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Il Cimitero delle Clarisse a Ischia

Le suore non sepolte e la meditazione sulla morte

Sull’isola di Ischia dal 1577 al 1809 fu attivo un Convento di monache Clarisse. La fondatrice si chiamava Beatrice Quadra ed era una nobildonna napoletana che, rimasta vedova, volle trovare consolazione al proprio dolore dedicando la vita alla preghiera e alla meditazione. Il convento venne edificato all’interno della fortezza che costituisce il Castello Aragonese, raggiungibile da Ischia Ponte; fu attivo per oltre due secoli e venne smantellato all’inizio dell’Ottocento in seguito alla emanazione di una legge, voluta da Gioacchino Murat, tramite la quale, in perfetto stile napoleonico, venivano soppressi tutti gli ordini religiosi del Regno di Napoli.
Oggi il Convento delle Clarisse, con l’annessa Chiesa della Immacolata, è uno dei luoghi storici di Ischia ed è possibile visitarlo. Proprio sotto la Chiesa è ancora presente, assolutamente intatto, il Cimitero delle Clarisse, un luogo decisamente unico nel suo genere ed estremamente suggestivo se non addirittura impressionante! Le monache defunte, infatti, non venivano propriamente seppellite, ma messe in posizione seduta su sedili di pietra che, al centro, erano dotati di un buco con sotto un vaso d’argilla: erano detti “scolatoi” e servivano a raccogliere i liquami prodotti dalla decomposizione dei corpi. Ogni giorno le suore vive si recavano a far visita alle consorelle; la vista dei corpi consumati e in decomposizione doveva servire loro per meditare sulla fragilità della carne e sulla pochezza della vita terrena. Una modalità decisamente di forte impatto emotivo, oltre il limite del macabro, ma che fu perseguita per interi decenni fino alla chiusura del convento.
Oggi, ovviamente, nella stanza ipogea che ospitava il Cimitero delle Clarisse sono rimasti solo i sedili in pietra e l’immaginazione stenta a ricostruire cosa fu questo luogo, cosa vedessero le suore, che aria si respirasse là sotto...
Occorre tuttavia sempre riflettere sul rapporto che le persone di quel tempo avevano con la morte, molto diverso da quello dell’epoca contemporanea in cui tutto ciò che è conseguenza materiale del decesso viene nascosto, coperto, allontanato. Nei secoli passati le cose andavano diversamente: anche se certamente la vista dei corpi delle Clarisse defunte, seduti sugli scolatoi, dovette suscitare molta impressione nelle suore che si recavano a vederli, vi era una maggiore consuetudine alla vicinanza con la morte e con i suoi effetti devastanti.
 
Daniela Argiropulos

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