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Si può prevedere la data della propria morte?

Grazie all’intelligenza artificiale è possibile conoscere anche quando sarà la nostra ora, con un margine di errore alquanto ridotto. E non si tratta di un gioco.


Quando morirò? È una domanda che tutti noi ci siamo fatti almeno una volta  nella vita,  pur se consapevoli che una vera e propria risposta non può esserci. È un quesito che ci si pone anche solo per immaginare scenari futuri o per esorcizzare timori ancestrali. Ma se fino a poco tempo fa chi si intestardiva a voler conoscere la data della propria dipartita non poteva far altro che ricorrere ad indovini, maghi o fattucchiere, ora può contare su un altro tipo di aiuto. È infatti giunto il tempo di mandare in pensione la sfera di cristallo, riporre i  tarocchi nel cassetto e gettare i fondi di caffè nella spazzatura o usarli come concime per i vasi di fiori: adesso per ottenere una risposta a questa fatale domanda basta consultare il proprio smartphone. 

La tecnologia sta rendendo la vita dura anche ai professionisti dell’occulto perché le applicazioni digitali che riguardano oroscopi, lettura delle carte, interpretazione dei sogni e simili sono infinite, c’è solo l’imbarazzo della scelta! Anche per venire a conoscenza della data della propria morte esistono diversi siti dai nomi più che mai evocativi come Death clock (l’orologio della morte) Time left (il tempo che ti rimane) Fateful Day (il giorno fatidico). Per lo più si tratta di app che appartengono a quello che potremo definire l’ambito dei giochi, niente di serio insomma, giusto un passatempo per animare una serata un po’ noiosa.

C’è invece chi si è dedicato seriamente allo studio di un programma che possa prevedere, su basi obiettive e scientifiche, la durata di vita delle persone, escludendo ovviamente i decessi causati da incidenti o da eventi eccezionali come l'attuale epidemia di coronavirus. Tutto ciò ha lo scopo di renderci più consapevoli dei rischi che possiamo incorrere con comportamenti errati e prevenire o rallentare le cause che portano inevitabilmente alla morte. Da queste ricerche sono nati diversi sistemi di rilevazione , come Gero Lifespan, una app per cellulari messa a punto dai ricercatori di Gero (una compagnia che si occupa di biotecnologie applicate alla longevità) e del Moscow Institute of Physics and Technology. Gero Lifespan si basa su un particolare algoritmo che elabora una serie articolata di dati relativi allo stato fisico dell’utente tanto da essere in grado di prevedere la data del decesso con un margine di errore al di sotto dei 40 giorni.

Come è possibile? Volendo semplificare, diciamo che il tutto accade combinando  la raccolta di dati generici di una persona (come sesso, età, peso, altezza, patologie congenite, storia familiare, alimentazione ecc.) con il suo stile di vita. Determinate per il successo dell’operazione è l’uso da parte del soggetto interessato dei cosiddetti dispositivi “indossabili”, dagli smartphone ai braccialetti fitness, in grado di monitorare costantemente i parametri vitali (come pressione sanguinea, attività cardiologica, valori del sangue e molto altro).

Una tecnologia che ha significative conseguenze. Un grande interesse lo dimostrano, come  prevedibile, le compagnie di assicurazione (soprattutto in quei Paesi in cui non esisteste un’assistenza sanitaria garantita e gratuita) che, acquisendo i dati relativi alla salute dei propri clienti possono formulare pacchetti su misura e offrire vantaggi, in termini di sconti, a coloro che hanno un comprovato stile di vita più salutare. Anche il servizio sanitario pubblico se ne può avvantaggiare per poter pianificare in anticipo quelle che possono essere situazioni da affrontare in futuro o attuare piani di prevenzione mirati. Ed infine anche l’utente stesso può trarre beneficio nel poter verificare regolarmente i propri parametri, come pure nel sapere di essere sempre sotto controllo, poiché è stimolato ad assumere comportamenti positivi, come ad esempio contrastare la sedentarietà o optare per un’alimentazione più sana.

Veniamo ora a Google, il colosso informatico con cui tutti abbiamo a che fare nella nostra quotidianità. Un articolo apparso qualche mese fa sulla rivista scientifica americana Nature, illustra un progetto in fase di realizzazione di un algoritmo alimentato da intelligenza artificiale che riesce a prevedere la morte dei pazienti dimessi dalle strutture sanitarie entro 24 ore, con una impressionante precisione del 95%. Anche questa applicazione, realizzata  grazie alla collaborazione con la Stanford University e con la facoltà di Medicina della University of Chicago, è stata ottenuta raccogliendo i dati di 216.221 pazienti, intersecando informazioni basilari come sesso, età ed etnia con altre più complesse come diagnosi, analisi del sangue ed esami specifici. Una volta analizzati ed elaborati, la piattaforma è grado di suggerire al medico se dimettere il paziente oppure se sia meglio trattenerlo in ospedale più a lungo perché a rischio di morte.

Se la tecnologia spaventa e ancor più inquieta il fatto di sapere che è possibile conoscere in anticipo la durata della nostra esistenza, questi due casi dimostrano come invece tutto ciò possa essere trasformato in una opportunità per migliorare le nostre condizioni di salute con positive ricadute sia a livello personale che per la comunità.
 
Raffaella Segantin


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