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Il corpo umano tra realtà e finzione

Dopo Roma, Milano e Napoli, anche Bologna ospita la discussa mostra Body Worlds che resterà nella Sala Maggiore della Ex Gam fino al 16 febbraio 2014. La mostra presenta oltre 200 esempi di plastinazione, tra cui 20 corpi interi: è un percorso che illustra il corpo umano attraverso l’esposizione di organi, di scheletri e di intere figure appartenenti a esseri umani realmente esisti
Inventore della mostra e della tecnica della plastinazione, brevettata negli anni Settanta, è Günther von Hagens, scienziato polacco naturalizzato tedesco, visiting professor di anatomia presso il College of Dentistry della New York University. La plastinazione consiste nel bloccare la decomposizione dei corpi deceduti grazie alla sostituzione dei liquidi corporei con materia plastica, ad esempio caucciù siliconico. Tale procedimento permette di modellare posture differenti: i corpi esposti assumono diverse posizioni, quelle caratteristiche degli atleti (il giocatore di badminton o di calcio) o quelle della vita di tutti i giorni (la donna incinta sdraiata su un fianco). Si crea così un effetto di naturalezza e i corpi sembrano colti in un momento qualsiasi della loro vita per essere mostrati dall’interno.
Body Worlds si è tenuta per la prima volta nel 1995 in Giappone e da allora ha registrato numeri da record: ha attraversato oltre 20 Paesi tra Europa, America, Asia e Africa, totalizzando ben 38 milioni di visitatori. L’allestimento di Bologna è focalizzato sul cuore, come motore dell’esistenza, e sul sistema cardiovascolare. Sono anche presenti una sezione dedicata al ciclo della vita, alla maternità e allo sviluppo prenatale e una sugli animali con l’esposizione della plastinazione di due esemplari di grandi dimensioni. Un successo incredibile per una mostra di anatomia che viene regolarmente preceduta da polemiche e da critiche sulla moralità dell’esposizione di cadaveri e tacciata di spettacolarizzare la morte. La questione etica è particolarmente rilevante e, forse, l’aspetto più interessante. Nel comunicato di presentazione si legge che tutte “le esposizioni Body Worlds di Gunther von Hagens si basano su uno specifico programma di donazione nel quale i donatori dispongono esplicitamente che i loro corpi possano essere esposti dopo il decesso”. All’interno della mostra un pannello è dedicato all’illustrazione del modulo che ogni donatore firma: lo scopo della donazione è di tipo scientifico, per la prosecuzione della ricerca di von Hagens; poiché la plastinazione è una pratica molto costosa, le mostre e le altre iniziative servono a finanziarla. Tuttavia più volte è stato dichiarato che “il fine massimo di Body Worlds è la sensibilizzazione sanitaria”. Il fine divulgativo sarebbe dunque assolto dall’Istituto di Plastinazione di Heidelberg attraverso la realizzazione di plastinati da mostrare in eventi aperti al pubblico o da vendere a università e istituti di ricerca per scopi scientifici. Tuttavia gli eventi in questione hanno un costo non trascurabile (16 euro) che dovrebbe finanziare l’Istituto stesso, ovvero un ente di ricerca privato. Possiamo immaginare che, visti i milioni di visitatori, i costi di realizzazione siano stati assolti.
Senza voler dare un giudizio morale sulla scelta di esporre cadaveri umani (o quel che ne resta), la sensazione che un visitatore comune senza particolari conoscenze scientifiche può provare è quella di una spettacolare esposizione di materie plastiche che una volta erano umane, o così almeno ci viene detto. Di umano, infatti, non sembra restare molto. Una immagine che può descrivere la sensazione che si prova è quella di assistere alla proiezione di un film in HD: non c’è niente di nuovo da vedere che non sia già stato visto nei Musei di Storia Naturale, grazie alle cere anatomiche, tuttavia in questo caso si vede meglio, con più definizione e con i corpi in posture create ad arte che esaltano alcune caratteristiche più di altre. I corpi e le sezioni plastinate sono esposti all’interno di teche di vetro o in alcuni casi restano aperti e visibili molto da vicino. La mostra è completata da pannelli con citazioni di celebri scrittori sul tema del cuore o del ciclo della vita. L’impressione è che così si cerchi di restituire umanità a corpi che non l’hanno più. Anche a Bologna l’esposizione è stata vista per la maggior parte da giovani e giovanissimi che forse non l’avrebbero visitata se non fosse stata accompagnata da polemiche e da articoli sui giornali. Indubbiamente avranno acquisito conoscenze che prima non avevano: il fine divulgativo è stato quindi assolto. Tuttavia, c’è una domanda che resta senza risposta: ne vale davvero la pena? Leggendo il sottotitolo della mostra “il vero mondo del corpo umano”, ci viene alla mente la verità di Pirandello che in Così è se vi pare sentenzia “Io sono colei che mi si crede“.
 
Sara Sacco


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