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I nuovi luoghi del commiato

Le Case Funerarie, una tendenza in costante evoluzione.

In tutto il mondo occidentale si sta sempre più assistendo ad una progressiva e drastica riduzione del numero di persone che muoiono nella propria abitazione.
L’osservazione e la veglia del defunto, affidata obbligatoriamente al settore pubblico (depositi di osservazione comunali o servizi mortuari delle strutture sanitarie), era principalmente necessaria per garantire da errori nell’attribuzione della morte di una persona, specie se la morte era improvvisa. Situazioni che, con i progressi della medicina in Italia, nel tempo, sono di fatto sparite.

Per molto tempo, anche nel nostro Paese, il defunto veniva composto dai famigliari, spesso posizionato in camera da letto o nel soggiorno, e vegliato sia dai propri cari sia con il passaggio di tutte le persone desiderose di porgere l’ultimo saluto.
Ciò però si è tradotto lentamente in un’acutizzazione del senso di disagio e sofferenza dei dolenti, oltreché ad un ricordo triste che si veniva a legare alle mura domestiche.
Pure ha inciso la sempre minore dimensione delle abitazioni e la sempre maggiore paura nei confronti della morte e del morire, aspetti - questi ultimi - da delegare agli specialisti, siano questi il personale medico ed infermieristico o, proprio, l’impresario funebre.
Oggi, tra l’altro, la maggior parte dei decessi avviene in ospedale e nelle RSA, qualche volta su strada a causa di incidenti. L’ultimo saluto ai defunti – a cassa aperta - ha pertanto luogo, principalmente, nelle camere mortuarie di ospedali ed obitori.
D’altro canto, le strutture sanitarie nel loro complesso, spesso, mal si conciliano con il necessario senso di intimità, raccoglimento e riservatezza richiesti dalle famiglie, che affrontano il dolore della perdita di una persona cara.

La Casa Funeraria e la Sala del Commiato

Da alcuni anni, tuttavia, si stanno affermando luoghi di commiato alternativi, pensati per chi desidera porgere l’ultimo saluto ai propri cari in un ambiente più raccolto e accogliente, simile alla propria casa, quali la Casa Funeraria e la Sala del Commiato, che presentano caratteristiche simili, ma non identiche.
La Casa Funeraria è una struttura, gestita da soggetti autorizzati allo svolgimento dell'attività funebre, in cui vengono ricevute, custodite ed esposte le salme di persone decedute presso le abitazioni private o le strutture sanitarie ed ospedaliere, su precisa richiesta espressa in tal senso dai familiari del defunto o da chi ne ha titolo.
Al suo interno è possibile svolgere attività quali osservazione; composizione e vestizione della salma; tanatocosmesi; custodia ed esposizione del cadavere anche a cassa aperta; commemorazione e commiato del defunto nel rispetto delle norme igienico-sanitarie stabilite dalla legge.
Presso la Casa Funeraria possono inoltre sostare, per brevi periodi, i defunti in feretro sigillato in attesa del trasporto, dell'inumazione, della tumulazione o della cremazione, anche dopo la celebrazione delle esequie.
La Sala del Commiato è una struttura, realizzata e gestita per ricevere e tenere in custodia il feretro chiuso, ai fini della celebrazione di riti di commemorazione, laici o religiosi, sempre su precisa richiesta espressa in tal senso dai familiari del defunto o da chi ne ha titolo.
Tali nuove tipologie di luoghi di commiato sono, da tempo, molto diffuse nel resto del mondo, soprattutto in quello anglosassone, dove si sono affermate come luogo alternativo alle sale mortuarie di ospedali e cimiteri, per la veglia e la commemorazione dei defunti.

Storia ed evoluzione

A metà del diciannovesimo secolo gli obitori pubblici iniziarono a rivelarsi incapaci di porsi come strutture adeguate ad ospitare i defunti. Addirittura, se nessuno arrivava a reclamare un corpo da un obitorio pubblico entro un certo periodo, i morti potevano essere legalmente requisiti per la dissezione per motivi di studio.
Gli obitori pubblici venivano così associati con la morte improvvisa, per crimine, nella pubblica strada, per suicidio, divenendo sempre più impopolari come luogo di commemorazione e veglia.
D’altro lato anche la conservazione dei defunti nelle abitazioni, per periodi maggiormente protratti, era sempre più accompagnata dalla crescente percezione di antigienicità e dall’avvertita necessità di separare i morti dai vivi.
Si è stimato che, nel 1936, circa il 90% dei corpi veniva conservato a casa nel periodo intercorrente tra la morte e la sepoltura; oggi tale cifra arriva solo al 5-10% circa.
Dal punto di vista dell’impresario funebre la presenza di una casa funeraria presenta l’indubbio vantaggio di rivalutare sia il servizio funebre offerto nel suo complesso, presentando un ambito funzionale più accogliente ed organizzato, ma anche di ottimizzarne la componente gestionale, logistica ed organizzativa, consentendo all’impresario di conseguire vantaggi in termini economici.
La normativa nazionale di riferimento per le Case Funerarie e le Sale del Commiato, così come sopra identificate, non esiste nel DPR del 10 settembre 1990, n. 285, regolamento statale di polizia mortuaria, ma è stata introdotta dapprima nella Regione Lombardia nel 2003, seguita l’anno successivo dalla Regione Emilia-Romagna e poi via via da quasi tutte le regioni italiane.
Difatti la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, con le modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione, aveva assegnato alle regioni la competenza a legiferare e in particolare a regolamentare aspetti specifici in materia funebre e cimiteriale, pur entro i limiti e principi stabiliti dalla legge statale. Ciò è avvenuto ampiamente, anche se talvolta si sono avuti sconfinamenti da parte delle regioni, in competenze proprie della potestà legislativa statale.
Attualmente si è in presenza di molte leggi regionali, tutt’altro che uniformi, che hanno cercato di normare compiutamente l’introduzione delle Case Funerarie e la diversificazione di queste dalle Sale di Commiato.
In sintesi, le Case Funerarie assolvono a funzioni riconducibili all’ambito igienico-sanitario (come l’osservazione dei cadaveri, l’effettuazione di trattamenti sui corpi: consentendovi sia la tanatoprassi che l'imbalsamazione, quest’ultima effettuata da medici, la prima da operatori abilitati) oltre che alla ritualità del commiato, mentre le Sale del Commiato sono unicamente destinate a quest’ultima funzione.
Ma poi la vera distinzione è che nelle Sale del Commiato la ritualità è solo a feretro sigillato, mentre nelle Case Funerarie vi è la possibilità di esposizione del cadavere, con le dovute precauzioni.
Molte regioni hanno processi normativi in tal senso. Altre non hanno ancora legiferato o l’iter deliberativo è ancora in itinere. Ed è sempre più avvertita la necessità di omogeneizzare su scala nazionale la normativa di questi nuovi luoghi del commiato, con apposita legge statale.
Altro aspetto che va valutato - nell’ottica di evoluzione dei servizi funerari e dei luoghi di commiato - è il progressivo e costante aumento della pratica funebre cremazionista in Italia.
Le cremazioni di feretri effettuate in Italia nel corso del 2020 sono cresciute del 27,31% rispetto all’anno precedente, con un incremento corrispondente a 53.171 unità, con una notevole accelerazione imputabile al periodo pandemico.
L’incidenza della cremazione registrata e stimata sul totale delle sepolture, per l’anno 2020, è stata pari al 33,22%, con un incremento in termini percentuali del +2,54% rispetto al 2019.
La pratica funebre della cremazione ha comportato costi minori per i dolenti rispetto alle tradizionali forme di sepoltura, offrendo anche la possibilità di un affidamento domestico dell’urna o della dispersione delle ceneri in mare o in natura.

Il futuro e l’iter delle normative

Con l’aumento dei crematori (nel 2020 risultano autorizzati ed operanti in Italia n. 87 impianti di cremazione, a fronte degli 85 nel 2019) e l’avvento e la diffusione nazionale delle Case Funerarie è in atto una possibile rivoluzione anche degli spazi funerari.
La geografia attuale della distribuzione delle quasi 500 strutture funebri - tra Case Funerarie e Sale di Commiato - vede una maggiore presenza di strutture al Nord, un numero discreto al Centro e numeri più bassi ma in lieve crescita al Sud. Ciò è dovuto principalmente all’epoca di emanazione delle varie normative regionali che hanno consentito la creazione di strutture altrimenti vietate.
In data 10 dicembre 2020 la XII Commissione Affari Sociali della Camera ha adottato il testo unificato della pdl “Disciplina delle attività funerarie, della cremazione e della conservazione o dispersione delle ceneri” – risultato della riunione delle pdl AC928 Brambilla, AC1143 Foscolo, AC1618 Pini – che verrà usato come base per la continuazione dell’iter di approvazione parlamentare e che ha anche proposto normative su questi nuovi luoghi di commiato.
Nella summenzionata proposta di legge è presente la possibilità di consentire la realizzazione di crematori fuori dai cimiteri e solo nelle Case Funerarie delle imprese funebri, apparentemente svincolati dalla pianificazione pubblica territoriale e dai massimali tariffari stabiliti per tutti gli altri crematori, che sono sottoposti, come noto, a tariffe amministrate con decreto del Ministro dell’Interno.
È questo uno dei principali punti di contrasto tra le varie associazioni e federazioni rappresentative degli interessi nel settore funerario.
Da una parte i gestori dei cimiteri ed i marmisti, che ritengono questa ipotesi come il colpo di grazia per una gestione ormai deficitaria per il forte calo delle concessioni cimiteriali.
Della stessa idea pure i gestori dei crematori, che ritengono come l’impresa funebre, se possiede una Casa Funeraria, altererà la concorrenza dirottando la cremazione dei feretri per i funerali da lei eseguiti nelle proprie strutture.
Una concorrenza sleale da una parte e, dall’altra, sostanziose perdite rispetto a piani economico finanziari alla base di project financing presentati in epoche passate.
Ma, sempre contro l’ipotesi di crematorio dentro la Casa Funeraria, è anche una parte delle imprese funebri, quelle di piccole e medie dimensioni, che cominciano a percepire il rischio della dipendenza sempre più accentuata da chi detiene il controllo delle Case Funerarie e, nello stesso momento, comprendono che, mixando la cremazione con il settore funebre, sia sempre più vicino il momento in cui importanti gruppi finanziari investano nell’acquisizione della filiera funebre e dei crematori. E un’avvisaglia di questa tendenza è già emersa con l’operazione recentemente effettuata da Hofi, che è entrata nella gestione dei crematori(1).
A difendere l’impostazione del testo unificato resta solo una parte delle imprese funebri, in genere di medio-grandi dimensioni e quelle che già gestiscono importanti Case Funerarie.
Ed è in queste settimane che questo nodo dovrà, infine, essere sciolto.
(1) www.funerali.org/cimiteri/hofi-entra-nella-gestione-dei-crematori-60929.html
 
Daniele Fogli e Manuela Pirani

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