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Il rompiscatole

Gli organizzatori di Tanexpo 2008, dopo il grande successo conseguito, hanno certamente molti buoni motivi per esultare. Il trasferimento dell'area espositiva da Modena a Bologna ha, senza dubbio, facilitato tale successo. Quel trasferimento era nei programmi fin dal lontano 1992, data della prima edizione a Modena: da subito si puntò su Bologna, ritenuta indubbiamente più appetibile. Posso affermarlo con cognizione essendo allora, insieme ad un carissimo amico scomparso, direttamente impegnato nel Comitato Tecnico di indirizzo.
Sono passati tre lustri abbondanti e di fatti ne sono accaduti molti, causando cambiamenti che hanno modificato sostanzialmente la fisionomia del cofano funebre, riducendone la qualità ed il valore. Nonostante questo, però, c'è chi continua a definirlo "vero elemento centrale del rito del commiato". Cosa è cambiato, nel frattempo, dall'altra parte? Dalla parte, cioè, della proposta fieristica? Proposta che dovrebbe avere come principale finalità quella di cogliere i mutamenti e di adeguare l'offerta, dando utili consigli e orientamenti al consumo? Niente o quasi!
Sebbene Nino Leanza sappia benissimo cosa si potrebbe tentare di fare, dato che me ne parlò con franchezza durante una recente conversazione telefonica, non possiamo pretendere che siano gli esultanti organizzatori a levarci le castagne dal fuoco e a prendere, unilateralmente, le dovute iniziative. Se non altro le loro tasche non ne escono penalizzate o malconce, come potrebbe essere per quelle degli espositori di cofani e non so se anche di altri prodotti! Dare eccessiva importanza a ciò che si vende in fiera è sbagliato per noi produttori di cofani dal momento che, con il numero chiuso, la vendita si può, in definitiva, solo anticipare, ma non aumentare.
Ci ostiniamo a proporci nella solita veste ai nostri clienti i quali, senza nulla togliere al loro delicato ruolo, sono pur sempre degli "intermediari" fra la produzione e il consumo: non sappiamo se ad essi interessa vendere il cofano "di qualità" oppure organizzare il funerale e basta.
Vorrei si rispondesse con sincerità a questa domanda: i nostri clienti hanno o non hanno interesse ad offrire il prodotto migliore? La risposta non può essere che questa: chi dice sì e chi dice no. Chi dice sì, e spero sia la maggioranza, ragiona più con la testa che con la tasca; chi invece dice no ragiona, evidentemente, in altro modo. Entriamo in un discorso che investe il campo dell'etica: sarebbe interessante conoscere il parere dei più autorevoli esponenti del settore.
Mi rendo conto di essere un "rompiscatole", ma qualcuno ogni tanto dovrà pur farlo se si vuole tentare di uscire dal solito cliché. Il quale non impedisce all'amico Franco Ferrari di continuare a dire che noi produttori italiani siamo quelli che produciamo e proponiamo il "prodotto di qualità che tutto il mondo ci invidia"! Ci credi veramente ancora, caro Franco? O c'è da credere di più a ciò che dice Anna Paola Spagnoletti quando, riferendosi al largo uso di essenze povere quali pino e abete, denuncia una situazione di "feroce concorrenza", dove "il prezzo è diventato l'elemento predominante nella scelta del prodotto"?
Nino Leanza sarà sempre più bravo, perché bravo lo è davvero ad organizzare queste fastose (e costose) tre giorni. Ma fino a quando? Per quante edizioni ancora? Finché ci saremo noi a sostenerlo! Noi che ci arrovelliamo il cervello, non per continuare ad essere i "migliori al mondo", come dice lui stesso, ma per non diventare produttori part-time o, addirittura, ex produttori.
 
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