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Nel Salento

Arte e Medicina nei castelli

Si deve a Federico II, uomo di straordinaria cultura, il primo tentativo di costituire un vero e proprio sistema di castelli che permettesse il governo del territorio attraverso la comunicazione. Dal Salento, e più precisamente dalle tre provincie di Lecce, Brindisi e Taranto, parte una iniziativa che, attraverso eventi, lezioni, concerti, mostre e performance, farà riscoprire ai castelli la loro funzione di contenitori di cultura.
“Arte e medicina nei castelli”, nato da una idea di Ennio Brunetta, medico e artista da sempre impegnato nel valorizzare gli aspetti umani e culturali che, oggi più che mai, devono animare la professione del medico, intende mettere in rete discipline, competenze e professionalità diverse tra loro e fare sistema al fine di permettere la crescita di un territorio attraverso una potente azione di comunicazione. I castelli si apriranno così al territorio e incontreranno la cultura dei luoghi dando vita ad un progetto pilota per la messa in atto dell’umanizzazione della medicina.
 “È il momento del recupero attento delle radici umanistiche della medicina, di quell’umanesimo che fonda il rispetto, l’ascolto, lo spirito critico, la speranza e la solidarietà. Nelle più prestigiose istituzioni sanitarie, negli Stati Uniti, in Canada, in Francia, vi sono reparti che coinvolgono artisti nei processi di cura e vengono avviati programmi di ricerca per studiare gli effetti dell’arte sulla mente come feconda via di conoscenza della malattia e delle sue possibilità di guarigione e di cura. Oggi Arte, Medicina e il Pianeta Sanità si parlano. Anzi, hanno ripreso a parlarsi dopo decenni di separazione dovuta all’incontro tra Medicina e Positivismo. Le origini del conflitto sono da ricercare nelle profonde forze storiche, nella metamorfosi del concetto di responsabilità, nella trasformazione dei modelli organizzativi della sanità. Oggi la tecnologia la fa da padrone, nella sanità come in tantissimi altri campi dell’agire umano, favorendo il processo di allontanamento del paziente dal medico. Da tale squilibrio nasce il fenomeno della 'medicina difensiva' individuato nell’ambito del Congresso degli Stati Uniti d’America e che pesa sulla spesa sanitaria totale per l’11.8%, secondo quanto attestato nell’indagine dell’Ordine dei medici del 2010."
Accade da oltre vent’anni che siano sempre più numerosi i medici che si rivolgono all’arte e che la introducano negli spazi di cura, la coltivino come forma di sostegno alla propria attività clinica, la propongano ai pazienti come efficace supporto terapeutico e stimolo di guarigione.
“Si delinea così un nuovo orizzonte in cui l’arte diviene una reale e concreta azione di cambiamento dell’essere medici, pazienti, cittadini; questo nuovo orizzonte arriva a dare nuovo senso a vecchie pratiche, rinnovato significato a relazioni umane da sempre esistenti e oggi più che mai necessitanti il recupero dei propri valori fondanti: il rispetto, l’ascolto, lo spirito critico, la speranza e la solidarietà. Così oggi negli ospedali si dipinge, si suona, si danza, si fa teatro, riuscendo così l‘arteterapia a migliorare la cura e a suscitare la forza e la fantasia per accettare il cambiamento esistenziale che spesso la malattia impone, e a stimolare la capacità umana di risuonare con ciò che ci circonda in modo empatico. Quest’empatia può però essere sfruttata non solo durante la cura, ma anche, e soprattutto, nella fase precedente e cioè durante l’elaborazione di un’anamnesi. La condivisione di momenti di bellezza fatti di suono, movimento, colore e parole apre canali di comunicazione nuova le cui potenzialità si vedono già in studio facendo si che la condivisione di emozioni migliori il rapporto medico-paziente. Per questa via la medicina abbandona il caposaldo ottocentesco della primaria importanza della relazione causa-effetto nel riconoscimento e trattamento della malattia e torna ad avere un approccio olistico al paziente, come accadeva ai tempi della scuola di Kos nell’antica Grecia e come tuttora accade presso la medicina orientale. Tutto ciò comporta una nuova concezione di salute non solo in termini individuali, ma anche dal punto di vista sociale: ciò implicherebbe un coinvolgimento degli organi di governo che, oggi più che mai, hanno necessità di controllare la spesa sanitaria, con conseguenti ricadute positive sull’economia. È necessario perciò trovare nuove forme di comunicazione tra medico e paziente e ciò può avvenire anche attraverso l’arte”.
“Arte e medicina nei castelli” si svolgerà, dal 12 al 19 settembre 2013, nei castelli di Taranto, Francavilla Fontana e Corigliano d’Otranto. In ciascuno di essi avrà luogo una giornata che vedrà, al mattino, lo svolgimento di un seminario di circa 20 minuti su argomenti scientifici alternato da concerti, reading, intermezzi coreutici di 10 minuti e, nel pomeriggio e la sera, lo snodarsi di attività, concerti, mostre e performance che coinvolgono tutte le discipline artistiche. L’evento sarà occasione unica in Italia per lo scambio di esperienze tra il gruppo di medici artisti nazionale e locale. Il programma dei singoli appuntamenti sarà affidato alla direzione artistica di Mari D’Elia e di Ennio Brunetta. È prevista la partecipazione di pazienti-artisti e di personale parasanitario.
 
Claudia Grassi


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