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La vita e la morte di Serge Gainsbourg

Rien ne va plus

Cantautore, scrittore, regista. Autore di testi difficilmente superabile. Serge Gainsbourg ha profuso il proprio talento interpretando in maniera originale ed esaustiva i cambiamenti sociali dei decenni che lo hanno visto protagonista.

"L'amore è come una fotografia: si sviluppa nel buio ...".
Serge Gainsbourg

Serge Gainsbourg nasce a Parigi il 2 aprile 1928 da genitori ebrei che dalla Russia si trasferirono in Francia nel 1917. Il giovane Gainsbourg aveva studiato arte, e dopo aver lavorato come insegnante, iniziò a suonare nei circuiti dei locali parigini.
Sin dalla adolescenza aveva maturato una rara consapevolezza dei propri limiti: trovava riluttante il suo aspetto fisico, ma era altrettanto cosciente delle proprie potenzialità artistiche e non. Serge viveva privilegiando le passioni; era dissoluto, sulfureo, ma sapeva essere timido e, al contempo, irriverente. Si lasciava trasportare dalla ineluttabilità della vita, creatore di una estetica autonoma e singolare che a conti fatti ha generato un corpo di lavoro unico ed emozionale. Una quantità di materiale infinito che negli anni a venire ha fatto e continua a fare la gioia di vecchi e nuovi fan.
Durante la propria esistenza raggiunse picchi di popolarità elevatissimi, tanto da essere considerato pressoché intoccabile in patria, anche e soprattutto grazie alla sua canzone più famosa, Je T'Aime, Moi Non Plus, dapprima incisa con Brigitte Bardot e successivamente con la futura moglie, Jane Birkin.
Tutto quello che produsse e tutto quello che, più in generale, fece in vita, fu improntato ad una lucida coerenza; sapeva di essere popolare, e per questo rifuggiva il successo, cercando in ogni modo di rendere incomprensibile la propria opera, compiendo scelte azzardate per quei tempi, non in linea col pensiero comune.
I percorsi artistici battuti dallo chansonier francese erano nel tempo divenuti di difficile comprensione. Gainsbourg stravolse gli stilemi della "chanson" classicamente intesa, contaminandola con il rock, il reggae, il jazz, la musica afro-cubana e - nell'ultimo periodo della sua produzione - anche con l'elettronica.
Decisivo nel processo compositivo dell'artista fu l'incontro con Boris Vian, scrittore e cantante "di rottura" che ispirò Serge nei momenti di massimo splendore, ma anche quando l'artista francese sembrava non ritrovarsi. Erano gli anni in cui Gainsbourg tradusse la misoginia e la misantropia in una rilucente attitudine creativa. Anni in cui la rivoluzione e i movimenti per i diritti civili si erano attivati da tempo. Serge sconvolse la Francia incidendo un album con dieci canzoni antifemministe. Un disco come quello avrebbe potuto distruggerlo, ma continuò per la propria strada, senza compromessi: era convinto che tutte le sue idee si sarebbero potute realizzare. Il suo pubblico sembrava dargli ragione: ad ogni disco crescevano le folte schiere di fan che sempre più sembravano percepire immutato il talento, la grazia e lo stile del proprio idolo.
Gainsbourg ha scritto canzoni di sconcertante impatto emotivo: il gusto per l'eccesso e per la provocazione sono temi sui quali il cantante ha costruito la propria carriera, la passione, le ossessioni, e ritornano come una costante in quasi tutte le sue canzoni. Così come il rifugio nell'alcool e nel fumo di tante sigarette, compagne di vita e di morte.
Nonostante la vicinanza con l'Italia e con la Gran Bretagna, la fama di Serge Gainsbourg non superò mai i confini del suo Paese. Il rock internazionale si accorse del suo genio solo dopo la morte. Impossibile compilare una lista esauriente di tutti coloro che si sono ispirati a lui: alcuni, come Beck, Nick Cave, Jarvish Cocker, ne hanno fatto un punto di riferimento della propria carriera, senza tuttavia raggiungere, né tanto meno eguagliare, il talento cristallino e impareggiabile di uno degli artisti più grandi di sempre.
Dopo la sua morte, avvenuta il 2 marzo 1991, la figlia Charlotte Gainsbourg (pure lei attrice e musicista di primo piano) ne ha raccolto l'eredità spirituale e sta da tempo allestendo un museo-memoriale nella vecchia casa di Saint-Germain-des-Prés.
 
Marco Pipitone

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