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STUDI TANATOLOGICI

È uscito, presso l'editore milanese Bruno Mondadori, il primo numero della rivista «Studi tanatologici», legato alla Fondazione Ariodante Fabretti di Torino. La Fondazione è divenuta, a pochi anni dalla sua nascita avvenuta nel 1999, un punto di riferimento per gli studiosi che si occupano di tematiche legate alla morte e al morire, e anche una istituzione che si propone di formare professionalmente operatori funerari e sanitari.

La rivista ne è lo specchio: interdisciplinare, aperta alle esperienze e alle riflessioni europee e internazionali e pubblicata in tre lingue, è uno strumento di approfondimento e di studio. Tuttavia, ogni saggio intende rendersi fruibile a un pubblico vasto, esplicitando sempre le proprie premesse teoriche o metodologiche e dialogando anche con i non specialisti.

Le discipline sono molte, perché la tanatologia non è un sapere con uno statuto scientifico ben definito, ma il punto d'incontro tra molteplici campi di conoscenza, come già affermava l'antropologo francese Louis-Vincent Thomas: la storia, l'antropologia, la sociologia, la medicina, la psicologia, la letteratura, le arti. Altrettanto vari i temi trattati in questo numero, ma anche nei prossimi già in preparazione: i riti funebri, il lutto, i cimiteri e le politiche funerarie, le rappresentazioni della morte, le decisioni di fine vita e l'eutanasia, le cure palliative. Gli aspetti della mentalità legati alla morte e al morire sono affrontati in una prospettiva che tiene conto della dimensione diacronica e di una riflessione comparativa e interculturale, come è richiesto oggi in una società plurale dal punto di vista delle religioni, delle culture e delle tradizioni degli individui che vi convivono.

Di rilevanza internazionale e di grande prestigio il comitato scientifico, che vede la presenza di un esperto italiano del problema del lutto come Francesco Campione; di un sociologo che ha pubblicato innumerevoli libri sulla morte (tra cui il famoso The revival of death) come Tony Walter; di un antropologo che da anni riflette sulle rappresentazioni della morte e sui «luoghi dei morti» come Francesco Remotti; di uno storico della morte come Michel Vovelle; di uno storico della cultura che ha scritto sulla salute e sul corpo (vivo e morto), come Georges Vigarello; di un altro storico (italiano) che ha appena pubblicato un volume sull'infanticidio, come Adriano Prosperi; di un etnopsichiatra di fama internazionale come Tobie Nathan, e di molti altri personaggi di non minore spicco.

Il primo numero (dicembre 2005) si apre su un "ripescaggio": un saggio molto citato, ma difficile da trovare e poco letto, e mai tradotto in italiano, quello di Geoffrey Gorer sul lutto nella società contemporanea, viene pubblicato e commentato da Douglas Davies, da Michel Vovelle e da Francesco Campione.

Accanto a rubriche e saggi, la rivista ospita anche ampie recensioni e un glossario tanatologico, per coloro che volessero ricostruire la storia, oltre che il significato, di un termine. In questo numero, è la volta di «mummificazione», parola della quale Gian Marco Vidor, il curatore della "voce", ricostruisce la storia millenaria.

 
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