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dilettanti allo sbaraglio

Nei giorni immediatamente successivi all’arrivo di Oltre Magazine si intensificano le chiamate ai miei numeri telefonici da parte di (ex) colleghi. I quali, talvolta anche con enfasi, mi sommergono con le loro espressioni di apprezzamento, sempre accompagnate dall’incitamento a proseguire. Telefonate che mi gratificano e mi lusingano e per le quali ringrazio tutti. Una preghiera, però, devo rivolgere a chi mi legge: scrivete due righe e speditele direttamente alla rivista oppure inviate una e-mail ad Oltre Magazine ovvero, in alternativa, telefonate alla segreteria di redazione chiedendo di prendere nota delle vostre opinioni per la successiva pubblicazione. Solo così i pareri condivisi potranno essere conosciuti da tutti i lettori e, cosa più importante, da chi li può rappresentare nelle sedi istituzionali. E solo così, su taluni argomenti, la mia singola voce può diventare un coro, se occorre, anche di protesta. Le conversazioni fra me ed i miei interlocutori rimangono un evento privato e quindi sconosciuto all’esterno; le opinioni espresse in qualsiasi modo alla redazione e pubblicate sulla rivista imprimono una traccia (scripta manent) che gli apparati sindacali e certi profeti di innovative sconvolgenti ideologie non potranno ignorare. Grazie.

A.D.S.
Ne avevo avuto sentore, ma me ne mancava la certezza e la conoscenza dei dettagli. Ora la notizia è sicura perché la rilevo da l’INFORMASOCI n. 19 del 15 ottobre 2003 e la ripropongo così come è stata pubblicata, sotto il titolo emblematico "Primo vero conflitto fra leggi regionali e regolamento nazionale", sul notiziario riservato ai soci FENIOF: "Il caso è capitato a fine luglio ad una importante impresa funebre piemontese che trasportava una salma in Toscana. Durante il tragitto, nell’Aretino, l’autofunebre è stata fermata dalla polizia stradale che ha rilevato la mancanza del libretto sanitario e dell’annuale certificazione di verifica (art. 20 del Regolamento di Polizia Mortuaria). Multa conseguente: euro 3.098,74". (Senza contare il danno morale per la figuraccia fatta dall’impresa nei confronti dei dolenti. nda)
Con il seguente chiarimento: "Il Piemonte (come per altro l’Abruzzo) ha emanato norme regionali per le quali il registro e le vidimazioni annuali non sono più competenza dell’ASL, ritenendosi sufficiente la semplice autocertificazione dell’impresa che attesti la regolarità del carro e, nel caso considerato, questa autocertificazione c’era ed è stata esibita".
E la puntualizzazione di una macroscopica ovvietà: "Secondo l’autorità di po1izia che ha fermato l’autofunebre, però, le norme piemontesi non hanno valore su altri territori".
Seguono le considerazioni operative e tecnico-legali: "Dal punto di vista prettamente operativo la domanda che ci si pone è: cosa avrebbe dovuto fare l’impresa commissionata dalla famiglia ad effettuare il trasporto e che stava rispettando in tutto le norme emanate dalla sua Regione? Non avrebbe potuto regolarizzare, prima di partire, il proprio carro secondo il dispositivo dell’art. 20 del dpr 285, in quanto per le asl piemontesi ciò sarebbe stato irregolare; e non avrebbe potuto commissionare il trasporto ad un proprio collega di fiducia, in quanto anch’esso si sarebbe trovato nella stessa condizione. L’unica cosa da fare, sarebbe stata quella di invitare la famiglia a rivolgersi ad un’impresa fuori regione".
Per concludere con la eclatante esclamazione: "SIAMO IN EFFETTI ALL’ASSURDO". (Di mio aggiungo: e solo ora ve ne accorgete?!?! Quando proclamavate il vostro impegno nell’allenamento propedeutico atto a fronteggiare le anomalie che sarebbero derivate da 20 diversi regolamenti regionali, non immaginavate che vi sareste dovuti misurare con simili assurde e tragicomiche situazioni?).
Seguita dalla querula invocazione: "Diventa quindi sempre più urgente ed impellente l’emanazione di una legge nazionale di principi che uniformi al massimo le normative".
Ha avuto forse inizio un processo di ripensamento, se non addirittura di resipiscenza? Se tutto quanto precede non fosse vero, sarebbe inimmaginabile!!!
Veniamo ad un’altra notizia pubblicata a luglio scorso, INFORMASOCI n. 13. "Con ordinanza n. 4268 del 15 maggio, il Sindaco del Comune di Verbania ha disposto quanto segue: le cremazioni presso il forno crematorio di Verbania possono essere effettuate unicamente con feretro in legno non verniciato o verniciato ad acqua con giunzione degli elementi non in pvc e contenente imbottiture biodegradabili (cartone, ovatta, fiocco di cotone, raso di acetato). Anche la salma deve essere priva di scarpe e accessori sintetici".
Cosicché piccoli impresari di provincia con una ventina di servizi annui, fra i quali uno solo ù forse ù da concludersi con la cremazione dovranno rifornirsi anche di cofani verniciati (sì fa per dire!) ad acqua. Che, non incontrando il favore dei dolenti, per la loro rudimentale non decorosità, costringeranno le famiglie ad optare per altra pratica funeraria (tumulazione o inumazione) a scapito della cremazione. La quale, lungi dall’essere incoraggiata e favorita (per alleggerire le incombenze cimiteriali), a causa di restrizioni assurde come questa, viene penalizzata. A meno che la famiglia non si sobbarchi un duplice onere: una bara dignitosamente e tradizionalmente verniciata per le esequie ed una seconda "bagnata" con acqua e pittura (secondo i desiderata del Sindaco di Verbania) per la cremazione. Attenzione, però, che la seconda bara non abbia le giunzioni dei propri elementi in pvc (come prescrive la legge); deve, cioè, essere difforme dai criteri costruttivi previsti dal d.p.r. 285/90, in altri termini deve essere una bara "fuori legge"! Un Sindaco, Ufficiale di Governo, istiga, anzi impone di contravvenire ad una vigente legge dello Stato (che lui rappresenta), sulla cui osservanza dovrebbe, invece, vigilare! Inaudito! Scandaloso! Inoltre, l’imbottitura deve essere biodegradabile e la salma priva delle scarpe (in Paradiso o all’inferno si può andare scalzi!). E, perché no, del tutto nuda? Per essere certi che il povero defunto non indossi biancheria intima o altri indumenti di fibre sintetiche e quindi non rigorosamente biodegradabili? D’ora in poi le operazioni di cremazione in quel di Verbania saranno presiedute da un burbero Sergente d’Ispezione, come quelli di antica memoria che, quand’ero militare io, 50 anni fa, prima di concederci la libera uscita, ci controllavano i calzini e la biancheria intima (che fossero quelli regolamentari) e finanche la pancierina! In un famoso film, Totò, in procinto di passare a miglior vita, si recava a piedi al Cimitero, onde risparmiare le spese del trasporto; oggi questo bailamme anarcoide ed incongruente di leggi e leggine rende il trapasso - già penoso di per se stesso - qualcosa di veramente farraginoso e (metaforicamente) proibitivo!
Sul primo caso (carro funebre) la FENIOF reagisce in questi termini: "Ovviamente si stanno già predisponendo tutti i ricorsi necessari per annullare il verbale, ma va da sé che a questo primo caso, ne seguiranno nel tempo molti altri, dal momento che già ora, in varie materie mortuarie, sono numerose le regioni che hanno legiferato".
Nel secondo (crematorio di Verbania) non ha potuto fare di meglio che: "Su questa ordinanza, la FENIOF è intervenuta con un suo documento (notificato anche a SEFIT, FEDERSOCREM e gruppo cofani della FEDERLEGNO), che ne puntualizza non solo i limiti tecnici e giuridici, ma propone di fatto un maggior coordinamento delle norme attinenti i forni crematori".
La categoria, dunque, è destinata a barcamenarsi fra conflitti di competenze ed improbabili ricorsi? E mentre il medico studia … gli impresari, privi di certezze legislative univoche, si dovranno dibattere nel marasma normativo che Stato, Regioni, Comuni e Comunelli stanno elaborando o elaboreranno nel prossimo futuro, ognuno per proprio conto, per motivi non noti e neppure plausibili?!?!?!
L’ultima chicca è questa e fa bella mostra di sé sulla prima pagina dello stesso INFORMATOCI n. 19 del 15 ottobre 2003: "Nell’ambito del Decreto del Ministero degli Interni 1 luglio 2002 era stata inserita una piccola disposizione che recitava: al Decreto del Ministero degli Interni del 31 dicembre 1983, avente ad oggetto
‘individuazione delle categorie dei servizi pubblici locali a domanda individuale’, il n. 18 dell’articolo unico è così sostituito: trasporti e onoranze funebri, servizi cimiteriali e illuminazione votiva… . Veniva riammesso il principio secondo il quale l’attività delle nostre imprese poteva essere espletata dall’ente pubblico… . Chi aveva suggerito, spinto ed inserito quella norma? Poiché non riteniamo che il Ministro o un suo diretto collaboratore si sia svegliato avendo sognato il provvedimento, era logico che il tutto proveniva da un ‘addetto ai lavori’ che aveva le mani in pasta… . Da qui due immediati ricorsi al t.a.r. Lazio… . A giugno la causa è stata definitivamente discussa… il tar ha dato ragione alla FENIOF ed ha annullato il dpr 1 luglio nella parte oggetto di ricorso. Ma c’è un altro aspetto che va chiarito: il fatto che la Federazione sia intervenuta praticamente ‘alla chetichella’ e senza divulgare alcunché della propria iniziativa giudiziaria. Il motivo è semplice: non volevamo che chi ‘aveva le mani in pasta’ potesse in qualche modo frapporre ostacoli sull’esito positivo che il ricorso avrebbe avuto. Così è stato e solo ora possiamo divulgarne il risultato in tutta tranquillità".
Non ho parole! Ma sicuramente non vi sono altre entità commerciali e/o di servizi sottoposte a stupide, inutili, anzi dannose interferenze esterne, messe in atto da pseudo-esperti e da burocrazie dilettantistiche, capaci di creare tanta confusione in un comparto che necessiterebbe, invece, di chiarezza ed univocità, non solo a livello nazionale ma addirittura europeo, per non mirare ancora più in lontananza. La morte, che è il "passaggio" più drammatico della vita, è diventata, almeno nei suoi aspetti tecnico-operativi, ostaggio di mestatori che operano nell’ombra e zimbello di bizzarre assurdità che sembrerebbero concepite per una sorta di macabro dileggio alla sua sacralità. Eppure, a rigore di logica, tutte le normative emanate unilateralmente (e direi precocemente) da Regioni e Comuni non dovrebbero avere alcuna valenza se si deve dare credito al parere dell’Avvocato Ivan Melis che in uno dei suoi editoriali, pubblicato qualche mese fa (settembre 2003) sulla rivista Tecnica Editoriale, ribadiva: "Non a caso i disegni di legge regionali da noi esaminati assomigliano a delle scatole contenenti altre scatole prive di contenuto, poiché rinviano o alla normativa statale (che è ancora in fieri, almeno, quella che postula una riforma) o a una successiva normativa regionale ancora da emanarsi. In un caso o nell’altro la disciplina vera e propria, dunque, non esiste ancora".
Non esiste, cioè è nulla!!! Questa affermazione proveniente da un competente nel campo forense, oltre che fornire la conferma alle mie modeste intuizioni, esternate sulle presunte innovazioni introdotte dalla legge approvata dalla Regione Lombardia, che definivo "aria fritta", mi consente di apportare un altro contributo molto illuminante, espresso da persone al di sopra di ogni sospetto, perché non coinvolte nelle nostre tematiche, ma gravitanti nel mondo cremazionistico, attraverso il bollettino informativo Il Nibbio, edito dalla Socrem di Varese (mi pare sia in Lombardia!?!), che spiegano: "Alcuni grandi giornali milanesi hanno titolato: dispersione delle ceneri, da oggi si può. La responsabilità di avere creato illusorie aspettative tra i cittadini è di coloro che si sono addentrati in una materia che hanno dimostrato di conoscere assai poco. Abbiamo sentito alla tv alti funzionari regionali rivendicare la piena legittimità del loro operato trattandosi, a loro dire, di materia sanitaria di piena competenza delle Regioni. Se non ché il tema funerario comporta competenze che riguardano anche i Ministeri dell’Interno e della Giustizia, per nulla passate alle Regioni. Quindi nessun provvedimento legislativo della Regione Lombardia (o di altre regioni) potrà entrare in vigore prima che venga approvata dal Parlamento una legge che determini i principi fondamentali validi per tutto il territorio dallo Stato … . Questa la realtà attuale. Creare illusioni e confusioni magari per apparire, come lombardi, i primi della classe, non ci sembra corretto".
Più chiaro di così! Purtroppo, però, come sostiene la FENIOF, le leggi che regolamentano il nostro settore le fa (talvolta anche di nascosto) chi "ha le mani in pasta", non dei veri esperti obiettivi che dovrebbero avere presente l’interesse generale e non quello particolare. E siccome sono in tanti (competenti ed incompetenti) ad avercele o a volercele mettere "le mani in pasta", a tutti i livelli, locali e nazionali, la nostra categoria è diventata la vittima inconsapevole della superficiale insipienza di tanti faccendieri capaci di intrufolarsi nei corridoi dei Ministeri (ora anche delle Regioni) e fare inserire piccole ed apparentemente innocue postille, capaci di penalizzare il nostro lavoro, anche di ripristinare le abominevoli privative comunali. Chissà che un giorno non riusciranno a fare erigere muraglie di confine fra le regioni, come quella che Israele sta costruendo per difendersi dai folli attacchi suicidi!?! Di fronte a simili aberrazioni, la Federazione si è sentita, quindi, costretta, nel caso citato, a reagire "alla chetichella" per evitare che "chi aveva le mani in pasta" boicottasse il buon esito del ricorso al tar! Paradossale! Se ne potrebbe dedurre che anche i responsi della Giustizia Amministrativa siano "addomesticabili". Abnorme! E se non ci si accorge delle piccole norme "trappola", come si interviene? A ciò si aggiunga l’arroganza autonomistica (reale o presunta) ostentata da Governatori e Sindaci, per effetto del tanto sbandierato federalismo, per concludere che in Italia ognuno coltiva il proprio orticello senza tenere conto dei danni che provoca al prossimo: in questo caso la nostra categoria e quelle 550.000 famiglie colpite ogni anno da eventi luttuosi. C’è da chiedersi: in quale altro settore mercantile si verificano discrasie di tale entità e di tanta incomprensibile gravità?
Con o senza il permesso del mio direttore, che un giorno o l’altro potrebbe decidere di … "licenziarmi" a causa del perdurante dilagare dei miei interventi, prima di chiudere è d’uopo accennare ad un altro episodio paradossale e sconcertante, del quale, però, non ho certezza. Mi è stato riferito verbalmente e lo ripropongo così come l’ho appreso, facendone salva l’autenticità. Pare che un carrofunebre partito dall’Abruzzo e recatosi a Roma per prelevare una salma, abbia dovuto fare ritorno alla base vuoto, perché ritenuto non idoneo in quanto sprovvisto della vidimazione sanitaria annuale, che pure l’Abruzzo come il Piemonte ha abrogato. La Regione Lazio, non riconoscendo legittima tale norma abruzzese, pare abbia rifiutato di affidare il feretro all’autofunebre "fuori legge", che non ha potuto fare altro che rientrare a casa con "le pive nel sacco". Che babelica confusione!!! L’unica cosa certa, certissima, anche se aberrante, è dover constatare che, mentre nei meandri della burocrazia ci si "diverte" ad inventare nuove folleggianti normative, le persone muoiono per davvero ed i loro congiunti si affidano agli operatori del settore, convinti di rivolgersi a persone "competenti", senza immaginare che l’attuale guazzabuglio legislativo li ha ridotti al rango di "dilettanti allo sbaraglio".
 
Alfonso De Santis
Alfonso De Santis, impresario funebre in pensione, è autore di un libro che tutti gli operatori del settore dovrebbero leggere, "Il dito nella piaga". Una raccolta di 15 racconti, coinvolgenti e divertenti, tutti ambientati nel comparto funerario, ai quali seguono aneddoti e riflessioni personali sulla morte (224 pagine, copertina cartonata rigida).
Il libro è in vendita al prezzo di 10 euro, spese di spedizione comprese.
Le richiesta vanno indirizzate all’autore:
Alfonso De Santis – via della Repubblica n. 24 – 71100 Foggia
telefono e fax 0881/776536 – cellulare 368 7148526

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