- n. 9 - Ottobre 2001
- Parliamo di...
Casa funeraria
Nello scorso numero di Oltre abbiamo affrontato l'argomento
Casa Funeraria, ormai divenuto di grande attualità anche in Italia, offrendo ai nostri lettori una panoramica generale internazionale sulle varie realtà esistenti in tutto il mondo.
Adesso, in previsione di Tanexpo, dove verrà realizzato un innovativo prototipo di
Casa Funeraria, ci prefiggiamo un obiettivo ambizioso, quello di identificare e definire un modello compatibile con le esigenze della tradizione italiana che rispecchi, pertanto, le caratteristiche socio-culturali del nostro Paese, senza tuttavia stridere con le esigenze tecniche, normative e sanitarie dalle quali non si può prescindere.
Facciamo un passo per volta e, con l'ausilio di una autorevolissima voce in questo campo, quella del Prof. Francesco Campione, cominciamo ad interessarci dell'aspetto psico-tanatologico della Casa Funeraria.
Campione, medico e specialista in Psicologia Medica, ha fondato e dirige l'Istituto di Tanatologia e Medicina Psicologica dell'Università di Bologna, ed opera nel settore dell'assistenza e della formazione del personale sanitario e degli addetti ai servizi funerari. Con lui cerchiamo di tratteggiare alcune linee guida utili alla creazione di una Casa Funeraria attenta alle esigenze psicologiche dei potenziali fruitori.
Innanzitutto Campione evidenzia un concetto base valevole in assoluto per la creazione di tutte le case funerarie, ossia il concetto di
involucro nudo, privo di segni distintivi che ne possano rivelare aprioristicamente la funzione alla quale è preposta. Detto questo, il resto è facilmente individuabile, ossia l'esigenza di personalizzare gli ambienti compatibilmente a esigenze e volontà dei clienti. Campione delinea la distinzione fra
opzioni standard, valevoli in generale, che possono essere prontamente sostituite da
opzioni per così dire
personalizzate. Ma quale potrebbe essere lo standard "
giusto"?
Come accennato sopra, la Casa Funeraria potrà essere dislocata lontano dai centri abitati, preferibilmente in una zona periferica ma non squallida. Questa precauzione si rende necessaria in quanto l'uomo moderno non è ancora pronto ad accettare la morte come componente necessaria ed imprescindibile della vita; pertanto il contatto, seppur casuale, con una realtà che egli teme, non consentirebbe una convivenza serena.
La Casa Funeraria si deve presentare come un contenitore creativo ed elastico, non condizionante. Sarà quindi assolutamente priva di simboli idonei ad attribuirle una qualche caratterizzazione predeterminata, sia negli spazi interni che esternamente.
Anche le pareti e i muri saranno prevalentemente di colore neutro, per evitare che i parenti del defunto possano sentirsi disturbati dall'utilizzo di tonalità troppo vivaci o, viceversa, ancora maggiormente addolorati a causa di colori eccessivamente cupi, provocando in tal modo una distonia fra realtà esterna e stato d'animo interiore.
Anche l'arredamento dovrà essere pensato come un insieme di oggetti che non siano né troppo scontati, né troppo solenni.
In un secondo momento, ossia quando la Casa Funeraria sarà pronta per accogliere i dolenti, avrà inizio quel processo di personalizzazione che si sposerà con i gusti e le esigenze dei parenti nonché con quelli del defunto nel caso in cui siano conosciute, e osservate, le sue volontà cerimoniali. Allora assumerà rilevanza la caratterizzazione personale che permetterà di percepire gli ambienti circostanti come familiari e contemporaneamente rispondenti alle necessità contingenti.
Purtroppo, il processo di personalizzazione della Casa Funeraria non è immediato, in quanto la gente non è ancora sufficientemente preparata ad una elaborazione del lutto che porti ad una lucida comprensione di ciò che vuole e che si aspetta da una struttura di questo tipo.
Sovente si assiste ad una profonda conflittualità difficile da gestire; per questo motivo, è indispensabile fornire comunque un modello standard di Casa Funeraria che sia rispondente alle esigenze più svariate.
In alcuni Paesi, ma non in Italia, esistono delle vere e proprie figure professionali, i
funeral directors, che si propongono come consulenti nell'elaborazione del lutto.
Sarebbe molto utile che anche nel nostro Paese fosse prevista una figura di questo genere, capace di comprendere le esigenze dei clienti e di fornire all'impresario di pompe funebri una seria consulenza che lo aiuti a creare all'interno della Casa Funeraria una atmosfera personalizzata e intimamente rispondente allo stato d'animo di coloro che devono elaborare un lutto. Su come comunicare alla gente che sta nascendo la Casa Funeraria e se esiste una chiave di lettura per fare ciò, Campione ritiene che la Casa Funeraria rappresenti un servizio
innovativo attraverso il quale il cliente gode di ampia libertà di scelta in quanto, per la sua versatilità, consente di realizzare al meglio il servizio stesso e di personalizzarlo.
La Casa Funeraria, per sua natura, si distingue dalle altre strutture esistenti in Italia che sono standardizzate e vincolanti.
Sul fatto che possa essere pubblica o privata, Campione parte dal presupposto che essa costituisce un valore aggiunto rispetto alle strutture già esistenti e che, pertanto, almeno inizialmente avrà maggiore sviluppo nel privato dove troverà un terreno più malleabile; nel caso in cui si dovesse sviluppare una nuova ritualizzazione, allora potrebbe trasformarsi in una struttura pubblica.
Comunque sia, l'importante non è che si tratti di struttura pubblica, privata o mista: il requisito fondamentale è che sia costantemente in crescita ed in evoluzione, e per questo non deve possedere una identità iniziale troppo marcata, ma al contrario, come già detto, dal progetto standard deve iniziare quel processo di ritualizzazione e simbolizzazione personale.
Se la Casa Funeraria possa diventare il luogo esclusivo e unico del commiato Campione ritiene che dipenderà dai rapporti che si avranno con la Chiesa e dalle scelte individuali.
È possibile un compromesso spontaneo che consentirebbe di attrezzare la Casa Funeraria solo per la benedizione della salma e non per la messa e comunque, in ogni caso, la
sala del commiato non si rivelerà esaustiva nello svolgimento dei cerimoniali.
Roberta Balboni