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Il pensiero della morte

Oggi viviamo tutti come se la morte non esistesse, come se fossimo immortali. Ma come è possibile? Ci riusciamo perché combattiamo con successo il pensiero della morte. Qualcosa ci fa venire in mente la morte e noi subito rifiutiamo di pensarci, ci distraiamo in qualche modo e il brutto pensiero viene messo in fuga. Non sempre l'operazione riesce e allora bisogna trovare una distrazione più forte: dal riempire tutti gli istanti della vita con qualche esperienza assorbente alle emozioni forti, fino alle sensazioni artificiali provocate dalle mille droghe, chimiche e non, di cui è prodigo il nostro tempo.

Si spiega allora perché lavoriamo in continuazione e appena finito di lavorare ci mettiamo in macchina per raggiungere qualche località di vacanza dove ci addormenteremo storditi dal sole o ci butteremo senza tregua in qualche divertimento. Si spiega perché non ci divertiamo senza l'aiuto di qualche droga (alcool, pasticche, euforia, quando va bene) e perché siamo tristi appena la stanchezza si fa sentire.

Se poi qualche ostacolo fa fallire questa strategia per non pensare alla morte, se, ad esempio, ci ammaliamo e non possiamo più permetterci di lavorare e di divertirci instancabilmente, il pensiero della morte fa di nuovo capolino nella nostra mente e non risulta più così facile scacciarlo. Allora ansia, paura e angoscia ci assalgono e il problema si trasforma: non pensiamo più alla morte ma all'ansia, alla paura e all'angoscia che il pensiero della morte provoca. Da questo momento scopriamo che se non possiamo combattere l'ansia, la paura e l'angoscia della morte evitando il pensiero della morte, possiamo combatterle e attenuarle cambiando il pensiero della morte e usandolo. Proporrò qui di seguito qualche esempio.

  1. Se penso alla morte come a un qualcosa che si può sempre evitare prevenendo le malattie o rendendole meno gravi, il pensiero della morte mi induce a fare una vita più sana e le mie ansie, le mie paure e le mie angosce si ridurranno.

  2. Se penso alla morte come a un qualcosa che avverrà in modo istantaneo e indolore alla fine di una lunga vita spesa bene, il pensiero della morte si trasformerà nel pensiero della conclusione della vita e le darà un senso attenuando ansia, paura e angoscia.

  3. Se penso alla morte come a un qualcosa che potrebbe avvenire anche domani, il pensiero della morte mi indurrà a vivere più pienamente il presente e potrò valorizzare ogni attimo di vita massimizzando il godimento e minimizzando le ansie, le paure e l'angoscia.

  4. Se penso alla morte come ad un passaggio da una vita ad un'altra vita (magari migliore e magari eterna), il pensiero della morte produrrà in me meno ansia, paura e angoscia.

  5. Se penso alla morte come alla fine di tutte le tensioni e di tutte le sofferenze della vita, il pensiero della morte renderà più sopportabili, in quanto finite, tutte le ansie, tutte le paure, tutte le angosce e perfino tutti i dolori.

  6. Se penso alla morte come a un male che è reso tale dalla bramosia illusoria di vivere, il pensiero della morte mi ricondurrà alla necessità di vincere la brama di vivere attenuando così tutte le ansie, le paure e le angosce.

  7. Se penso alla morte come a un mistero, un passaggio ed un inconoscibile ignoto, una specie di enorme e irrisolvibile punto interrogativo, il pensiero della morte mi apre alle infinite possibilità dell'oltre me (il cosmo, gli altri, Dio, …), facendo delle mie ansie, paure e angosce qualcosa di indecidibile (quella specie di inquietudine di chi non può sapere se la sua sofferenza sfocerà in qualcosa di positivo o in qualcosa di negativo, in un essere o in un nulla).


Se quindi non riusciamo a fermare il pensiero della morte, lo possiamo però trasformare e usare per stare meglio. Ma fin dove si può spingere il nostro potere mentale di cambiare e usare in senso positivo il pensiero della morte?

Il potere sarebbe massimo se il pensiero della morte fosse solo un parto del pensiero, ma purtroppo così non è: è la realtà della morte (il cadavere, l'assenza di chi non c'è più, il dolore per la sua perdita e per l'ingiustizia che ha subito dovendo morire) che ci fa pensare alla morte!

Una realtà, per giunta l'unica realtà, di cui non possiamo avere esperienza (della propria morte non si può avere esperienza, la morte degli altri si sperimenta da vivi).

Che pensiero difficile quello della morte: il pensiero di qualcosa che ci attende quando non ci saremo più, di qualcosa che non possiamo conoscere sperimentandola e che quindi non possiamo trasformare a nostro piacimento per cercare di soffrire meno del senso di minaccia e di tragedia che introduce nella vita!

In una parola: il pensiero della morte è il pensiero che pensa il limite del pensare!
 
Francesco Campione

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