Rotastyle

11 settembre 2001
Interventi di: C.M. Sartoris, S. Pignanelli, M.C. Candi

Sperando di non dovere andare Oltre ...

Assistere in diretta alla rovina dell'indistruttibile gigante e all'olocausto di migliaia d'innocenti è stato uno spettacolo tremendo, sconvolgente, ma è stato uno spettacolo, prevedibile e già visto in chiassosi film di prima visione.

Uno spettacolo tristissimo, ma che prosegue e che va avanti. Personalmente, ho provato soprattutto molta pena e, dentro me, un diavolo impietoso continua a chiedermi di chiedermi il perché. Ho trovato le mie opinioni dentro ai volti di popoli esaltati ed a quelli degli intenditori della prossima guerra, nelle ridondanti notizie sui cali della borsa, nelle paure di chi sa come essere forte con i deboli e ragionevole con i potenti, nelle dure sentenze di chi blatera risposte senza chiedersi il perché.
Lo vedo, esiste, ingarbugliato nei meandri delle menti di personaggi nati da un germe infetto, si manifesta, esplode all'improvviso, incurante della gente che non vuole sapere o che non sa.
È il perenne riciclarsi del male, dissimulato e ingannevole sotto le mentite spoglie dei suoi troppi, insospettabili aspetti.
Forse il peccato originale dell'uomo è la consapevolezza di dover convivere con la propria crudeltà latente?
Che Dio ci aiuti, per un'altra volta ancora.

CARLO MARIANO SARTORIS



Da piccolo, nel mio immaginario fantastico, ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto, prima o poi, assistere ad un evento incredibilmente roboante, per grandezza e spettacolarità.
Andando al cinema la mia curiosità veniva spesso soddisfatta da immagini irreali, ma concrete, che impressionavano la mia anima di fanciullo attraverso gli occhi. Quelle immagini erano finte e ne ero conscio. Questo era il loro fascino, la consapevolezza della loro esistenza scenica, la realizzazione cinematografica di quella che sarebbe stata la proiezione nella realtà di una fantasia, seppur catastrofica.

La tragedia delle Torri Gemelle ha spezzato la magia tra sogno-finzione e realtà.
Mentre tutto accadeva veramente, si aveva l'impressione che tutto fosse una finzione scenica, come in un film. Ma nessun regista avrebbe detto: "Stop! Buona la prima!". Nessuno sarebbe stato in grado di far ritornare il "set" come era prima dello schianto dei due aerei.
Certo la televisione ha fatto la sua parte in quanto, trasmettendo le immagini del disastro, ha rafforzato ulteriormente nella coscienza sociale la gravità di quegli eventi.
L'altro aereo che si è abbattuto sul Pentagono non ha avuto lo stesso impatto emotivo di quelli sulle Torri Gemelle. Infatti le immagini sono intervenute a cose fatte e quello che si vedeva, seppur terribile, non godeva del beneficio dell'imminenza della catastrofe.
Non per questo l'episodio è stato meno grave. Non dimentico neanche il quarto aereo che si è schiantato al suolo senza colpire nessun obiettivo. Mi auguro solo che i passeggeri dei quattro aerei non si siano accorti di quanto stava per accadere e che abbiano ingenuamente pensato solo ad un dirottamento. Non sapremo mai cosa hanno pensato e cosa hanno passato in quei terribili, interminabili minuti.

Continuo, a distanza di giorni, a chiedermi il perché di tanta violenza, come si è potuta concepire una simile barbarie, ma, soprattutto, da quale meandro putrido del cervello umano (?) sia potuta scaturire una simile idea.
La risposta potrebbe essere agghiacciante nella sua semplicità: chi non ha mai pensato, da bambino, di voler assistere alla caduta al suolo di un aereo o all'impatto di questo contro un palazzo? Tutto quanto è accaduto potrebbe essere scaturito, tragicamente, da una tara infantile di un cervello malato che ha messo in atto una fantasia morbosa in nome di un Dio che, chiunque esso sia, ne sono sicuro, non chiederebbe mai un sacrificio del genere.
Mi sento così stordito dalla grandezza di questa impresa malvagia che, ripercorrendo con la mente le immagini televisive degli aerei che si abbattono sulle Torri gemelle, mi viene da chiedermi se tutto ciò sia potuto accadere veramente.

SALVATORE PIGNANELLI



L'attacco al World Trade Centre avvenuto nel settembre 2001 apre un dibattito che dal nostro sistema di certezze giunge ad un nuovo approccio etico, passando attraverso l'evoluzione che i principi a fondamento dell'Idea di Democrazia stanno inevitabilmente mostrando.
Innanzitutto nulla di più iconografico, e pertanto nocivo, poteva essere concepito, nella sua orribile drammaticità, per colpire le basi della società occidentale. Un aereo, il mezzo che rappresenta il nostro diritto alla mobilità ed alla sicurezza, principi scontati per un occidentale, ma tutt'altro che banali per buona parte dei cittadini del pianeta, ha colpito la città simbolo del progresso, ed in essa l'iconografia suprema del nostro modello di sviluppo.
Inoltre, a livello internazionale, si sta assistendo in queste ore ad un fenomeno di totale negazione del principio fondante dell'ideale Democratico, laddove ogni decisione di politica interna ed estera viene espressa in modo unilaterale da un singolo stato.
Il voto unanime del Congresso americano e la totale assenza di ogni dibattito nelle sedi dedicate, le Nazioni Unite, sta infatti negando il fondamento dell'idea di democrazia, che vede l'affermazione del principio di maggioranza, in una logica di rispetto delle minoranze.

L'assenza di ogni discussione anche solo formale, presente invece, seppur forzata dalla Ragion di Stato, ai tempi della "guerra del golfo", denota chiaramente il rischio di una deriva plebiscitaria, che, se da una parte afferma il diritto dell'occidente a difendersi da atti della inaccettabile violenza ormai a tutti nota, dall'altra segna l'inizio di un'epoca dove tutto l'ordine internazionale dovrà essere rimesso in discussione, alla luce dell'evidente fallimento del modello attuale fondato sui valori della disuguaglianza tra una ristretta cerchia di persone cui ogni diritto è garantito, ed una larga maggioranza di persone, totalmente prive di diritti economici e politici.
Questa è, a mio parere, la sfida etica, e poi politica ed economica, che aspetta l'occidente, i paesi islamici e le grandi democrazie asiatiche.

MARIA COSTANZA CANDI


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