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Il mistero delle scie luminose

Aeroplani senza numeri sui cieli dell'Europa

È accaduto progressivamente durante gli ultimi cinquanta anni e recentemente il fenomeno è divenuto fin troppo evidente. Il clima è cambiato. Lo notano bene gli anziani che ravvisano le anomalie senza trovare risposta, ma sono rimasti in pochi e l’età porta rassegnazione. L’uomo, che da sempre ha alzato gli occhi al cielo in cerca del proprio Dio e di misteri arcani, rapito dalle stelle, attento all’alternarsi di stagioni e nubi, lentamente è stato piegato. Piegato verso il basso da un disegno che si sviluppa da sé, iniziato nei meandri del sempre.
Seduti nelle auto, chiusi nelle case e negli uffici, viviamo sempre con un tetto sulla testa e la fretta nel cervello, attenti al semaforo, all’asfalto, al pc, alle piastrelle e non alziamo gli occhi se non per inveire. Camminiamo a testa bassa per queste ed altre cose. Non è un caso. Sempre meno prestiamo attenzione alla volta celeste e si allontana la reminiscenza di quando vi erano stagioni, cieli stellati, temporali estivi, cumulonembi a primavera.
Dicembre 2011, Italia del Nord: temperature tiepide, terzo mese di siccità, il popolo del nulla esulta, si risparmia sul riscaldamento. Gennaio 2012: perturbazione proveniente dal Polo Nord spazza mezza Europa con venti gelidi e con nevicate che hanno colto di sorpresa apatici uomini civili, mandando in pochi giorni il nostro stile di vita in un panico presto dimenticato. Febbraio 2012: una bolla di alta pressione di provenienza non ben definita porta le temperature oltre i 20°. In pochi giorni lo sbalzo termico ha rasentato i 45° e noi, popolo svigorito e distratto, borbottiamo per il caldo senza chiederci perché.
Il mistero vola sulle nostre teste. Aviogetti cisterna vanno e vengono scaricando da anni intrecci di scie chimiche nella bassa atmosfera, generando nubi lunghe e sottili che si trasformano, si fondono, si compattano per poi svanire.
Dall’alto del terrazzo li vedo dal 2007: vedo l’arco alpino mutarsi in una grande padella con aeroplani che volano a creare un misterioso coperchio e mi chiedo “perché?”. La risposta è brutta, fa tremare il cervello. Combacia con l’inquieta fama di questo 2012, cronologia funesta per decorsi astrali della civiltà Maya, ipotesi di appuntamenti biblici, numero ultimo per profezie di remoti veggenti.
Gli aeroplani volano quasi sfacciatamente, rilasciando molecole sintetiche di origine organica in quella che un tempo era solo atmosfera. Scie chimiche: su Internet, pagine di ipotesi e nebulose smentite. Ogni tanto se ne parla in tv, scatola che rassicura prendendoci in giro: “apparecchi non meglio identificati che svolgono esperimenti per telecomunicazioni”. Questa idiozia è voce di un ufficiale in un talk show piuttosto accreditato. Mentre ascoltavo mi ponevo la domanda: “da quando aerei non meglio identificati volano negli spazi aerei nazionali senza essere intercettati?”. A ognuno la propria risposta. Io ho la mia e ne ho paura: “se l’ufficiale ammette in un modo così sfuggente, significa che noi non dobbiamo sapere niente”.
Ma chi siamo noi? Noi, per la mano del potere, non siamo stati mai nulla. Noi la massa, noi la gente siamo numeri sempre immolati nel nome di qualcosa che non abbiamo compreso, obbligati ad accettare a testa bassa conflitti, rivoluzioni, schiavitù, deportazioni, gas asfissianti, esplosioni nucleari, mercati globali, prodotti transgenici, esperimenti, decisioni. Noi che non guardiamo più il cielo, noi che non crediamo più in Dio, noi incollati alla tv siamo un insieme di nulla persuasi di essere importanti perché abbiamo la democrazia, la macchina nel box, una casetta, qualche debito, un conto in banca che già sentiamo meno nostro e le rassicuranti previsioni del tempo cento volte al giorno. Il tempo sta cambiando in tutti i sensi. Gli aeroplani volano sulle nostre teste basse, irrorano il cielo di silicio e di microscopici ossidi mentre noi, sempre più con gli occhi a terra, sentiamo il malessere ribollire nelle nostre pance e la nostra memoria atavica ci avvisa che qualcosa non va, ma non sappiamo cosa. Noi, popolo del nulla, siamo chiamati a rialzare le nostre teste, a riscoprire la forma delle nuvole e a domandarci perché in un mese sono trascorse due stagioni; notizia che ci giunge come semplice statistica: “il giorno più freddo da oltre 150 anni, la settimana più calda dal 1926, effetto serra, buco nell’ozono,…”.
Intanto jet senza numero né nazionalità si intrecciano formando un piumone sull’Europa. Un motivo esiste, vorrei ignorarlo, invece è chiaro, non voglio dirlo. Non prendetemi sul serio, forse sono un pazzo, un visionario. Il popolo del nulla ha gli occhi bassi davanti alla chat, ipnotizzato dai saltimbanchi della politica, dalle follie della finanza che non esiste più, dalle previsioni e dai grafici delle menzogne, sempre più geniali nella loro insopportabile arroganza. Il popolo del nulla non deve sapere. Deve ignorare il rumore dell’ultimo battito del pianeta e il quid della prossima guerra. Del resto, nessuno glielo disse mai. Gli aerei rilasciano le scie di sera, di notte! Informatevi, è tempo di Risorgimento culturale! Guardate il colore del cielo, tramonti che sembrano bruciare gli aguzzi profili dell’arco alpino, tramonti troppo rossi. Colori che non vidi mai.
Per conoscere il resto non resta che aspettare. Il 2012 e il suo nefasto appuntamento finirà comunque e questo unico, splendido, stanco pianeta inizierà un nuovo giro attorno alla propria stella. Con o senza di noi. Solo di questo sono certo. Oggi, venerdì 2 marzo 2012, ore 13.55. Siamo in quattro sul terrazzo in questo angolo del Piemonte. Forse è suggestione, forse è verità: splende il sole, ma in basso il cielo è bianco, spesso, sono corti gli orizzonti e l’aria è quasi pesante. Un tempo, all’epoca della mia infanzia, quando si sentiva l’umido della pioggia venire da lontano e l’Italia era molto più pulita, il proverbio del mese era: “marzo pazzerello, se esci di casa prendi l’ombrello”. Speriamo domani scenda acqua a catinelle.
 
Carlo Mariano Sartoris


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