- n. 3 - Maggio/Giugno 2014
- In ricordo di...
Una amicizia di lunga data
Ho conosciuto Nino Leanza moltissimi anni fa, quando iniziò a collaborare con Feniof che, allora, era l’unica Federazione rappresentativa delle Imprese private di Onoranze Funebri.Nacque immediatamente, e spontaneamente, una intesa basata su molte caratteristiche che ci accomunavano: l’intraprendenza, la voglia di fare, lo spirito imprenditoriale, la lungimiranza, la capacità di saper precorrere i tempi cogliendo in anticipo quelli che sarebbero stati gli scenari futuri del mondo delle onoranze funebri. Quando scoprimmo di essere nati lo stesso giorno (io di qualche anno prima …), ecco che l’iniziale simpatia cominciò a trasformarsi in un sentimento che nel tempo si è evoluto fino a poter essere considerato di vera e propria amicizia. Basata sempre sulla reciproca stima e sull’apprezzamento di quanto ciascuno di noi, ognuno nel proprio campo professionale, è stato capace di realizzare.
Non sono mancati, ovviamente, momenti di contrasto e differenti punti di vista. D’altronde, come avrebbe potuto essere diversamente? Lui siciliano “verace” ed io veneto, e quindi “meridionale del nord”: due personalità forti, convinti delle proprie ragioni e pronti a battersi per vederle affermate! Ma anche due persone generose, con un forte spirito di servizio e con il desiderio di contribuire realmente al bene di tutti!
A Nino, alle nostre famiglie e agli amici comuni (pochi, per la verità, quelli “veri”!) mi legano tanti ricordi che appartengono, però, alla sfera personale e che in tale ambito desidero restino. A lui voglio invece rendere pubblicamente merito per le sue qualità umane e imprenditoriali e per essersi davvero adoperato per la crescita e per lo sviluppo del sistema funerario italiano e per la sua affermazione nel mondo.
Se ne è andato troppo presto, ma con la consapevolezza che noi, che gli abbiamo voluto bene, saremo al fianco dei figli, Sara e Alberto, e di tutti i collaboratori per portare avanti, con la tenacia di sempre, i progetti che tanto gli stavano a cuore.
Alcide Cerato