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Carmelo Pezzino
Superati con successo, diciamolo pure senza falsa modestia, i primi sei mesi di attività, riteniamo opportuno da queste pagine manifestare pubblicamente, in maniera esplicita, pensieri formatisi e consolidatisi in questo primo scorcio d´anno.
Come ben sapete, chi scrive è, nonostante i capelli quasi tutti bianchi, un neofita del mondo funerario e cimiteriale. Catapultati in questa realtà che conoscevamo molto sommariamente, abbiamo ritenuto di dover guardare con estrema attenzione al settore, da un lato con l´osservazione costante ed il contatto diretto ovunque sia stato possibile, dall´altro raccogliendo informazioni ed opinioni da chiunque abbia avuto piacere e capacità di manifestarcele.

Saremmo degli imbecilli se pensassimo di avere capito e di conoscere tutto o, ancor più, se ritenessimo presuntuosamente di essere depositari della verità. Tuttavia qualche idea comincia a prendere forma nella nostra mente.
Ci avevano detto, ed in minima parte lo credevamo anche noi, condizionati da giudizi non proprio lusinghieri che spesso, nell´immaginario collettivo, si accompagnano agli operatori funerari e cimiteriali, che ci saremmo trovati a contatto con un mondo grezzo e gretto, dove l´unico valore fondamentale è il denaro, ed il potere che da questo ne consegue, dove non esistono interessi culturali diversi dal profitto, dove valori quali solidarietà, rispetto per la dignità umana e per il dolore altrui stentano a manifestarsi, dove piccoli interessi da bottega prevalgono su capacità imprenditoriali illuminate e rapporti di sinergia operativa utili a costruire una autentica dimensione internazionale.
Oggi, per fortuna, sappiamo che le cose non stanno esattamente così.

Esiste una minoranza, ancora troppo consistente, che incarna effettivamente quanto di peggio viene ascritto alla categoria, ma gran parte di chi lavora nel settore funerario e cimiteriale non si può certo riconoscere in quelle connotazioni negative elencate sopra con un realismo forse un po´ troppo esplicito, ma di certo non eccessivo.
Ne siete testimonianza voi che ci leggete, e che avete avviato con noi un bel dialogo, confermandoci di avere operato una scelta giusta quando, chiamati a questa impresa, abbiamo voluto dare ad Oltre una immagine (e dei contenuti!) differenti da quelli di altre ben più autorevoli testate, sicuri di avere di fronte interlocutori molto diversi fra loro per estrazione geografica, dimensioni di azienda, fascia d´età, ma tutti comunque accomunati da un interesse sempre maggiore per temi importanti, da un desiderio di migliorarsi, di crescere e di far crescere la categoria, dall´obiettivo di rinvigorire una immagine professionale ancora troppo ancorata a stereotipi arcaici. La vostra attenzione e la vostra partecipazione sono il premio più ambito e più gradito per tutti coloro che lavorano su questa rivista, condividendo strategie alle quali dedicano quotidianamente idee, esperienze, passione, grandi capacità professionali, consapevoli che queste scelte ideali, superate le iniziali diffidenze che sempre accompagnano i progetti innovativi, alla fine si riveleranno vincenti.

Così come di grande soddisfazione sono i riconoscimenti ottenuti da importanti Istituzioni Culturali che condividono alcuni dei nostri obiettivi e con le quali si stanno per intraprendere azioni comuni che, certamente, contribuiranno a creare strumenti efficaci di formazione utili ad adeguarsi agli standard dei Paesi europei più evoluti.
Ma di questo, subito dopo la pausa estiva, parleremo diffusamente. Voglio invece, in questo editoriale inedito per lunghezza (stia tranquillo chi non ama leggere troppo: dal prossimo numero ritorneremo alle dimensioni originarie!), affrontare un argomento sul quale mi sembra opportuno fare chiarezza un po´ perché ci riguarda direttamente, molto per evitare il perpetuarsi di equivoci che possono turbare equilibri instabili di un mondo già di per sé portato al futile chiacchiericcio.
Tutti noi conosciamo Nino Leanza. Imprenditore capace, tenace, intelligente. È il nostro editore e l´abuso di aggettivi può apparire una sciocca dimostrazione di servilismo. Tutt´altro. Questa vuole essere, in un certo senso, una presa di distanza e tenteremo di spiegarvi il perché.

Leanza è un imprenditore, e in quanto tale deve trarre profitto da tutte le iniziative che intraprende. Opera a 360 gradi nel mondo fieristico e congressuale e la sua azienda ha interessi in campi molto diversi da quello funerario e cimiteriale.
Quando, per i motivi che tutti voi conoscete, decise di iniziare questa avventura editoriale, aveva ben chiari due obiettivi: avviare una iniziativa imprenditoriale, e quindi trarne profitto, e farlo attraverso uno strumento innovativo per un settore che, frequentato da anni, gli appariva pronto a raccogliere la sfida di una ventata di novità. Ci coinvolse in questo progetto e gli ponemmo alcune condizioni inoppugnabili: la garanzia di una totale autonomia ideologica, una assoluta indipendenza da interessi politici di parte, la possibilità di stimolare i lettori con contenuti che trattassero l´argomento morte non solo nei suoi aspetti commerciali, indispensabili per la sopravvivenza del giornale (ricordatevi del profitto!), ma anche sotto profili di più ampio respiro. Accettò e, ad onor del vero, questo suo impegno mai finora è venuto meno.

Quando sentiamo dire, riferendosi ad Oltre, "è il giornale di Leanza", sappiamo, e vogliamo che lo sappiate con assoluta chiarezza anche voi, che questo è vero solo per quanto riguarda l´aspetto imprenditoriale, ma che, per contenuti ed argomenti trattati, "è il giornale di tutti", avendo dichiarato, e dimostrato, di essere pronto a raccogliere e pubblicare opinioni diverse e provenienti da chiunque abbia inteso manifestarcele.
Se proprio volete trovare un capro espiatorio, prendetevela con chi scrive!

Lo stesso equivoco mi sembra alimentarsi intorno al Consorzio Tanexport. Anche qui è facile sentir dire "è il consorzio di Leanza".
Niente di più falso! Al di là di una evitabile assonanza fra Tanexpo (la manifestazione fieristica, questa sì di Leanza!) e Tanexport, Conference Service altro non è che una delle quattordici aziende aderenti al Consorzio e, proprio perché l´unica non esclusivamente legata al settore funerario e cimiteriale, la sua partecipazione ha più significato nella prestazione di servizi che nella determinazione delle politiche consortili e delle strategie operative. Questo deve essere ben chiaro agli occhi di tutti. Leanza non è, e non vuole assolutamente essere, `il protagonista´. Leanza è un imprenditore i cui interessi sono anche nel settore funerario e cimiteriale. Non ce ne voglia l´amico Nino, ma crediamo di rendergli un buon servizio dicendo come stanno le cose.
Buona lettura e buone vacanze a tutti!
 
Carmelo Pezzino

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