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Gianni Gibellini, presidente EFI

Il mercato sa valutare e sa scegliere!

La convocazione della riunione preliminare alla costituzione del Comitato Nazionale della Funeraria Italiana è stata l’occasione per indurre tutti i soggetti presenti a riflettere sulle questioni più urgenti che investono il comparto funerario e cimiteriale italiano. Gianni Gibellini, presidente di EFI – Eccellenza Funeraria Italiana, l’Associazione che aggrega le Case Funerarie presenti nel nostro Paese, pare avere idee piuttosto chiare.
“Ancora una volta ci troviamo a dover sottolineare l’assoluta necessità di una legge quadro nazionale che regolamenti in maniera chiara ed uniforme il nostro settore. Tante sono le problematiche al centro dell’attenzione: la definizione stessa dell’attività funebre (e dei requisiti indispensabili per poterla svolgere efficacemente), le opportunità da offrire quali adeguata risposta alle mutate esigenze della collettività, le possibilità al servizio di chi vuole davvero fare impresa, la trasparenza, l’etica, la qualificazione professionale degli operatori, lo sviluppo in chiave innovativa e moderna di categorie che svolgono una indispensabile e fondamentale funzione sociale”.
Nel nostro Paese esiste una offerta talmente frammentata da aver influito negativamente sulla qualità delle prestazioni e dei servizi erogati.
“Intendiamoci bene! La tanto decantata liberalizzazione delle licenze e l’errato convincimento che le Onoranze Funebri siano un settore che non risente particolarmente della crisi economica hanno portato molti soggetti ad improvvisarsi operatori funerari senza alcuna preparazione specifica e senza una struttura che possa adeguatamente supportare tale professione. Noi non vogliamo impedire ad alcuno di poter lavorare, ma pretendiamo che siano fissate, e rispettate, regole precise e rigorose. Fare impresa equivale a investimenti in risorse umane, economiche e tecnologiche, a formazione e qualificazione professionale, ad una continua ricerca di strumenti innovativi ed efficaci. Nel nostro settore, poi, sono indispensabili un forte senso etico e la capacità di saper precorrere i tempi comprendendo le necessità dei cittadini ed offrendo loro strumenti adeguati. Le Case Funerarie, che solo pochi anni fa sembravano confinate ai film e ai telefilm americani, sono oggi una splendida realtà e testimoniano una raggiunta maturità ed una maggiore consapevolezza della parte sana della nostra categoria. Il loro numero sta crescendo in maniera esponenziale nel nostro Paese! Ed è un buon segno: in esse probabilmente risiede una delle principali vie di uscita dai problemi attuali. Poco importa che siano piccole o grandi. Ciò che conta è la dignità di un servizio che solo in tali sedi può essere fornito e che costituisce per i dolenti un conforto ed un aiuto psicologico fondamentali in tali tristemente difficili situazioni”.
Sareste pronti a realizzare anche crematori privati.
“Crematori e cimiteri! Chiunque si sia trovato a doversi confrontare con la scomparsa di una persona cara, avrà avuto modo di verificare da un lato gli elevati costi delle concessioni cimiteriali (raramente supportati da una adeguata qualità dei servizi) e dall’altro le difficoltà operative degli impianti di incinerazione, numericamente insufficienti a servire un più elevato numero di richieste e spesso tecnologicamente inadeguati. In Italia, al momento, non è consentito agli operatori privati di dar vita a simili strutture. È una forma di protezionismo nei confronti della compagine pubblica che non ha senso di esistere. In moltissimi Paesi di tutto il mondo esistono complessi privati di prim’ordine che inglobano strutture funerarie, crematori e luoghi di sepoltura: la qualità dei servizi erogati viene sempre premiata da un mercato che sa valutare e sa scegliere. Anche una funzionale forma di previdenza funeraria, la così detta assicurazione sul funerale, con un piccolo premio annuo darebbe ai cittadini, se ben gestita, la possibilità di disporre di servizi determinati per tempo secondo i desideri di ciascuno. La EFI è stata costituita proprio per rappresentare e per tutelare tutti gli imprenditori funebri, e sottolineo imprenditori, che privilegiano l’assoluta qualità delle prestazioni e dei servizi erogati. E coloro che, anche con sacrificio, hanno investito nella realizzazione di una Casa Funeraria, entrano di buon grado in questo gruppo di soggetti virtuosi. L’Associazione sta dando vita ad una serie di progetti (consulenze integrate, formazione e qualificazione professionale, certificazione di qualità, …) che riteniamo siano di grande supporto a tutti i colleghi che vogliono intraprendere con successo la strada della innovazione e della modernità”.
Altro vostro cavallo di battaglia è la ridefinizione degli aspetti fiscali.
“È inutile negare che oggi, nel nostro settore, esiste una cospicua percentuale di sommerso. Chi ha imprese strutturate e ne sopporta i relativi oneri economici non ha alcun interesse a non fatturare al cliente l’intero importo del funerale. Ma tanti altri operatori non la pensano affatto così e si comportano di conseguenza! Credo invece che se i cittadini potessero detrarre per intero (o in gran parte) i costi funerari e cimiteriali, sarebbero gli stessi dolenti a sollecitare l’emissione della fattura. Con i conseguenti vantaggi per lo Stato e per le famiglie e con un’opera di moralizzazione che gioverebbe alle nostre coscienze e, non ultimo, all’immagine dell’intera categoria. Per sostenere la quale ritengo indispensabile una migliore, più efficace e più esauriente comunicazione nei confronti dell’opinione pubblica alla quale, con la massima trasparenza, dovrebbe essere fornita ogni possibile informazione sugli argomenti legati all’evento morte. Basta con l’immagine stereotipata di becchini, o peggio ancora di sciacalli, con cui i media spesso ci disegnano: siamo imprenditori maturi e consapevoli di svolgere una indispensabile funzione sociale”.
In occasione della riunione di Bologna, Feniof e Federcofit hanno pubblicamente annunciato l’avvio di un percorso che dovrebbe portare a breve ad un’unica Federazione.
“Non possiamo che essere felici di questa determinazione. Avere un unico organismo rappresentativo dell’imprenditoria funeraria privata darebbe alla nostra categoria una maggiore forza ed un maggiore peso politico. Non perdere tempo in diatribe ed in discussioni consentirebbe di puntare dritto, con maggiore efficacia, al raggiungimento di obiettivi prefissati per il bene comune. Riteniamo di poter portare a questo progetto un fondamentale contributo di idee e di esperienze: se saremo invitati, diremo la nostra e collaboreremo con grande spirito di servizio. Non ci interessano le poltrone: l’importante è fare! Solo in presenza di progetti chiari, precisi e rapidi si potrà dare un senso a questa operazione. Altrettanto vale per il Comitato Nazionale della Funeraria Italiana: la partecipazione e la coesione di tutte le espressioni del comparto sarà determinante su molte questioni, non solo sulla legge nazionale di riferimento. Non conosciamo ancora quale forma operativa i promotori vorranno dare a questo organismo: abbiamo la nostra ipotesi e la espliciteremo, se richiesta, in occasione della prossima riunione. Fondamentale ed urgente è, però, iniziare a lavorare concretamente. E su questo certamente non ci tireremo indietro”.
 
Carmelo Pezzino


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