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Crematori: l’Unione Europea dice la sua

Nuovo regolamento europeo sulle Sostanze Organiche Persistenti: drastico ridimensionamento del valore limite.

La questione dell’inquinamento e della sostenibilità ambientale è ormai un tema molto presente nel dibattito europeo: che si tratti di traffico e automobili, di sostanze e materiali impiegati nell’industria, di sfruttamento dei terreni, il tema della riduzione degli inquinanti è al centro di numerosi provvedimenti.

In un settore in cui l’inquinamento ambientale è costantemente sotto osservazione, vuoi per i materiali utilizzati per cofani e imbottiture soggetti a stretti controlli a causa dell’impatto che hanno sull’ambiente, vuoi per le emissioni di fumi e polveri emesse dai numerosi crematori sparsi nello stivale e che vanno a incidere sulla qualità dell’aria, è evidente che l’attenzione per ogni nuovo provvedimento è molto alta.

Nel caso che analizziamo su questo numero della rivista, parliamo proprio di forni crematori e delle polveri inquinanti che vengono scaricate dai filtri degli impianti. Il focus dell’articolo è l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo 2022/2400/UE a partire dal 10 giugno 2023, che ha introdotto modifiche significative alle norme sui POP (Sostanze Organiche Persistenti) per i rifiuti.

Il regolamento

Ha apportato alterazioni sostanziali agli allegati IV e V del regolamento, specificamente l'aggiunta di quattro nuove sostanze (Dicofol, PFOA, PFHxS e pentaclorofenolo) e la revisione di alcuni limiti, con particolare rilievo per quelli relativi a diossine e furani.

Le modifiche, secondo la Commissione Europea, sono finalizzate al conseguimento degli obiettivi delineati nella "Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili. Verso un ambiente privo di sostanze tossiche". Queste variazioni, sebbene tese a migliorare la sostenibilità chimica, potrebbero avere impatti notevoli sugli impianti di cremazione, specialmente quando si tratta dello smaltimento di rifiuti pericolosi come le polveri EER 101401 (codice assegnato ai rifiuti classificati come prodotti dalla depurazione dei fumi, contenenti mercurio).

Un punto cruciale è il drastico ridimensionamento del valore limite per la somma di dibenzo-p-diossine, dibenzofurani policlorurati (PCDD/PCDF) da 15 µg/kg a soli 5 µg/kg. Tale restrizione è ulteriormente complicata dall'inclusione nella sommatoria dei PCDD/PCDF dei policlorobifenili dioxin-like (PCB-DL).

Questa riduzione significativa dei limiti ammissibili per rifiuti contenenti diossine e furani rappresenta una sfida gestionale sostanziale
per i responsabili dei crematori in Europa. Le polveri prodotte, che hanno lo scopo di trattenere gli inquinanti atmosferici emessi dagli impianti e che sono già classificate come rifiuti pericolosi, sono soggette ora ad ulteriori restrizioni in quanto appunto, rifiuti pericolosi e quindi necessariamente parte di questa riduzione. Se la concentrazione di diossine e furani in queste polveri supera i nuovi valori massimi consentiti, ciò si traduce in un problema aggiuntivo per il loro smaltimento in discarica, aggiungendo una complessità, oltre a quella associata al mercurio.

Di conseguenza, i gestori di crematori sono ora chiamati, qualora emergessero criticità, a valutare urgentemente strategie e soluzioni per affrontare questa nuova sfida gestionale, cercando rimedi adeguati e tempestivi per garantire il rispetto delle nuove norme e la sostenibilità delle operazioni di smaltimento.

Questa riforma regolamentare solleva, dunque, anche questioni rilevanti riguardo all'efficacia e all'adeguatezza delle attuali tecnologie. La necessità di rispettare i nuovi limiti per diossine e furani potrebbe richiedere un aggiornamento delle attrezzature, con conseguenti costi e sfide tecniche per i costruttori ed i gestori.
I filtri che attualmente fanno parte di impianti per la cremazione in Europa sono progettati e realizzati in modo da (tra l’altro) contenere le emissioni di Diossine e Furani (PCDD/PCDF) nei fumi che fuoriescono dalla canna fumaria, al di sotto di 0,1 ng/Nm3 come tossicità equivalente: non pare risultino invece criteri di progettazione e realizzazione orientati invece anche al contenimento della concentrazione di PCDD/PCDF nelle polveri che vengono scaricate dai filtri stessi (polveri che costituiscono rifiuto 101401).

Il problema probabilmente andrebbe affrontato a monte, intervenendo sui materiali che costituiscono la bara destinata alla cremazione (vernici, imbottiture): alcuni di questi materiali, di origine sintetica, sono le vere cause della produzione di PCDD/PCDF a mezzo combustione. Qui si apre un altro tema molto discusso tra gli operatori del settore: quello di come adeguarsi ai cambiamenti innegabili a livello globale rispondendo alle nuove esigenze di sostenibilità ambientale ma mantenendo alta la qualità dei prodotti e prezzi ragionevoli.

Inoltre, l'impatto finanziario derivante da potenziali aggiornamenti tecnologici si affianca alle preoccupazioni relative alla gestione dei rifiuti. Con i nuovi limiti più restrittivi, la categorizzazione delle polveri come rifiuto pericoloso potrebbe aumentare, comportando una possibile crescita dei costi di smaltimento e implicazioni logistiche più complesse.

Infine, considerando il contesto più ampio della "Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili", il regolamento riflette un impegno crescente verso un ambiente privo di sostanze tossiche.

Tuttavia, sottolinea anche la necessità per le industrie coinvolte, compresa quella dei crematori, di adattarsi rapidamente a normative più rigorose al fine di contribuire a un futuro più sostenibile. In questo contesto, la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative potrebbero diventare cruciali per affrontare le sfide emergenti e mantenere gli standard di smaltimento in linea con gli obiettivi ambientali più ampi dell'Unione Europea.
 
Avv. Alice Merletti & Avv. Elena Alfero

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