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OFISA

Entrando nella sede di Ofisa, in viale Milton a Firenze, avverti immediatamente la sensazione di essere in una delle più prestigiose imprese di onoranze funebri di Italia. L'atmosfera particolarmente calda ed accogliente ben si sposa con lo stile della palazzina che ospita gli uffici della Impresa e, una volta entrati, si percepiscono immediatamente l'organizzazione e l'efficienza degli operatori. Abbiamo incontrato Piero Spagnoli, memoria storica di Ofisa, che, con una verve ed una simpatia tutte toscane, ci ha guidati in un viaggio, reso ancor più brillante da una serie di simpatici aneddoti, nel passato e nel presente del Gruppo.

"Ofisa nasce nel 1955 dalla fusione delle principali imprese fiorentine, una decina, su suggerimento di un sindaco, Fabiani, che tanto ha rappresentato per la storia di Firenze nel dopoguerra. Ideatore ed animatore fu Aldo Giuliattini, uomo di grandi intuizioni, al quale si deve, fra l'altro, insieme ai colleghi di altre città, l'idea di associarsi in una rappresentanza di categoria da cui ebbe origine la Feniof. Io cominciai a lavorare nel 1959, a sedici anni, come apprendista, e ho fatto sempre tesoro di tutte le esperienze professionali acquisite sul campo. Alla presidenza di Ofisa, Roberto Orsini, uomo dalla forte personalità, fu capace di aggregare ed amalgamare il gruppo. Erano anni in cui, forse, il mercato era più ingenuo rispetto ad oggi, ma noi siamo stati in grado di imprimere una forte accelerazione ad una reale crescita professionale, dedicando, ciascuno secondo le proprie capacità ed il proprio ruolo, estrema attenzione ad ogni particolare e ad ogni aspetto del servizio funebre. Orsini era l'uomo emergente nel settore, svolgeva da solo circa 1000 servizi l'anno, ma fu molto bravo nel creare e nel mantenere un forte spirito di coesione nel Gruppo: tutti gli azionisti si sentivano, ed erano, importanti, tutti rimasero a lavorare concretamente nel Gruppo che, sempre più, diventò un modello ideale di organizzazione".

"Naturalmente nel tempo, pur in uno scenario certamente positivo, non mancarono ostacoli da superare. Nei primi anni '70 cominciò a prendere corpo un fenomeno che ha profondamente turbato gli equilibri del mercato e che oggi ha raggiunto, in Toscana e in poche altre regioni, limiti parossistici: l'intervento di Misericordie e Pubbliche Assistenze che iniziarono a gestire in proprio, da un punto di vista commerciale, i servizi funebri, entrando di fatto in concorrenza con le Imprese, con le quali avrebbero invece dovuto cooperare. Non voglio addentrarmi oggi in una polemica su questo argomento: voglio solo dire che mi riconosco pienamente nella posizione di Federcofit, federazione della quale sono fondatore e vice presidente, che si sta battendo, finalmente con risultati concreti, per un totale rispetto delle normative e per la tutela di una assoluta legalità".

"Un altro momento difficile lo vivemmo sul finire degli anni '80, quando Ofisa si trovò ad affrontare un duro confronto con il proprio comitato interno e con il sindacato, con gravi problemi di organizzazione e di gestione del lavoro. Ma per fortuna, con il sacrificio e l'abnegazione di tutti, e con tanta ragionevolezza, riuscimmo a venirne a capo".

Parla come un fiume in piena, Piero Spagnoli, forse perché il fiume è un elemento essenziale della sua vita: grande appassionato di canottaggio ed ottimo atleta, è stato fino a pochi mesi fa vice presidente del prestigioso Circolo Canottieri di Firenze. "Alla fine degli anni '80 Orsini lasciò il proprio incarico e si ebbe l'arrivo dei soci francesi. Poi, a metà degli anni '90, subentrarono gli americani la cui partecipazione è venuta a cessare nel marzo del 2002. Negli anni Ofisa ha continuato a crescere, radicandosi sempre più nel tessuto sociale fiorentino, mantenendo ed esaltando quelle prerogative di professionalità e di assoluto rispetto dei valori etici che, da sempre, ne ispirano l'operato. Anche il rapporto con le Istituzioni è ritornato ottimale: abbiamo instaurato con queste un dialogo costante nel quale rappresentiamo con consapevolezza, ci tengo a sottolinearlo, le giuste istanze del cittadino e della categoria. Noi non dimentichiamo mai che chi fa il nostro mestiere svolge un fondamentale ruolo sociale".

All'incontro con Piero Spagnoli erano presenti, in assenza del Presidente Andrè Crespi, il Consigliere Delegato Arnaud de Clauzade, il Responsabile Commerciale Umberto Landi, ed il figlio di Piero, Gabriele, terza generazione di Spagnoli nel settore delle Onoranze Funebri. Gabriele, nonostante sia giovanissimo, ha già sviluppato importanti esperienze, in Italia ed all'estero, ed è un fautore convinto di quanto sia indispensabile una specifica formazione professionale.

"Ho cercato di fare tesoro di tutto quello che ho imparato in questi anni, - dice - passando attraverso l'esperienza diretta in ogni mansione, anche quelle più basilari. Solo così ho potuto rendermi conto di quanto, eventualmente, può essere migliorato e di dove sia più necessario trasferire modelli formativi utili a far crescere la qualità dei nostri servizi. Quello su cui credo non debba mai calare la tensione emotiva è l'aspetto etico della nostra professione".

Che Ofisa faccia della qualità la propria bandiera, abbiamo potuto rendercene conto visitando velocemente, guidati da Umberto Landi, il fornitissimo show room annesso agli uffici, sobrio, essenziale, di gran gusto, e lo stabilimento di via Caccini, in zona Careggi, dove abbiamo potuto constatare la perfetta efficienza organizzativa, l'imponente e ricco magazzino, la maniacale precisione e la cura di ogni fase di lavorazione, il prestigioso parco macchine.

E gli aneddoti? Spagnoli e Landi ne hanno per tutti gusti. Con l'umorismo tipico dei toscani, fanno a gara nel ricordare episodi curiosi accaduti nel tempo: lo scambio di carri, avvenuto ad un casello autostradale, dove due funerali si sono incrociati con la conseguenza che i relativi cortei hanno seguito fino ai rispettivi cimiteri di destinazione il funerale di un altro; l'insistenza di una donna che solo dopo ore di discussione nel non riconoscere la salma del marito ha rivelato un particolare di non secondaria importanza ("A Giorgio erano anni che avevano amputato una gamba"), la pillola di saggezza di un'altra signora che, manifestando alla vedova il proprio cordoglio, esclamò commossa: "Poverino, ma poteva andargli peggio!".
 
Carmelo Pezzino

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