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Mi chiamo Happy

Una favola dedicata ai bambini e utile a genitori ed educatori, per comprendere perché si muore e per imparare a superare la tristezza.


Quando in una famiglia accade un evento luttuoso quasi sempre i più piccoli ne vengono tenuti lontani, con l’intento, forse non del tutto corretto, di proteggerli dalla sofferenza. Ma ciò è dovuto anche ad un senso di inadeguatezza di noi adulti che non siamo preparati a rispondere in modo appropriato alle schiette domande poste dai bambini e spiegare qualcosa che noi per primi vogliamo evitare, occultare, far finta che non esista e che quando capita non vediamo l’ora di dimenticare.

Accade così che i nostri figli sperimentino per la prima volta la consapevolezza e il dolore della perdita quando a morire è un animale d’affezione. Nelle case degli italiani, scodinzolano, fanno le fusa, nuotano, cinguettano e squittiscono ben 32 milioni di animali, considerati a pieno titolo parte integrante del nucleo familiare. Con loro si instaura un rapporto speciale, in particolare con i membri più giovani della famiglia per cui il pet diventa un vero e proprio compagno di giochi. Ma com’è noto, la vita dei nostri piccoli amici è purtroppo molto più breve della nostra e quindi è facile che un bimbo, durante il periodo dell’infanzia, debba vivere questo lutto, che a volte può essere davvero traumatico.  

Come affrontare e aiutare i piccoli a superare questo momento? Può essere un efficace ausilio il libro Mi chiamo Happy, edito da Mursia, scritto della tanatologa e formatrice Maria Angela Gelati, da poco in libreria. è un racconto con cui i più piccoli possono prendere coscienza della morte e superare il senso di smarrimento e la tristezza che ne consegue.

Quella di Happy non è una fiaba come le altre a cui ci aveva abituati Maria Angela Gelati per spiegare ai bambini l’ineluttabilità della morte. Qui non ci sono magie, castelli incantati o paesaggi fantastici, a patto di non considerare una magia il fatto che un animale ci parli, ma si sa, chi ne possiede uno è convinto che sia una cosa del tutto normale, perché per esprimersi le parole non sempre sono essenziali. Siamo di fronte al “diario postumo” di un cagnolino che racconta la vita quotidiana, anno dopo anno, con la sua famiglia di umani.

Happy (che in inglese significa felice) è un buffo cane di razza bull terrier che vive con i bambini Tobia e Mia e con i loro genitori. Allegro e vivace, ama correre, fare salti e piroette. Traspare, pagina dopo pagina, l’amore reciproco che lega l’animale alla famiglia, il piacere della condivisione e l’idea di come insieme si possa imparare e crescere. Arriva però il giorno che Happy si sente stanco, non ha più voglia di saltare e se ne sta sempre di più nella sua cuccia. Capisce che è arrivato il momento del grande viaggio verso il Ponte dell’Arcobaleno ed è pronto ad intraprenderlo. Sul limitare dei due mondi volgerà un ultimo sguardo pieno d’amore ai suoi amici umani rassicurandoli e invitandoli ad aprirsi agli altri perché “quando si riesce a raccontare ciò che far star male o ci preoccupa la nuvola grigia del dolore viene cancellata da un arcobaleno splendente e meraviglioso, come quello che ho visto anch’io”.

La storia è scritta in modo semplice ed immediato, “a misura di bambino”, utilizzando spesso la rima per imprimere un ritmo ancora più leggero e giocoso, proprio come farebbe un cucciolo felice che corre su un prato. È inoltre accompagnata da simpatiche illustrazioni ad opera di Anna Maria Di Giorgi che possono venire colorate con pastelli o pennarelli. Per creare maggiore empatia, si invita il bimbo che legge il libro ad intervenire in prima persona, incollando la foto del suo animale, oppure realizzando disegni a tema in spazi predisposti. Un coinvolgimento che lo farà sentire più partecipe, comprendere meglio il messaggio, attenuare il senso di perdita per fa sì che l’esperienza dolorosa possa fluire in un caro ed affettuoso ricordo.

Ciò che Happy vuole dire - afferma Maria Angela Gelati - è che della morte non bisogna aver timore e che, allo stesso tempo non può essere ignorata, perché per sua stessa natura la vita è costituita da un numero limitato di giorni. Spero con questo mio ultimo lavoro di aver contribuito ad aiutare i bambini a comprendere e ad accettare la scomparsa dei loro pet, ad esprimere la gratitudine e la riconoscenza per gli affetti ricevuti e a serbare una dolce memoria per quel tratto di vita percorso insieme, anche attraverso un rituale di congedo”.
Maria Angela Gelati è da anni impegnata nell’attività di Death Education e i suoi lavori hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di affrontare la tematica della morte, non tanto per prepararci al peggio, ma per placare timori e angosce ancestrali ed accettarla come parte della nostra naturale evoluzione. Particolare attenzione l’ha dedicata ai bambini, consapevole del bisogno che hanno di ricevere un tipo di aiuto particolare, commisurato alla loro giovane età, che difficilmente i genitori o gli insegnanti sono in grado di erogare perché privi di mezzi o di strumenti adeguati. Questa favola è anche per loro.
 
Raffaella Segantin


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