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la morte secondo Andrea Camilleri

“Alla nascita ti danno il ticket in cui è compreso tutto: la malattia, la giovinezza, la maturità e anche la vecchiaia e la morte. Non puoi rifiutarti di morire perché è compreso nel biglietto…”.

Lo scorso 17 luglio la cultura italiana ha perso un grande protagonista della letteratura contemporanea. La scomparsa di Andrea Camilleri ha creato un senso di sgomento non solo negli ambienti letterari, ma anche tra la gente comune, quel pubblico che seguendo le avvincenti storie del commissario Salvo Montalbano, aveva imparato a conoscere, apprezzare ed amare anche il suo autore.
Andrea Camilleri, che avrebbe compiuto 94 anni lo scorso 6 settembre, ha avuto una lunga storia professionale cominciata nell’ambito del teatro passando successivamente alla televisione, come delegato alla produzione e sceneggiatore per la RAI. La sua carriera di scrittore viene intrapresa molto più tardi, dopo i sessant’anni, nell’età in cui i più pensano alla pensione. Da allora ha dato alle stampe oltre 100 titoli, la maggior parte dei quali tradotti in numerose lingue, totalizzando la cifra record di 31 milioni di copie vendute.

La celebrità gliela ha sicuramente regalata il commissario Montalbano, il suo personaggio più popolare ed amato, grazie e soprattutto alla trasposizione televisiva dei casi che si trova ad affrontare e a risolvere. Sono le sue doti di umanità, il suo carisma, la sua sicilianità, il suo linguaggio diretto e frammisto di termini dilettali, la passione per la buona tavola, oltre alla lungimiranza e all’intelligenza di chi sa vedere oltre alle apparenze, ad averlo fatto diventare famoso in tutto il mondo (si stima che i film di Montalbano siano stati seguiti da 1,2 miliardi di telespettatori in 20 diversi Paesi!).

C’è molto del suo autore in Montalbano: come la sua creatura anche il Maestro Camilleri era un saggio a cui l’ironia non ha mai fatto difetto e ha sempre espresso le sue convinzioni, sia personalmente che attraverso i suoi personaggi, in modo schietto e autentico, non lesinando opinioni, spesso scomode, sulla società, la politica e i fatti del mondo in generale.

E qual era il suo pensiero sulla morte? Nell’ultima sua intervista pubblica rilasciata a Radio Capital il 12 giugno scorso, alla domanda se ha paura della morte risponde: "La morte? Ho un ottimo rapporto con la morte. Ci rispettiamo, e non mi fa paura, neanche un po'…. Ho avuto una vita felice, non ho rimpianti, sono pronto..." E continua ripetendo la sua teoria, già enunciata qualche anno addietro: “Alla nascita ti danno il ticket in cui è compreso tutto: la malattia, la giovinezza, la maturità e anche la vecchiaia e la morte. Non puoi rifiutarti di morire perché è compreso nel biglietto. O l’accetti serenamente e te ne fai una ragione o sei un povero coglione!”

Disseminati nei suoi libri o estrapolati da interviste, frequentemente emergono pensieri e riflessioni sul tema della vecchiaia e della morte. Ne abbiamo raccolti alcuni:
  • “È il pensiero della morte che aiuta a vivere”. (da: la paura di Montalbano)
  • “Il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un’automobilina, fai un bel po’ di giri, poi con le buone o con le cattive ti fanno scendere.” (da: Segnali di fumo)
  • “La vita dei vecchi come me a un certo momento consiste in un elenco: quello dei morti. Che a poco a poco diventano tanti che ti pare di essere rimasto solo in un deserto.” (da: Un mese con Montalbano)
  • “È un gioco tinto, quello dei ricordi, nel quale finisci sempre colperdere.” (da: L’odore della notte)
  • “In gioventù percepisci il tempo come un’entità astratta, nella maturità acquisti la nozione di un tempo in qualche modo collegato concretamente al tuo esistere, nella vecchiaia… Nella vecchiaia raggiungi la consapevolezza che il tempo è un flusso continuo che scorre al di fuori di te (da: Segnali di fumo)
  • “La morte era come una sveglia che avrebbe suonato non il risveglio, ma il sonno eterno.” (da: Un mese con Montalbano)
  • “Nisciuna pausa può essere concessa in questa sempre più delirante corsa che si nutre di verbi all’infinito: nascere, mangiare, studiare, scopare, produrre, zappingare, accattare, vendere, cacare e morire.” (da: L’odore della morte)
  • “[La morte] La trovo disdicevole, citando una celebre battuta. Ma l'aspetto con serenità”.
  • “Questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità”.
  • “Non voglio morire male, non voglio avere il pessimismo, voglio morire con la speranza che i miei figli i miei nipoti i miei pronipoti  vivano in un mondo di pace. Bisogna che i giovani si ribellino… Non disilludetemi”.
E ora che ne sarà del commissario Montalbano? Temendo di venire colto dal morbo di Alzheimer, Andrea Camilleri scrisse previdentemente l’ultimo romanzo della saga poliziesca ben 13 anni fa, affermando: “Nel momento nel quale finisco io, finisce anche lui… Ma Montalbano non muore, e nemmeno va in pensione. Montalbano è un personaggio letterario e muore come possono morire solo i personaggi letterari”. Avremo modo di leggere presto l’ultima sua inchiesta, certi che Camilleri saprà sorprenderci ancora una volta con un finale inaspettato. 

Concludiamo con un ultimo pensiero confidato qualche tempo fa ad un giornalista del Corriere della Sera: “Vorrei l’eutanasia, quando sarà il momento. La morte non mi fa paura. Ma dopo non c’è niente. E niente di me resterà: sarò dimenticato, come sono stati dimenticati scrittori molto più grandi”.
Ammettiamolo! In questo caso, per quanto saggio e avveduto, il Maestro l’ha sparata grossa, perché anche se il futuro per sua stessa natura non è pronosticabile, di certo la sua persona e le sue opere non saranno facilmente dimenticate.
 
Raffaella Segantin


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