- n. 7/8 - Luglio/Agosto 2007
- Recensioni
La morte di Joe Strummer
Death is a star
"Come un predatore si portava via la vita,
avanzava, cercava e fuggiva l'amore..."
Joe Strummer
Londra 1975. A quei tempi tutto doveva ancora accadere. Erano gli anni della lotta, degli squat che nel 1975 avevano cambiato il volto della città: le case fatiscenti e occupate ad un tratto si fecero trincee. Erano gli albori di una nuova era. Il fuoco impetuoso della rivolta punk stava per incendiare la capitale.
John Graham Mellor, in arte
Joe Strummer, nacque ad Ankara, capitale della Turchia, dove il padre lavorava come funzionario del ministero degli esteri britannico; frequenti trasferimenti lo portarono a crescere in diversi Paesi prima del rientro in Inghilterra che avvenne all'età di nove anni.
La morte aveva bussato alla porta di casa
Mellor molto presto. Il fratello di John,
David (un personaggio con idee politiche di estrema destra e con un particolare interesse per l'esoterismo), si suicidò. Aveva vent'anni. Questo fatto gettò nello sconforto l'intera famiglia. John, ancora adolescente, lasciò la casa natale.
Per anni Strummer visse di espedienti, suonando per strada, vivendo in case occupate. Le cose cambiarono lentamente. A quei tempi l'artista prese parte a diversi progetti musicali come quello dei
Voltures, ma soprattutto quello dei
101'ers con i quali arrivò a pubblicare un disco. Questo gli permise di conquistare una certa notorietà nel circuito dei pub londinesi. Fu un percorso ostico, in un periodo della sua vita altrettanto difficile. Le vicissitudini di quegli anni lo aiutarono a superare il dolore per la scomparsa del fratello e lo avvicinarono alla gente che da subito riconobbe in lui quella figura divenuta leggendaria nel tempo.
Era il 1976 quando John Graham Mellor vide suonare per la prima volta i
Sex Pistols. Ne rimase folgorato. Decise di chiamarsi
Strummer, (da "
to strum", strimpellare, dunque strimpellatore) ed insieme a
Mick Jones,
Paul Simonon e
Terry Chimes (sostituito dopo il primo album da Topper Headon) formò i
Clash, un gruppo che da lì a poco segnò indelebilmente il mondo della musica rock. Strummer e soci sono stati una delle band più innovative del rock britannico. Hanno tradotto in canzoni la battaglia politica della
burning London, istituzionalizzando la ribellione attraverso la musica.
Il sound dei Clash era ruvido e pulsante, ma ciò che più caratterizzava la band era la forte connotazione politica che da subito ha ispirato le produzioni del gruppo.
White Riot, il loro primo 45 giri (marzo 1977), non era altro che il resoconto di un attacco alle istituzioni per gli scontri di
Notting Hill avvenuti a Londra l'anno precedente tra la polizia e i giovani della comunità nera. Il
White Riot Tour, la prima tournèe dei Clash, mise definitivamente a fuoco l'attitudine politica e rivoluzionaria del gruppo.
Nel 1978 i Clash diedero alle stampe
Give ‘Em Enough Rope. La seconda fatica discografica della band non fece altro che confermare gli intenti precedenti, ancora una volta incentrati sulla semplicità delle melodie e con la consueta produzione scarna tipicamente punk. Il 1979 e il 1980 sono gli anni di
London Calling, uno dei capolavori assoluti della musica inglese. Il disco si contrappose drasticamente alle produzioni precedenti. Il gruppo impresse al proprio sound un deciso cambio di rotta; le sonorità, divenute più ragionate, furono il frutto di una sperimentazione legata a diversi stili musicali come la musica reggae, il rap, ma soprattutto mirata verso le nuove tendenze provenienti dalle minoranze etniche presenti a Londra.
Nel 1980 l'uscita del mini album
Black Market Clash e del triplo album
Sandinista! confermò che i Clash erano in quel momento la miglior band. Nel triplo disco convivevano canzoni estremamente diverse tra loro (
Police On My Back, The Magnificent Seven, Rebel Waltz), destinate a riscrivere la musica di quei tempi ancora incentrata sul riflusso generato dalle sonorità punk.
Sandinista aveva rotto gli schemi e, al contempo, aveva tracciato la strada per i gruppi a venire.
Combat Rock contiene i singoli storici dei Clash (
Should I Stay Or Should I Go? e
Rock The Casbah) che permisero loro di raggiungere un successo planetario.
Nel 1982 la band era all'apice del successo.
L'anno seguente Strummer e Jones, le due anime dei Clash, cominciarono a mostrare segni di insofferenza reciproca. Mick Jones formò i
Big Audio Dynamite, mentre Strummer (insieme a Simonon) riprese il nome
Clash e diede alle stampe il deludente e trascurabile
Cut The Crap (1985). Quel periodo sancì la fine dei Clash. Strummer da quel momento cominciò a dedicarsi ad una carriera da solista pubblicando, nel 1989, un disco incentrato sulle sonorità degli anni '50, ma soprattutto si concentrò sulla realizzazione di alcune colonne sonore. Allo stesso tempo si dedicò anche al cinema come attore di film indipendenti. In entrambe le situazioni non ebbe fortuna.
Gli anni passati con i Clash erano lontani. Joe aveva mantenuto intatta la propria coerenza politica e non, sosteneva con orgoglio di essere un sopravvissuto del rock, lo scioglimento dei Clash lo aveva segnato. Affermò di aver perso la propria sicurezza e di sentirsi come
Paul McCartney dopo la fine dei
Beatles. Diceva di essere vittima delle circostanze e per questo decise di ritirarsi. Dopo un lungo periodo di silenzio Strummer tornò ad essere un leader: l'antico spirito rivoluzionario non era stato cancellato. Nel 1995 formò una nuova band i
Joe Strummer & The Mescaleros con i quali fece due dischi.
Global a go go, il secondo album, venne definito dalla critica il miglior lavoro di Strummer dai tempi di
Sandinista.
Erano cambiate le modalità, ma non gli intenti. Nelle sue canzoni con i Mescaleros, Joe cantava della gestione Blair, della politica del sorriso atta a nascondere la verità, unica e drammaticamente simile a quella che il governo Thatcher aveva imposto negli anni '80. Strummer era tornato e ne aveva per tutti. La sua lotta privata contro il sistema era ricominciata. "
Il mio campo di battaglia è il palco": aveva dunque, a suo avviso, ancora senso cantare e suonare contro la globalizzazione, i temi sociali, i problemi della gente; merce sempre più rara nel panorama musicale odierno.
La mattina del
22 dicembre 2002 Joe
muore a causa di un infarto. Aveva da poco compiuto cinquant'anni. Nel 2003 esce postumo quello che avrebbe dovuto essere il terzo album di Joe Strummer & The Mescaleros:
Streetcore, un ritorno al rock più grezzo e "stradaiolo" con innesti di Country Folk. A
Bologna, nel mese di
dicembre, viene organizzato regolarmente, dal 2004, il
Tributo italiano a Joe Strummer.
Marco Pipitone"Scrivo canzoni di protesta, quindi sono un cantante folk. Un cantante folk con chitarra elettrica".
Joe Strummer