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Siglata la convenzione fra CSO e Università di Bologna

Un percorso comune per disegnare gli scenari futuri

Trae le proprie origini da Tanexpo 2010 nell’ambito della quale, per la sezione “Design & Ricerca”, si è sviluppato un confronto dialettico sui nuovi radicali cambiamenti nelle forme con cui si trasmettono la memoria e il ricordo. E si è articolato in questi anni in una feconda collaborazione che ha dato corso a convegni, workshop, progetti speciali e prodotti editoriali. Il rapporto fra il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna e il Centro Studi Oltre è stato ufficialmente sancito, mercoledì 13 marzo 2013, dalla sottoscrizione di una convenzione che vedrà le due Istituzioni affiancate, per i prossimi anni, nel condurre studi e ricerche su temi di stretta attualità in ambito funerario e cimiteriale.
Nell’articolo 1 del documento siglato dal Prof. Giovanni Leoni, Direttore del Dipartimento, e da Nino Leanza, Presidente del CSO, vengono infatti chiaramente indicati gli obiettivi da perseguire: “la conoscenza, la ricerca e lo studio delle trasformazioni dell’architettura funeraria nel loro avvicendamento storico e nelle tendenze più recenti della società contemporanea in relazione alle tradizioni, ai riti e alle funzioni religiose ivi espresse; studi, ricerche ed ogni azione volta a sviluppare una maggiore comprensione della relazione tra lutto e società tanto in ambito urbano, quanto agreste e periferico; la conoscenza della ritualità e degli spazi per il commiato propri delle culture di più recente insediamento nel territorio italiano, al fine di adeguare gli spazi della ritualità funebre e i relativi servizi; studi e ricerche specificatamente dedicate alle Case Funerarie e alle ritualità che in esse si esprimono; ogni azione e iniziativa che si proponga di promuovere efficacemente una riflessione sulla dignità della morte e dei morenti, specie se affrontata nello specchio degli spazi ad essi dedicati”.
Il Dipartimento di Architettura ha anche sottoscritto una convenzione con la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, rappresentata dal preside padre Guido Bendinelli, che ha come oggetto lo studio dell’architettura di culto per la liturgia cristiana nelle sue valenze simboliche, liturgiche e teologiche. Particolare attenzione verrà dedicata al vasto orizzonte delle relazioni fra riti e architettura in ambiti liturgici così detti “multiconfessionali”: grande valore assumono gli spazi per i rituali di commiato e per la liturgia delle esequie ove si percepisce l’attuale mixité della compagine sociale.
La firma delle due convenzioni si è svolta nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna nell’ambito del convegno "Tanatospace: architetture per il rito delle esequie” che ha visto l’intervento di Giorgio Praderio, già direttore del Dipartimento, di padre Riccardo Barile, docente di liturgia e Priore Provinciale dei Domenicani del Nord Italia, e di Carmelo Pezzino, direttore di Oltre Magazine. Moderatore Luigi Bartolomei, che ha così introdotto l’argomento: “Le mutazioni radicali nella composizione religiosa della compagine sociale hanno mutato l’aspetto tipico dei grandi cimiteri urbani. Da spazi tradizionalmente associati alla cultura cattolica, essi sono divenuti “recinti di recinti”, per gli accordi che hanno consegnato lembi di suolo alle nuove confessioni religiose impiantate sul territorio. Il multiculturalismo delle aree cimiteriali urbane e la loro crescente estensione hanno favorito la percezione del cimitero come un ambito anonimo, innescando meccanismi di rifiuto, così come l’elevato costo dell’inumazione ha incoraggiato la pratica della cremazione. La Chiesa Cattolica, pur privilegiando l’inumazione, ha accettato questa pratica, negando tuttavia tanto la celebrazione delle esequie in presenza delle ceneri, quanto la loro conservazione domestica o la loro dispersione, entrambe pratiche ammesse dalla attuale legislazione statale. Siamo così di fronte a radicali cambiamenti nelle forme con cui si trasmette la memoria. Al rifiuto dei grandi cimiteri corrisponde l’incremento della custodia domestica delle urne cinerarie o la loro custodia  collettiva, in ambiti che, in contesto europeo, le parrocchie e i centri di diverse confessioni religiose stanno predisponendo nei quartieri, in prossimità delle case o al centro delle città, in un ricongiungimento tra città dei vivi e città dei morti che si era bruscamente interrotto con il celebre editto Napoleonico di St. Cloud, causa dello “scandalo” che la morte è intervenuta ad essere nella città moderna e contemporanea”.
A seguire una tavola rotonda cui hanno preso parte, sempre sotto l’attenta regia di Luigi Bartolomei, Giuseppe Coppola, direttore di Hera Servizi Funerari Bologna, Alessandro Bosi, in rappresentanza di Massimo Benetti del Consorzio Imprese Funebri Bologna, e Gianni Gibellini, presidente di EFI – Eccellenza Funeraria Italiana, che ha sottolineato come “il rifiuto della morte si dimostra anche nella scarsa cura estetica degli obitori comunali ed ospedalieri. A tale incuria, l’indisponibilità delle case ad accogliere il feretro e la veglia funebre ha dato avvio anche in Italia al sorgere di Case Funerarie che costituiscono l’autentico neotipo del paesaggio funerario italiano e che, tuttavia, non hanno ancora trovato né un modello architettonico al quale ispirarsi, né una legittimazione come luogo di Celebrazione delle Esequie secondo il rito cattolico, dimostrandosi invece spazi aperti alla celebrazione di funerali laici o di altre confessioni religiose”.
La Facoltà Teologica dell’ Emilia Romagna, il Centro Studi Oltre e l’EFI sosterranno il primo workshop nazionale di architettura sul tema di case funerarie per il contesto italiano, organizzato dal Dipartimento di Architettura in programma ad aprile in Umbria, che vedrà presenti docenti e studenti di diverse Università italiane.
 
Nara Stefanelli


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