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CIMITERI CATTOLICI

È un giardino. Azalee, ortensie, giaggioli. Un parco. Oleandri, olivi, lauri. O forse un orto botanico, ricco di melograni, peperoncino, fragole, glicini e limoni. Una quieta oasi di vegetazione ricca a forma di rettangolo e stradine vicino alla famosa Piramide, sulla collina del Testaccio.



È il cimitero acattolico di Roma, in via Caio Cestio, al numero 6. Ventimila metri quadrati, quattromila tombe, aperto dalle 9 alle 17. Per entrare basta suonare la campana. Esiste dai primi anni dell'Ottocento ed ha una storia ostacolata, ha parte della grande Storia in sé. Il cardinal Consalvi, segretario di Stato Pontificio, si oppose alle misure necessarie a proteggere le tombe da profanazioni, richieste nel 1917 dai rappresentanti diplomatici della Prussia, dell'Hannover e della Russia. Venne concesso di recingere il cimitero solo alcuni anni dopo, grazie all'intervento di un principe danese ed alle critiche del Parlamento Inglese. Nel 1821 poi, ordinò di abbattere sei cipressi perché disturbavano la vista della Piramide di Caio Cestio. Le sepolture non cattoliche, in quegli anni, erano consentite solo di notte.

Già nel medioevo i cimiteri erano riservati solo ai cattolici e per tradizione la Chiesa non consentiva sepolture in terra benedetta a chi non lo era. E qui in Italia vi erano molti stranieri, protestanti, ortodossi, di altre religioni. Molti "Inglesi", così com'erano raggruppati sotto un'unica definizione tedeschi, russi, inglesi stessi o scozzesi. Stranieri, insomma. Il fascino della cultura, dell'arte, della terra o del mare portava ospiti d'oltre confine a soggiornare, a scrivere, a studiare o semplicemente a frequentare le terme in Italia. Alcuni di passaggio, altri vi si stabilivano.

Al Cimitero Acattolico di Testaccio troviamo intellettuali, artisti, poeti, nobili, diplomatici di varie nazionalità. Inglesi, tedeschi, svedesi, greci, americani, cinesi. Si possono contare circa 700 nomi russi, tra i quali quelli dei sacerdoti della chiesa russa di Roma, gli archimandriti Pimen, Simeon, Zosima; i diplomatici Krupenskij, Lermontov; i pittori Brjullov, Postnikov, Hapalov, gli Svedomskij; gli scrittori V. Ivanov, T. Tolstaja Suchotina e alcuni membri di famiglie importanti quali Gagarin, Volkonskij, Jusupov, Obolenskij, Strogonov. Tra i molti, c'è la Tomba di Antonio Gramsci († 1937), una semplice lapide con nome, luoghi e date di nascita e morte, e una iscrizione: Cinera Antonii Gramscii.

Quella di August Goethe (†1839), figlio del grande poeta J.W. von Goethe. Ancora, le pietre gemelle di Percy Bysse Shelley († 1822) e del suo amico Edward J. Trelawny. Shelley, poeta Romantico, nel 1822 si stabilì, insieme ad amici e famiglia, a Villa Magni, tra Lerici e San Terenzo, sul golfo della Spezia. Tornando da una gita a Livorno in barca a vela, naufragò in una tempesta. Il cadavere venne ritrovato dieci giorni dopo sulla spiaggia di Viareggio, e venne arso alla presenza di Byron e Leigh Hunt. Le ceneri si trovano nella zona vecchia del cimitero e il cuore in Inghilterra secondo l'uso degli antichi eroi. Una scritta, Cor Cordium e un epitaffio che cita il canto di Ariel nella Tempesta di William Shakespeare: Niente di lui che perire possa, che il mar non lo vada convertendo in qualcosa di ricco e stupendo. Anche il figlio di Shelley, William, di soli tre anni, è sepolto in questo cimitero.

Una tra le più belle statue è il monumento Angel of Greaf (angelo del dolore) fatta da William Wetmore Story († 1895) per la sua stessa tomba; una copia di questa statua è stata eretta all'Università di Stanford in California. Tra i vari altri grandi nomi, quello sicuramente più celebre è John Keats († 1821). Anch'egli poeta romantico, si trasferì in Italia nel 1820 insieme all'amico pittore Joseph Severn. Viveva a Roma, in piazza di Spagna, dove morì, ventiseienne, il 23 febbraio del 1821. La stele non ha nome, ma reca l'iscrizione che egli stesso aveva scelto: Here lies one whose name was writ in water (qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua).

Il Testaccio non è il solo, in Italia vi sono altri cimiteri acattolici o ortodossi. Se a Venezia esisteva uno speciale settore ortodosso all'interno del cimitero cittadino, Livorno ebbe un cimitero interamente ortodosso. Porto cosmopolita e città piuttosto tollerante, nel 1774 a Livorno i greci avevano già un proprio cimitero. Nel 1840 ne fu aperto uno nuovo (via Mastacchi 227) dove, in seguito, furono trasferite alcune tombe dal primo, quando questo venne demolito all'inizio del XX secolo. Tra i nomi famosi di russi che riposano a Livorno vi sono il bibliofilo D. Boutourline († 1829), l'ambasciatore A. Italinskij (†1827), gli amici di Pushkin A. Korsakov (†1820) e S. Lomonosov († 1857), il combattente della rivoluzione greca del 1821 M. Afendul'ev († 1855) e il diplomatico M. Chitrovo († 1819). Nel cimitero di Via Giuseppe Verdi 63, uno dei più noti per americani e inglesi nell'Italia dell'Ottocento, riposa Tobias Smollet, scrittore scozzese, che negli ultimi tre anni della sua vita girovagò per la Toscana alla ricerca di terme e clima mite. Dopo Pisa, Bagni di Lucca, Livorno e Firenze, si trasferì insieme alla moglie ad Antignano, nella villa "Il Giardino". Durante il soggiorno in Italia scrisse il magnifico romanzo diario di viaggio La spedizione di Humphry Clinker di cui probabilmente non vide le prime copie pubblicate, perché morì il 17 settem- bre del 1771. A Firenze, in Piazzale Donatello, si trova il Cimitero degli Inglesi, costruito nel 1827.

È un cimitero molto piccolo, con solo 1.409 tombe. Vi sono intellettuali e nobili inglesi, americani, russi e italiani di religione valdese. La poetessa Elizabeth Barret Browning è seppellita qui, così come Maria Anna, figlia del pittore Arnold Boecklin che sembrerebbe essersi ispirato a questo cimitero per il quadro L'isola dei morti. Nel 1878, però, lo spazio a disposizione fu esaurito e le comunità acattoliche costituirono un cimitero fuori Firenze, detto "degli Allori", dove hanno trovato riposo circa 300 russi, fra i quali i sacerdoti M. Orlov, V. Levitskij, il salmista A. Harkevitch, lo storico N. Ottokar, i pittori V. Svertchkov e N. Lochov.

Infine, a Napoli, in Piazza Santa Maria della Fede, si trova l'Ex Cimitero degli Inglesi. Nel 1826 il console britannico acquistò il giardino della Chiesa e lo trasformò in cimitero, ove ancora oggi troviamo nove monumenti funerari dell'Ottocento con due sculture di Francesco Jerace. Dal 1980, però, non ospita più tombe ed è diventato giardino comunale.
 
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