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AUGUSTO GOLFIERI

Avrei voluto incontrarlo nel suo ufficio di Bologna… Purtroppo, il giorno previsto per il mio trasferimento nel capoluogo emiliano, lui era a sciare in una ridente stazione sulle Alpi venete. La notizia non è per nulla eccezionale se non fosse che, lo dico per quei pochi che non lo conoscono, il signor Augusto Golfieri ha ben 79 anni. Lo sport è la sua passione, da ragazzo era una promessa del nuoto nazionale, ha praticato l'equitazione, la scherma e recentemente il golf nella categoria senior, partecipando a due campionati mondiali a squadre con buoni risultati.

L'IMPRESA GOLFIERI si tramanda da padre in figlio da ben 130 anni.

Nell'ordine Augusto, Oreste, che trasformò la GOLFIERI da impresa artigianale in industriale, e poi i figli Roberto, Enrichetta ed Augusto, lo sportivo. Di medaglie in casa Golfieri ne hanno ricevute molte, non solo per i risultati sportivi.

Il padre Oreste era uomo di grande acutezza e capacità professionali e venne proprio per queste qualità nominato cavaliere e poi cavaliere ufficiale della Corona d'Italia. Nel 1966 Augusto ritirò la pergamena con la medaglia d'oro assegnatagli dalla Camera di Commercio per gli ottant'anni di ininterrotta attività industriale e, negli anni a seguire, una pergamena con medaglia d'argento assegnata dalla FENIOF per i cinquant'anni di lodevole attività ed una per aver superato i cento anni di attività nel settore. Se è facile trovare medaglie, è invece difficile trovare materiale fotografico alla GOLFIERI.

Durante la seconda guerra mondiale, per la precisione nel 1945, una bomba distrusse completamente la sede, che si trovava al piano terra di uno stabile di civile abitazione. La madre di Augusto si salvò, la estrassero dalle macerie ancora viva, vicino a lei solo morte e distruzione.

E pensare che l'attuale ufficio di Augusto è tutto quello che rimane di quell'edificio al numero 18 di via Petroni. Lui era in casa, abitava nel portone a fianco; udì un boato e subito comprese che era successo qualcosa di terribile. In un attimo l'edificio a fianco era scomparso, inghiottito dalla polvere del crollo. Il padre Oreste era morto qualche anno prima.

Toccò a lui, allora giovane soldato, ricostruire assieme al fratello e alla sorella, partendo proprio dalle quattro mura dell'ex ufficio del padre che era l'unica struttura rimasta intatta. Ironia della sorte, anche i bei e robusti mobili di noce che Oreste aveva fatto costruire nella propria falegna- meria, sopravvissero al bombardamento e alle intemperie (lo studio rimase scoperchiato per più di un anno). Questi mobili, ora come allora, arredano l'ufficio.

Andarono invece persi gli automezzi, tutti i materiali che erano conservati nei magazzini ed anche gli archivi cartacei e fotografici.

"Nulla posso darvi per documentare il lavoro di mio padre e di mio nonno, rimane solo il mio ricordo di alcuni famosi funerali", racconta Augusto. "Ad esempio, quello di Guglielmo Marconi. Allora ero un bambino, so che il feretro arrivò con il treno da fuori Bologna e noi andammo a prenderlo. Il Comune, trattandosi di un personaggio famoso, volle che fosse poi trasportato sulla loro carrozza. A quei tempi si usavano i carri con i cavalli; il nostro, non lo scriva, era certamente più bello, ma fu usato quello del Comune per il funerale. Mi chiede se ricordo altri funerali famosi? Sì, quelli dei Cardinali di Bologna, Nasalli Rocca o, più recente, di Lercaro".

Golfieri quasi si dimenticava di raccontarcelo, e pensare che ne hanno parlato anche i quotidiani: la carrozza che accompagnò le spoglie di Marconi e dei Cardinali bolognesi ed anche le reliquie del capo di San Domenico, era stata costruita negli anni venti su disegno del Prof. Feltrami, dell'Accademia di Belle Arti, che si basò su originali del Settecento. Misura 3.70 metri di altezza, 5.57 di lunghezza, 2.12 di larghezza e pesa ben due tonnellate e mezzo. È tutta di legno intagliato ricoperto con foglia di oro zecchino e rifinito in smalto rosso amaranto.

I vetri diamantati sono in un'unica lastra e l'interno è tutto tappezzato in velluto rosso bordeaux, ricamato con passamaneria in argento antico. Per muovere questa carrozza occorrevano tre pariglie di cavalli ed un equipaggio formato da un cocchiere, tre palafrenieri ai lati di ogni pariglia e due lacchè sul retro.

Augusto Golfieri è un autorevole personaggio dalla conversazione brillante; non ama la notorietà, ma il suo carisma lo rende involontariamente al centro delle attenzioni di amici e concorrenti. Dichiara con fierezza di essere fra i soci fondatori della FENIOF e crede fortemente nel valore e nell'importanza della sua Associazione di categoria. Attento a quello che dice ed anche a come lo dice, perché "i clienti lo esigono", a proposito di morte dichiara: "Non ho il tempo di pensare quale sia il mio rapporto personale con la morte: il mio lavoro va fatto con tale impegno e rapidità che quando sono finite le tensioni lavorative mi rimane appena lo spazio per un caffè al bar qui vicino e poi via, si ricomincia".

Progetti futuri? "Ho ancora molti obiettivi da raggiungere". Alla sede della GOLFIERI di Bologna, infine, non siamo andati, e poiché abbiamo rivelato al signor Augusto il nostro dispiacere per non averlo conosciuto personalmente, ci ha risposto: "È una fortuna, per voi, non conoscermi". Si chiude qui la nostra telefonata con un imprenditore di spirito.
 
Marina Piantoni

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