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L'architettura della cremazione in Italia

La mancanza assoluta di pubblicazioni, di relazioni, di disegni e di fotografie che documentino la realizzazione dei Templi Crematori in Italia denota la scarsa rilevanza riconosciuta a questa tipologia di architettura e palesa una vera e propria rimozione di tale particolare attività progettuale dalla "storia dell'architettura". Sono infatti solo due i testi a cui è possibile fare riferimento per approfondire l'argomento: il volume di Gaetano Pini intitolato La cremation en Italie et à l'étranger de 1774 jusq'à nos jours, pubblicato nel 1884 a Milano, e il capitolo dedicato ai Templi Crematori nel secondo volume del Manuale dell'Architetto di Daniele Donghi, pubblicato nel 1925 a Torino.
A Milano, verso la fine dell'Ottocento, il 22 febbraio 1876 venne inaugurato il primo Tempio Crematorio, uno dei più importanti progetti moderni, utilizzato per l'incinerazione delle spoglie dell'industriale milanese Alberto Keller, il quale diede precise disposizioni testamentarie per lo sviluppo e per la sperimentazione degli studi relativi alla cremazione, lasciando per tale scopo la disponibilità di una ingente somma.
Milano diviene così - per l'intervento progettuale di Carlo Maciacchini, autore del tempio e progettista del complesso del Cimitero Monumentale - il "punto di partenza" del progetto cremazionista. Se, grazie alla realizzazione di tali opere, il capoluogo lombardo identificò la città-guida della cremazione, Lodi acquisì i connotati di città-laboratorio, per aver ospitato e sostenuto l'opera dello scienziato Paolo Gorini, inventore del primo forno crematorio moderno, inaugurato nel 1877 nel cimitero di Riolo.
Verso la prima metà dell'Ottocento, quando il dibattito culturale sul tema della cremazione e sulle attività ad essa collegate iniziò a concretizzarsi e a dare i primi riscontri, Torino costituì uno dei luoghi privilegiati per la ricezione e per la divulgazione di un messaggio il cui punto di forza coincideva con la questione igienica. Nonostante la propaganda a favore della cremazione, solo nel 1882 si giunse alla decisione da parte del Consiglio Comunale di Torino di concedere il terreno per la costruzione del Tempio Crematorio. Il primo progetto fu realizzato dall'architetto Pompeo Marini nel 1888 e successivamente, su disegno dell'architetto Daniele Donghi, se ne dispose l'ampliamento, poi inaugurato nel 1895. Il Tempio fu ulteriormente ampliato nel 1950: per la complessità della struttura, per lo sviluppo continuo e per la considerevole attività rappresenta oggi, in Italia, uno dei più importanti centri, se non addirittura il più rilevante.
Superata la fase "eroica", la pratica della incinerazione dei cadaveri si diffuse rapidamente nei Paesi del centro e del nord Europa.
Al periodo storico della costruzione dei primi Templi Crematori in Europa subentrò la fase moderna dell'architettura della cremazione, che ebbe profondi e particolari presupposti nell'Europa settentrionale e centrale, molto diversi rispetto a quelli caratterizzanti le opere italiane. Per i paesi del nord, di culto protestante, fondamentali furono la radicata accettazione dal punto di vista morale e legale e la diffusione ramificata di tale pratica e delle relative strutture; mentre i paesi centrali, di culto cattolico, pur potendo usufruire di una già affermata tradizione architettonica in questo ambito, furono condizionati dal ritardo con il quale si andò imponendo l'idea cremazionista.
 
Maria Angela Gelati

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