- n. 2 - Marzo/Aprile 2014
- Fiere
A Tanexpo 2014
Il Death Café
Parlare della morte davanti a una tazza di tè e a una fetta di torta. Questo, in due parole, è il Death Café. Ma non solo. Si tratta più propriamente di uno “spazio accogliente e protetto dove persone, spesso sconosciute tra loro, si incontrano per parlare della morte, condividendo sentimenti, emozioni, esperienze, una tazza di tè e una fetta di torta”. Così lo presenta Elisabetta Lucchi, la curatrice del primo Death Café italiano, nato nel 2013 a Verona. “Parlare della morte e del morire non è certo cosa facile, soprattutto se non si intende cadere in grotteschi umorismi o in scaramantici luoghi comuni. Come ben sappiamo, si tratta di un tabù della cultura occidentale. Tuttavia il tema della morte affascina molte persone, in Italia e nel mondo, desiderose di affrontare l’argomento avvicinandosi ad esso senza pregiudizi, con curiosità e con naturalezza. Il successo dei Death Café lo dimostra”.
Il primo a sperimentare una forma di condivisione del tema della morte in gruppi di conversazione composti da persone sconosciute tra loro è stato il sociologo e antropologo svizzero Bernard Crettaz con i Cafés Mortels. Da questa esperienza, nel 2011, Jon Underwood realizza il primo Death Café a Londra. È un vero e proprio format, elaborato dallo stesso Underwood e da Sue Barsky Reid, che prevede alcune regole fondamentali: i Death Café sono sempre gratuiti, non hanno scopi terapeutici o commerciali, è sempre necessaria la presenza di cibo e di bevande, preferibilmente non alcoliche, e soprattutto di un facilitatore, ovvero di una persona in grado di stimolare la conversazione, di controllare che non vengano infrante le poche regole prestabilite e di proporre la compilazione di un test di valutazione che ha lo scopo, oltre a quello di esprimere un semplice giudizio di gradimento, di creare una sorta di guida su come condurre al meglio i successivi incontri, su quali siano i temi più frequentemente emersi, quali i toni e quali le novità introdotte dai singoli. I risultati dei test, compilati in forma anonima, vengono condivisi dai facilitatori attraverso un sito internet.
L’organizzazione cui fa riferimento la pratica dei Death Café è, come si legge sul
sito ufficiale www.deathcafe.com, un
social franchise, ovvero una associazione senza scopo di lucro che mette a disposizione il logo e il nome dell’evento in cambio della sottoscrizione dei principi e delle linee guida per la loro realizzazione. Grazie a questa formula sono stati oltre 500 i Death Café che, dal 2011, si sono tenuti in giro per il mondo, in Europa, in America del Nord, in Australia e in parte dell’Asia. In Italia la prima esperienza ha avuto luogo a Verona grazie a Elisabetta Lucchi, operatrice shiatsu e conduttrice di gruppi di meditazione che da molti anni studia la morte e il morire.
“Il vero scopo dei Death Café è quello di aumentare la propria consapevolezza della morte al fine di vivere più pienamente la propria vita. Una delle regole fondamentali su cui si basa la loro realizzazione è la presenza di cibo e di bevande in una connessione che era già parte integrante del pensiero di Brenard Crettaz secondo il quale niente contraddistingue la comunità dei vivi come la condivisione di cibo e di bevande con la funzione di mettere a proprio agio le persone, di farle sentire in un ambiente conviviale in cui sia possibile parlare liberamente e di stabilire una immediata connessione con il mondo dei vivi. Questo è infatti l’obiettivo primario: parlare della morte per riflettere sulla vita, rompendo così il tabù del silenzio su questo tema”. Il Death Café è “un gruppo aperto di persone, mai troppo affollato in cui non esiste un detentore del sapere, ma tutti sono allo stesso livello di consapevolezza: il facilitatore ha solo il compito di stimolare la conversazione e di rompere il ghiaccio tra i partecipanti, non deve indirizzare verso una conclusione prestabilita e soprattutto non deve influenzare le conclusioni personali. Non si tratta di un gruppo di sostegno al superamento del lutto e non ha velleità terapeutiche. La condivisione di stati d’animo e di opinioni aiuta però la riflessione e la crescita personale”.
Elisabetta Lucchi porterà il
Death Café a Tanexpo 2014 dove si terranno due incontri al giorno aperti a tutti i visitatori ed in cui gli operatori del settore potranno offrire il loro particolare punto di vista sulla morte, con la quale sono molto spesso a contatto. Gli appuntamenti avranno luogo nel padiglione 22 di BolognaFiere alle ore 11.00 e alle 15.00: la partecipazione è aperta a tutti gli interessati ed è possibile effettuare una pre-registrazione sul sito della manifestazione (
www.tanexpo.com).
Sara Sacco