- n. 2 - Marzo/Aprile 2019
- Intervista a...
Alcide Cerato, pioniere nell’innovazione della funeraria
All’indomani del suo ottantesimo compleanno e del ritiro dalla vita professionale, Pietro Innocenti intervista il fondatore della San Siro Alcide Cerato, colui che introdusse in Italia il concetto di casa funeraria.
Ha suscitato un certo scalpore nel microcosmo funerario nazionale ed internazionale la notizia, ripresa in un altro articolo di questo numero, della cessione della
San Siro American Funeral. Entra in scena una nuova entità, partecipata al 20% da
Massimo ed Andrea Cerato, figli del fondatore, il Commendatore Alcide Cerato (noto anche, in dialetto meneghino, come il
“Cumenda” dopo che, nel 1970, era stato insignito della prestigiosa onorificenza per meriti sportivi e commerciali), nominati rispettivamente presidente ed amministratore delegato della nuova società denominata
HOFI.
È quindi tempo di ripercorrere con l’amico Alcide la storia, unica, di quella che è diventata nei suoi 54 anni di vita la stella polare del firmamento funerario nazionale.
Allora, Alcide, siamo giunti ad un momento importantissimo della tua vita di uomo e di imprenditore. Quali sono le ragioni che ti hanno spinto a fare questo passo?
Come accadutomi al momento di lasciare il ciclismo le situazioni obiettive ti guidano nelle tue scelte. Non bisogna mai perdere di vista la realtà. Inutile cullarsi in sogni impossibili. Quando, a soli 26 anni, quella dannata caduta al Giro del Piemonte mise brutalmente un termine alla mia carriera di ciclista professionista dovetti scegliere una strada diversa per il mio futuro”.
E come mai ti indirizzasti verso un’attività così “particolare” come quella delle pompe funebri?
Si dà il caso che in ambito familiare ci fosse già qualcuno attivo nel settore e, dopo aver attentamente osservato la situazione, ritenni che fosse tempo di dare una sterzata, che potrei definire rivoluzionaria, ad una professione che da tempi immemorabili tirava avanti in un grigiore piatto, in assenza del benché minimo segno di ammodernamento. Decisi allora di rompere con il passato. La prima iniziativa fu di andare a vedere quello che succedeva negli Stati Uniti, Paese, allora come oggi, all’avanguardia, per trarne ispirazione con l’intento di non imitare pedissequamente gli Americani ma filtrando questa nuova esperienza attraverso il substrato culturale e tradizionale della Penisola in modo da apportare un vento nuovo nel mondo funerario nazionale. Ecco spiegato il nome della società e la ragione di essere American Funeral”.
Esperienza destinata a rinnovarsi ulteriormente qualche decennio dopo quando, avendo deciso ancora una volta da pioniere di proporre agli italiani il
concept di casa funeraria mi invitasti ad accompagnarti, assieme ad Andrea, in un lungo tour attraverso vari stati degli USA per toccare con mano la realtà delle
funeral homes e non solo. Giro che si concluse, come certamente ricorderai, alla famosissima
Campbell di New York dove era esposto il modello di cofano placcato oro, da 130.000 dollari, prodotto in pochi esemplari all’anno da una piccola azienda dello Utah utilizzato nell’ottobre 2003, per il funerale di Song Meiling, la vedova di Chiang Kai-shek il presidente di Formosa-Taiwan.
In effetti si trattò di una visita a 360° del mondo funerario d’oltreoceano che, oltre alle case funerarie, incluse i grandi produttori di cofani (Batesville, in primis), di veicoli funerari, di accessori nonché i cimiteri. Anche in questo caso non si trattò di ‘copiare’, quanto piuttosto di estrarre il meglio da quanto osservato per giungere ad una ‘creazione’ che potesse rappresentare un vero passo avanti nella cultura funeraria del nostro Paese. E questo non per un piacere narcisistico fine a sé stesso ma per offrire alle famiglie un ambiente atto ad alleviare, per quanto possibile, il dolore per la perdita di un essere amato. Non bisogna mai dimenticare che chi si rivolge a noi si aspetta un aiuto, un conforto, un sostegno per affrontare una prova di grande sofferenza. Sono convinto, senza falsa modestia, che le case funerarie che ho, ci tengo a sottolinearlo, c-r-e-a-t-o (N.d.R. - guarda caso, anagramma di Cerato!) assolvano oggi pienamente la loro funzione: Baggio, aperta nel 2006 ad Ovest di Milano e via Corelli del 2016 nella zona Est, costituiscono un esempio che altri colleghi hanno voluto seguire. Oggi tale concetto si sta estendendo in tutto in Paese con caratteristiche peculiari alla situazione geografica e socio-economica”.
Sicuramente non deve esser stato facile.
Non pensi che il ciclismo, sport massacrante, t
i abbia aiutato a superare non solo i colli del Giro o del
Tour (cosa già dura, penso, per uno della tua stazza abituato sin da ragazzino a spingere i pedali sulle strade infinite delle pianure padovane del tuo Veneto natale) ma anche i
tanti ostacoli che ti sarai certamente trovato a dover affrontare per realizzare i tuoi progetti?
Tu sfondi una porta aperta. Non c’è alcun dubbio che l’attività sportiva se praticata onestamente costituisce una scuola di vita unica ed irripetibile che vale quanto e più, in certi casi, dei master post universitari. Ti porta a conoscere l’uomo per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con le sue forze e le sue debolezze. Impari a batterti con lui se vuole sopraffarti o ad aiutarlo quando è in difficoltà o in preda allo sconforto. Quello che succede, a farla breve, nella vita di ogni giorno. E ti assicuro che gli ostacoli non sono mancati: talvolta per incapacità a comprendere, in altri casi per stupidità o anche, rincresce dirlo, per il piacere perverso di nuocere motivato da invidia o da pura e da semplice cattiveria. Per questo la San Siro ha sempre sponsorizzato club sportivi o singoli atleti proprio perché costituiscono un esempio al quale i giovani dovrebbero ispirarsi piuttosto che lasciarsi andare ad una sterile neghittosità o, peggio ancora, a pratiche estremamente diffuse e dannose per la loro salute fisica ed intellettuale. Una delle più grandi soddisfazioni, oltre che una graditissima sorpresa, è stata quella di rivedere alla vigilia del mio compleanno, lo scorso 11 Febbraio, gli amici della S.C. La Nuova Baggio San Siro di Alcide Cerato (N.d.R. - società ciclistica di primo piano, sia su strada che su pista, attiva tra gli anni ’70 e gli ’80) che hanno deciso di festeggiarmi, a mia insaputa, in una data così significativa. Come sai conservo nell’ambiente del ciclismo (N.d.R. il "Cumenda" è stato anche presidente della Lega del Ciclismo Professionistico) un gruppo importante di amici sempre pronti per ritrovarci e rivivere i bei momenti trascorsi assieme”.
Sei nato l’11! Doveva essere un giorno predestinato visto che il numero uno è ripetuto addirittura due volte e ti si addice perfettamente dal momento che lo sei stato nella tua professione.
Anche in occasione della cessione della tua azienda sei andato nella direzione del nuovo, dal momento che per la prima volta in Italia la finanza entra nel mondo funerario, seppure in ritardo rispetto a quanto già successo negli USA, in Gran Bretagna, Francia, Spagna…
Indubbiamente il momento è per certi aspetti storico. Il tempo dirà se tale configurazione del mercato funerario sia praticabile in Italia, Paese per molti aspetti atipico. Molto dipenderà dalla maniera di gestire la novità. Personalmente sono più che convinto che una sana ed oculata gestione finanziaria non solo sia auspicabile ma anche necessaria. Tuttavia tale rigore non deve sconfinare nella rigidità. Intendo dire che l’umano ha ancora una assoluta ragione di esistere. Le dinamiche infra-aziendali dovrebbero essere sottese dalla constatazione, inoppugnabile, che i dipendenti possono avere per le più svariate ragioni periodi più o meno difficili da affrontare. L’empatia dovrebbe ancora avere uno spazio privilegiato nei rapporti tra dirigenti e dipendenti contribuendo alla formazione di quello “spirito di squadra” foriero di sinergie indispensabili per garantire l'affermazione dell’impresa e la realizzazione personale di ciascuno. Credo che il successo della San Siro sia dovuto anche al fatto che tali valori hanno costantemente indirizzato il mio operato e spero che coloro che proseguono il cammino sapranno fare tesoro di questa esperienza”.
Ed ora che cosa pensi di fare? I progetti non mancano. Riposarmi un attimo, certo! Occuparmi delle mie cose, soprattutto viaggiare e conoscere nuovi orizzonti, nuovi uomini perché la più grande ricchezza dell’universo non è altro che l’Uomo, quello con la ‘U’ maiuscola, che non finiamo mai di conoscere. Sarò poi sempre disponibile per un consiglio a chi desideri avvantaggiarsi della mia lunga esperienza professionale”.
Mi consenti ora di evocare due episodi che permetteranno a chi legge e ti conosce solo per sentito dire di capire chi sei veramente?
Il primo risale a molti anni fa quando mi parlavi di un collega corridore che te ne aveva combinate di cotte e di crude comportandosi ignobilmente nei tuoi confronti. Di botto t’avevo chiesto perché non pensassi di scrivere un libro di memorie e rendergli pan per focaccia. La tua risposta è stata:
“Non posso farlo perché è morto e non potrebbe difendersi!”. Mi sono sentito, posso dirtelo oggi, un verme. Più di ogni altra tale risposta dà la dimensione e lo spessore del personaggio che sei.
Il secondo episodio, più recente, risale a qualche anno fa quando mi proponesti di accompagnarti in una famosa libreria di piazza Duomo per assistere alla presentazione fatta da
Ennio Doris, Presidente della
Mediolanum uno degli uomini più potenti d’Italia anche lui veneto, dell’ultimo dei tanti libri da lui scritti sul ciclismo, sport di cui è un cultore appassionato oltre che uno sponsor storico. A causa del traffico arrivammo in ritardo, ma non appena entrati in una sala gremita da tutta la “Milano che conta” l’oratore interruppe la sua presentazione per esprimere il piacere e l’onore
“di accogliere il caro amico Alcide Cerato cui indirizzo il mio benvenuto ringraziandolo per essere con me in un giorno così importante”. Occorre altro per esprimere la stima che circonda il "
Cumenda"? Non mi pare!
Vedi, Pietro, sono proprio questi dettagli che mi portano a pensare che tutto sommato il mio lavoro non sia stato inutile. Spesso mi si rimprovera una certa facilità alla collera espressa anche in termini estremamente crudi ed in ogni caso sempre senza peli sulla lingua. Ti assicuro però che mi passa presto e che tali sfuriate non scalfiscono la stima che posso avere per coloro che mi stanno accanto. L’obiettivo rimane lo stesso: tirare sempre fuori il meglio dai miei collaboratori!”.
Te ne dò ampiamente atto per essere stato in alcune circostanze testimone in situazioni simili. Credo che per chiudere questa breve intervista, che potrebbe durare ancora molto, non vi sia nulla di meglio che riprendere
i termini del messaggio, sobrio ed esplicito, che hai fatto apparire su tutta la stampa nazionale ad inizio febbraio. Che puoi dirci?
Che tali propositi rispecchiano fedelmente il mio sentire. Che il tempo di ‘riprendermi il mio tempo’ è ormai giunto assieme alla consapevolezza di aver lasciato il mio ‘gioiello’ in buone mani con la speranza soggiacente che esso continui a brillare per i lunghi anni a venire. Si tratta del frutto di una vita di lavoro appassionato e di coinvolgimento totale nella sorte dell’azienda. Se oggi la San Siro American Funeral è quella che è - un punto di riferimento e di esempio nel panorama funerario non solo nazionale - ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro entusiasta dei miei collaboratori e l’appoggio dall’esterno dei tanti amici incontrati lungo il percorso. Per questo mi sembra giusto non dimenticarli ringraziandoli di cuore in questo momento di grande emozione. Ora inizia un altro capitolo che mi permetterà di dedicarmi a tante attività che avevo dovuto trascurare per occuparmi a tempo più che pieno alla mia creatura. Un futuro ricco si apre davanti a me, un oceano di scoperte e sensazioni che si annuncia pieno di nuove esperienze e di nuovi stimoli”.
E che buon vento ti porti, Alcide, nel tenere il timone, da esperto nocchiero, su quel mare immenso. Grazie!
Pietro Innocenti