- n. 1 - Gennaio 2012
- Cinema
LA STANZA DEL FIGLIO
IL dolore è intimo e personale
Prima, quando stavo bene, pensavo solo a morire. Adesso mi chiedo in continuazione se riuscirò a sopravvivere. Un paziente
È il cinema di Nanni Moretti, quello delle atmosfere malinconiche e instabili, quello dei personaggi secondari che fanno da snodo alla vicenda, quello sempre un po’ sottotono e mai sopra le righe. Con “La stanza del figlio” Moretti si presenta al 54° Festival di Cannes e porta a casa la Palma d’oro.
Il merito della vittoria va sì alla trama (la storia di una famiglia colpita improvvisamente dalla morte del figlio), ma anche e soprattutto al protagonista: Giovanni, psicologo di professione, stimato uomo di mezz’età poco incline a mostrare emozioni, ma molto competente nel proprio mestiere. Un mestiere per cui si prodiga anima e corpo, conservando però quel distacco e quella passività necessari ad analizzare criticamente i problemi altrui. Giovanni può sembrare un uomo freddo, in apparenza. Parla lentamente, abbozza appena un sorriso, non si lascia andare a manifestazioni di alcun genere. Un paziente minaccia addirittura di interrompere la terapia, accusandolo di eccessiva distanza emotiva. Eppure, non è così. Giovanni ha due figli adolescenti, Irene e Andrea, a cui vuole davvero molto bene. Ma non esita a mandare a monte una domenica padre/figlio di fronte alla richiesta d’aiuto di uno dei malati in cura. Una scelta, questa, che cambierà tutta la sua vita: una immersione subacquea con gli amici si trasforma infatti in tragedia e Andrea muore proprio quella mattina. La morte di Andrea non si vede, né si sospetta: Giovanni apprende dell’accaduto solo una volta rientrato, quando incontra gli amici del figlio riuniti sotto casa sua. Ha inizio allora quella che la critica internazionale ha definito “la progressiva distruzione di una famiglia unita in seguito alla morte di un figlio”. La madre non si dà pace, la sorella si lascia andare ad atti di violenza, il padre abbandona il proprio lavoro: “Non sono più idoneo. – dice Giovanni - Non riesco più a vivere tutto con distacco”. Le reazioni di fronte al lutto divergono e dividono: madre e figlia si abbracciano, piangono, si lamentano. Il volto di Giovanni è una maschera impenetrabile e impermeabile. Madre e figlia si chiudono in casa e trascorrono ore nella stanza di Andrea. Giovanni va al luna park e prova le montagne russe: ha bisogno di emozioni forti, shoccanti, adrenaliniche. Non parla mai del figlio. “Mi fai pena” gli dice la moglie. Le diverse reazioni di fronte ad una perdita possono essere più o meno condivisibili. Sono emozioni talmente profonde che cercare una spiegazione, o un filo logico, è pressoché inutile. Ma per Nanni Moretti è chiaro: il dolore è una faccenda intima e personale e va vissuto e superato in maniera totalmente individuale e autonoma. Solo dopo, una volta trovato il proprio equilibrio, si cerca aiuto negli altri per mantenerlo. E così Giovanni, scoppiando in lacrime all’improvviso di fronte ad una paziente qualsiasi, trova il proprio equilibrio e torna a casa sollevato, pronto ad offrire una spalla alla moglie e a farsi aiutare a sua volta. La Palma d’oro è solo uno dei tanti premi ottenuti da Moretti con “La stanza del figlio”: tra gli altri, si annoverano tre David di Donatello (“miglior film”, “miglior attrice protagonista” e “miglior musicista”) e un Nastro d’Argento come “regista del miglior film”.
Laura SavarinoLA STANZA DEL FIGLIO
(Italia, 2001)
di Nanni Moretti
Durata: 100 minuti
Cast: Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Giuseppe Sanfelice, Stefano Accorsi
LE CANZONI DEL FILM
Insieme a te non ci sto più
(nella scena in auto con i due figli), scritta da Paolo Conte e cantata da Caterina Caselli (utilizzata da Nanni Moretti anche in un altro suo film, Bianca, del 1983).
By this river
di Brian Eno (nel negozio di dischi e alla fine del film).
Siamo gli eroi
scritta da A. Rizzo e R. Righini e cantata da Paola Turci (nella scena in cui Nanni Moretti va sulla giostra al luna park).
Synchronising
di Michael Nyman, dall’album The Kiss-Water Dances
(scena in cui Nanni Moretti ascolta il brano ripetendolo avanti e indietro col telecomando).