali Tanexpo promuove non solo se stessa, ma soprattutto il prodotto italiano. E lo verificano tutte quelle aziende che, ad ogni latitudine, hanno condiviso una presenza che porterà nei padiglioni di Modena visitatori da tutto il mondo.

Un'ultima considerazione. Abbiamo registrato nei giorni scorsi un inatteso esordio letterario sull'argomento "fiere" che, per la sua assoluta banalità, non riteniamo meritevole di alcun commento. Ma lasciamo alla vostra intelligenza la risposta a quell'ultima domanda, "cui prodest?", lanciata con ingenua e superficiale demagogia proprio da chi, visto il totale insuccesso di tutti i tentativi messi in opera in questi ultimi anni per realizzare egli stesso una fiera, ha inteso riproporci in chiave moderna la celeberrima favola di Fedro su "la volpe e l'uva".

Buona lettura a tutti!

 
Carmelo Pezzino

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