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Gli animali domestici possono provare dolore per un lutto?

Ci sono chiare e numerose evidenze che non lasciano dubbi. Cerchiamo di saperne di più e capire se e come possiamo aiutarei nostri piccoli amici.


Abbiamo più volte trattato il tema della perdita del proprio animale domestico. Un lutto che tocca o che ha toccato la maggior parte di noi e di cui si ha spesso imbarazzo a manifestare apertamente per il timore di non essere compresi o di apparire immaturi se non ridicoli, come se ci fosse un dolore più o meno legittimo o più o meno giusto. Per fortuna si sta affermando una nuova sensibilità nei confronti degli animali che vivono nelle nostre famiglie e anche il dispiacere determinato dalla loro inevitabile scomparsa comincia ad acquisire il dovuto rispetto.

Se oramai sappiamo tutto, o quasi, di come l’essere umano risponde ad un evento luttuoso, la conoscenza delle reazioni di un animale ad una perdita ci è ancora preclusa. Cosa succede ai nostri amici a quattro zampe quando a morire è il loro proprietario o un altro animale che vive in seno alla famiglia?

La storia di Hachiko, che qualche anno fa è stata portata anche sul grande schermo, ha commosso il mondo. La vicenda ha luogo nei primi anni Venti del secolo scorso: Hachiko, un cane di razza Akita di proprietà di Hidesaburo Ueno, un professore universitario di Tokyo, accompagna ogni mattina il suo amico umano alla stazione della metropolitana di Shibuya (dove si trova l’incrocio pedonale più famoso del mondo) e nel tardo pomeriggio, quando arriva il treno delle 17, è immancabilmente lì ad attendere festoso il suo ritorno. Ma una brutta sera il professor Ueno non torna più, stroncato da un malore durante una lezione. Purtroppo Hachiko non lo sa e non si rassegna. Per 10 anni, fino alla sua morte, continua ad aspettarlo all’ingresso della stazione. La comunità, colpita dall’estrema fedeltà dell’animale, gli dedica una statua in bronzo e quando l’anno dopo, nel 1935, Hachiko passa a miglior vita, viene dichiarato un giorno di lutto nazionale. Ancora oggi, l’8 marzo (anniversario della sua scomparsa) davanti alla sua statua va in scena una cerimonia per ricordare la sua devozione.

Di storie analoghe ce ne sono molte, come quella di Fido che a Borgo San Lorenzo (FI) aspettò alla fermata dell’autobus per anni, fino alla sua morte, il ritorno del padrone Carlo Soriani, rimasto colpito mortalmente in un bombardamento nel 1943. Sono racconti toccanti che fanno provare grande compassione ed empatia nei confronti di questi fedeli amici. Possiamo immaginare la loro sofferenza e vorremo cercare di dare loro conforto.

Ma gli animali colgono il concetto di morte? Difficile dirlo, probabilmente no e le vicende citate lo dimostrano. Sia Hachiko che Fido non avevano capito che quelle persone se n’erano andate per sempre e per questo non avevano mai smesso di attendere il loro ritorno. Pure riguardo al dolore che possono provare la questione è aperta, anche se Charles Darwin lo aveva già teorizzato nel suo trattato The expression of the emotions in man and animals nel lontano 1959. Quello che oramai è certo che anche gli animali hanno una struttura emozionale complessa, ma è da poco che si è cominciato ad indagare in questo senso e gli studiosi non sono tutti concordi nel decodificare i loro comportamenti.

In ogni caso si possono evidenziare atteggiamenti comuni negli animali domestici privati del loro riferimento umano o di un altro animale compagno di vita. Le reazioni sono facilmente visibili: possono assumere un palese atteggiamento avvilito, aggirarsi per casa cercando chi non c’è più, dormire molto, smettere di mangiare, di giocare o anche, soprattutto nei gatti, modificare il loro carattere diventando più affettuosi nei confronti del loro proprietario (nel caso di separazione da un altro pet) oppure diventare più aggressivi. In qualche caso possono anche ammalarsi. Alcuni esperti di comportamento animale attribuiscono questa sofferenza non tanto alla perdita, ma piuttosto alla brusca interruzione della routine quotidiana. Qualunque sia la causa è tuttavia innegabile che l’animale subisce un trauma e si senta destabilizzato.

Come aiutarlo? Qualora fosse possibile sarebbe utile lasciare che l’animale possa avvicinarsi e annusare il corpo senza vita (di persona o animale che sia) così che la sua scomparsa diventi tangibile e abbia più probabilità di essere compresa. In questo modo l’aspettativa che il compagno ritorni potrebbe essere bloccata sul nascere evitando quegli episodi strazianti che abbiamo descritto. È poi importante creare un’atmosfera confortevole, parlare loro in maniera rassicurante: anche se non sono in grado di capire le parole, gli animali sanno infatti cogliere il tono della voce e percepire il linguaggio del corpo.

Abbiamo letto in uno dei primi numeri di settembre 2020 della newsletter The Daily Hearse che alla morte della propria madre, una donna inglese ha “onorato” il dolore del gatto appartenuto all’anziana signora con cui aveva un rapporto simbiotico, creandogli una sorta di “cuccia dei ricordi”, un cesto imbottito con indumenti appartenuti alla persona scomparsa in cui potersi accoccolare e probabilmente sentirsi più tranquillo.

Come per gli umani, anche le risposte dei nostri piccoli amici al dolore per una perdita sono soggettive. Gli esperti suggeriscono comunque di istaurare quanto prima una nuova routine quotidiana che infonda una rinnovata stabilità e senso di sicurezza. Il cambiamento di abitudini e, in qualche caso, il contatto con persone diverse, potrà mitigare il senso di assenza e far superare più in fretta la fase di criticità. L’importante, alla fine, è far sentire loro che non sono stati abbandonati, che c’è ancora qualcuno al loro fianco capace di prendersene cura e di amarli.
 
Raffaella Segantin


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