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A Macao

Asia Funeral Expo 2008

È possibile che chiedendo ai più dove si trovi Macao, qualcuno non sappia rispondervi. Non stupisce, dal momento che si parla di un paese o, per essere più precisi, di una penisola minuscola e di due isolette, Taipa e Coloane, che nel complesso coprono una superficie totale di appena 24 chilometri quadrati.
Macao, tuttora saldamente ancorata all'orbita cinese, non ha perso quella patina occidentale che la distingue decisamente dal territorio circostante e che la rende una destinazione insolita nel panorama asiatico. La sua storia ne svela le ragioni. Divenuta colonia portoghese sul finire del XVI secolo, e riconosciuta come tale dalla Cina solo un centinaio di anni dopo, Macao fu al centro degli scambi commerciali che collegavano i maggiori porti affacciati sul Mare Cinese Meridionale e vide rallentare il proprio sviluppo economico soltanto dopo la conquista britannica della vicinissima Hong Kong. Fedele alla madrepatria portoghese anche durante la dominazione olandese e spagnola, si guadagnò il titolo ufficiale di "Cidade do nome de Deus, Macau, não há outra maís leal" (città nel nome di Dio, Macao, non ne esiste una più leale) e il suo legame con la terra lusitana fu così stretto che negli anni '50 venne elevata dallo status di colonia a quello di territorio d'oltremare.
In seguito agli accordi stipulati a metà degli anni '80, Macao è ufficialmente tornata alla Cina nel dicembre 1999, ma ancora oggi conserva più preziosa che mai l'esotica eredità portoghese e una interessante varietà culturale. Gli stretti vicoli acciottolati, i palazzi coloniali dalle tinte tenui e dalle vistose balconate, le chiese barocche richiamano alla mente l'assolata Lisbona: a Macao, come sulla foce del Tago, gli "azulejos" macchiano di blu e di bianco i muri degli edifici. Dalle anguste vetrine dei caffè che si susseguono lungo le "ruas", giovani cinesi offrono ai passanti i tipici dolci alla panna nati nelle "pastelerie" di Belem, mentre nei parchi pubblici pende qua e là dai rami di qualche albero la gabbia di un canarino, il cui legittimo proprietario siede sulle panchine vicine immerso nella lettura.
L'intraprendenza commerciale cinese, spesso più simile ad una straordinaria e difficilmente condivisibile immolazione al sacrificio, non ha risparmiato questo angolo del paese, che oggi corteggia il commercio e il turismo internazionale e dove nell'arco di pochi decenni sono sorti imponenti edifici dalle forme insolite, bizzarre e dal gusto architettonico quantomeno discutibile, sedi per lo più di grandi alberghi e di altrettanto grandi casinò, tanto che il gioco d'azzardo è pressoché l'unico "segno particolare" che contraddistingue il paese e che gli ha fatto guadagnare il meritato titolo di "Las Vegas sino-lusitana". Il contrasto tra le due diverse anime del territorio è talvolta spiazzante. Accade di passeggiare lungo i vicoli antichi della città o di sedere sui gradini ai piedi delle "ruinas de São Paulo", le rovine di San Paolo, ammirando i resti della cattedrale cattolica, autentico baluardo occidentale, costruita dai cristiani nel XVII secolo e di cui un grave incendio ha risparmiato soltanto la facciata. Alzando lo sguardo, contemporaneamente, si vedono svettare grattacieli dalle forme improbabili e dai colori aggressivi, quasi fastidiosi alla vista.
Proprio in questo angolo di occidente e - nemmeno a dirlo - all'interno di un imponente e avveniristico hotel, si è svolta la prima edizione dell'AFE, Asia Funeral Expo, fiera del settore funerario realizzata da Vertical Expo, intraprendente realtà commerciale locale, in collaborazione con l'ormai affermata associazione americana NFDA e con il supporto del Dipartimento del Commercio americano. Le successive edizioni si svolgeranno su un altro palcoscenico, poiché gli organizzatori hanno preferito spostarsi già a partire dall'anno prossimo nella vicina e più frenetica Hong Kong.
L'esposizione ha visto la presenza di oltre duemila tra visitatori, buyers, membri di associazioni, delegazioni ufficiali e operatori professionali provenienti da più di 36 paesi. Si è rivelato, per gli organizzatori stessi, un successo di gran lunga superiore alle aspettative, una vetrina in cui si sono stretti preziosi rapporti commerciali tra occidente e Asia. Come previsto, degli oltre settanta espositori la maggior parte provenivano dalla zona sud orientale del continente, Cina, Thailandia e Taiwan in testa. Scarsa l'adesione delle aziende produttrici americane che, spaventate dalla minaccia del mercato e della concorrenza locale, hanno preferito non essere protagonisti, ma assistere da spettatori alla rassegna, per verificarne l'effettiva rilevanza. Altrettanto scarsa la presenza europea: unici ambasciatori del vecchio continente Hygeco e Facultatieve Technologies, il cui vice presidente Patrick De Meyer si è detto estremamente soddisfatto per l'organizzazione e per l'affluenza di visitatori. Numerosi infatti sono stati non solo i professionisti e gli operatori del settore, ma anche le delegazioni straniere in visita, provenienti da Stati Uniti, Filippine, Corea, Giappone, Malesia e Sudafrica, per citarne solo alcune. Buona anche l'offerta merceologica presentata: cofani funebri (accanto ad una produzione di qualità medio-bassa, si sono visti anche modelli di migliore fattura), urne cinerarie, accessori, impianti per la cremazione (presente anche la filiale asiatica della tedesca IFZW), marmi e graniti.
In concomitanza con la manifestazione è stato disposto anche un intenso programma di incontri e di convegni, che hanno visto confrontarsi relatori provenienti da ogni angolo del mondo, e una serie di visite guidate a cimiteri e case funerarie dell'area circostante. Insomma, una proposta davvero completa e un benvenuto caloroso riservato a chi ha intrapreso un lungo viaggio alla ricerca di nuove opportunità di business. E un investimento che, a giudicare dai commenti positivi raccolti tra gli stand, porterà nuovi frutti in vista della prossima edizione.
 
Sara Martini

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