- n. 7/8 - Luglio/Agosto 2008
- Cultura
La cremazione
Ogni società è chiamata ad
"organizzare" la morte, e l'antropologia ci aiuta a comprendere come nella storia dell'umanità ciascun gruppo si sia sforzato di sottrarre l'evento della morte alla natura per conferirgli un significato, dando senso alla vita stessa.
Le culture non abbandonano i propri morti alla natura, non si rassegnano alle forze disgreganti della decomposizione ed inventano dispositivi culturali in grado di
trasformare la materia grezza dei resti in una
entità densa di significato.
La
cremazione stessa, che rappresenta una delle diverse possibili modalità di trattamento del cadavere, è finalizzata ad "evitare" i processi di putrefazione. Storicamente la cremazione nasce in Italia a metà dell'Ottocento attraverso tre importanti componenti,
progresso scientifico,
positivismo e
laicismo, e si diffonde rapidamente un movimento di opinione che promuove l'incinerazione delle spoglie esaltandone non solo gli aspetti di
modernità e di
razionalità, ma anche le caratteristiche di
rispetto e di
compassione verso i defunti. Numerosi gruppi di riformatori liberali e laici si erano mobilitati attraverso scritti, petizioni e incontri pubblici per una diffusione dei valori della cremazione mirata ad una sua legittimazione etica e politica.
Tuttavia un secolo fa si trattava di una "partita" giocata in un'altra Italia e in una diversa temperie culturale. Ai giorni nostri, in Italia e in Europa, la cremazione sta divenendo una sorta di strada obbligata. Lo spazio nei cimiteri risulta sempre più esiguo ed affollato, soprattutto nelle grandi città; le nuove sepolture insidiano le vecchie e ne prendono il posto.
La cremazione viene considerata sostanzialmente più ecologica e più economica delle altre forme di sepoltura. La composizione multietnica della nostra società solleva l'esigenza di una
nuova ritualità, così che sulle politiche funerarie si accumula un groviglio di nodi che sarebbe riduttivo sciogliere solo negli aspetti normativi quando ne è ormai ovvia la dimensione culturale.
Oggi l'aumento delle cremazioni segnala un incremento complessivo della
consapevolezza nei confronti della morte. Per secoli ne abbiamo avuto paura; per lunghissimo tempo abbiamo cercato di pensarci il meno possibile, di esorcizzarla, di rimuoverla dalla nostra vita. Ora qualcosa è cambiato: la morte è un evento che appartiene alla nostra esistenza; è un evento che possiamo gestire.
Possiamo scegliere. E la cremazione è innanzitutto una scelta. Di fatto tra coloro che optano per tale pratica esiste tanto una
spiritualità religiosa quanto una
cultura laica.
Certamente c'è in questa scelta una radice culturale ed è la proclamazione della propria soggettività, anche di fronte alla ineluttabilità della morte, tanto che il processo di cremazione si è via via arricchito, mediante
spazi polifunzionali al commiato, di una
forte valenza simbolica e
rituale.
Maria Angela Gelati