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Maschere d'oro e vasi d'argilla

Se agli albori della civiltà micenea le tombe sono
relativamente semplici, col passare del tempo diventano più grandi e corredate dei beni del defunto, utili o preziosi.
Frequenti anche le tombe che ospitano più cadaveri: è sempre l'ultimo defunto ad occupare il posto centrale della tomba, mentre gli altri vengono spostati ai margini.
Suggestive le cerimonie per i sovrani, tra sacrifici di animali e banchetti.

Agricoltori ma anche fini ebanisti, in grado di realizzare sofisticati lavori ad intarsio. Abili artigiani della ceramica, del bronzo, esperti cucitori di selle. Ed anche sapienti profumieri, tanto che la rosa e la salvia, con una base d'olio d'oliva, sono gli ingredienti preferiti delle loro fragranze. Progenitori dei Greci, i Micenei abitano la terraferma greca, dalla quale intrattengono importanti rapporti commerciali con le popolazioni delle coste del Mediterraneo.

Fiorente tra XVIII e XV secolo a.C., la civiltà micenea ha in Micene, Tirinto ed Argo le città più importanti, vitali centri di cultura, sapere, tradizioni artistiche. Da qui, si diffondono anche le usanze funebri, le pratiche collegate alle sepolture e le credenze religiose.

A pozzetto o rettangolari, individuali o collettive.

Agli albori della loro storia i Micenei sono soliti seppellire i defunti in maniera molto semplice: infatti, dopo essere stati lavati e profumati, i cadaveri vengono deposti in pozzetti poco profondi scavati nella roccia, sistemati su un fianco in posizione contratta. Alle volte vicino ai defunti viene lasciato un vaso, probabilmente colmo di bevande, perché possano dissetarsi nel cammino verso l'aldilà.

Oltre ai pozzetti, comunque, i micenei scavano fin dai primi periodi anche tombe più grandi, rettangolari e limitate ai quattro lati da lastroni di pietra. Col tempo, questi sepolcri diventeranno più profondi, almeno tre, quattro metri. Alla base di queste tombe viene steso uno strato di ciottoli: su questo viene deposto il cadavere, avvolto in una tunica e poi coperto da un asse di legno. Alle volte, sul volto del defunto viene posta una maschera, che è realizzata in oro per le persone dei più elevati strati sociali.

Tra i Micenei più abbienti è diffusa anche la pratica della mummificazione: un richiamo del fastoso Egitto, del quale mettono in pratica l'arte del trattare i cadaveri. Nello stesso modo, quando viene praticato questo tipo di sepoltura, al defunto viene lasciato un ricco corredo funebre.

Fin dai primi periodi, i Micenei realizzano non solo tombe per un unico defunto, ma anche per più cadaveri: sono notevolmente più grandi e, con ogni probabilità, contengono tutti i membri di una famiglia. Nelle tombe con più defunti, quando si deve procedere ad una nuova sepoltura, lo spazio per l'ultimo cadavere viene ad essere quello più importante: così, i resti di coloro che sono morti prima vengono raccolti insieme e deposti in una buca scavata in grande fretta in un angolo della tomba stessa. Infatti, mentre la nuova salma deve essere in posizione allungata, quelle precedenti possono essere gettate da parte, senza troppa cura.

Circolari, ricche di suppellettili e a camera, per i nobili. L'uso di seppellire nelle tombe a fossa continua fino al 1400 a.C., quando inizia ad affermarsi la tomba a pianta circolare, coperta con mattoni, legno o paglia. In questo caso il cadavere viene disteso nel mezzo della tomba con tutti gli oggetti che gli sono stati cari in vita: pugnali decorati con finissimi intarsi sono posti accanto ai fianchi, frecce tra le gambe, tazze di bronzo dietro la testa, specchi di bronzo. Alle volte vengono lasciati al defunto monili preziosi: braccialetti e cinture, orecchini, persino diademi lavorati con foglie d'oro.

La nobiltà micenea e le classi più abbienti, per le loro sepolture, scelgono spesso anche le tombe a camera, di solito a pianta quadrata o rettangolare: scavate nel fianco della collina, si raggiungono attraverso un lungo corridoio a cielo aperto, che viene ricolmato di terra dopo il seppellimento. Le tombe a camera sono sepolcri di famiglia e quindi vengono riaperte per ogni successiva sepoltura. L'ultimo defunto viene deposto al centro della tomba, di solito in posizione supina e con la testa spesso sorretta da un cuscino di pietra.Accanto, gli vengono posti oggetti personali, strumenti del suo lavoro, vasi quasi sempre d'argilla. Il cadavere rimarrà in quella posizione fino a quando ci sarà una nuova sepoltura: allora, dovrà essere relegato ai margini della tomba, se ci sarà ancora posto. Altrimenti, in caso di sepolcro già pieno, i primi occupanti dovranno essere deposti in pozzetti, scavati nel lungo corridoio di accesso, dove, al termine di ogni sepoltura, si tiene il banchetto funebre.

Una così grande importanza riservata all'ultimo seppellimento è legata ad una particolare credenza di questa civiltà: per i Micenei, infatti, l'anima del defunto rimane in qualche modo legata alla tomba fino a quando il corpo non si sarà decomposto. Quando questo avverrà, lo spirito si libererà da questo mondo per non farvi più ritorno: quando avrà raggiunto la sua ultima destinazione, cioè quando il corpo si sarà decomposto, sia le ossa che il corpo potranno essere tranquillamente rimossi. Quanto ai doni funebri, sono destinati in parte a placare il morto durante il periodo di attesa, in parte necessari al viaggio verso l' ultima dimora.

Tappeti d'oro per la famiglia reale. Sempre a pianta circolare e costruite nel fianco delle colline, le tombe reali sono state descritte dagli studiosi come il teatro di suggestive cerimonie funebri. Così è stata "ricostruita" la sepoltura di un sovrano: l'imponente corteo che accompagna il defunto, dopo aver attraversato il lungo corridoio scavato nella collina, arriva all'ingresso della tomba, davanti al quale si impongono due alte colonne. Servitori del re aprono i due battenti della grande porta di bronzo, impreziosita da grandi borchie dorate: arrivati nella stanza della sepoltura, sul pavimento di terra battuta viene steso un tappeto d'oro per accogliere il corpo del re, vestito con i suoi abiti da cerimonia, con il capo cinto dal diadema, con i sigilli del potere legati al polso e il pugnale preferito al fianco. Intorno a lui sono deposti i vasi con il cibo, le bottiglie di vino, i vasetti di olio e unguento e tutto quanto può essere utile per il suo viaggio. Vengono lasciate al re anche le armi da guerra: spade, pugnali, lance, possenti scudi a forma di otto, faretre piene di frecce ed archi. Dopo la deposizione a terra di tutti i beni, viene presa dal mucchio una spada, per essere piegata: un rito accompagnato dalla pronunzia di solenni formule magiche che, secondo i micenei, allontana i demoni minacciosi dal cammino del sovrano verso l'aldilà.

A questo punto, prima si uccidono nel corridoio tutti i cavalli che hanno trainato il feretro, quindi, all'interno della tomba, si accendono i fuochi e si procede al sacrificio degli arieti e di altre vittime animali, che vengono arrostiti per il grande banchetto funebre, consumato direttamente nella tomba. Mentre le braci ardono ancora, i componenti del corteo offrono al morto i loro ultimi saluti e poi si ritirano; passando nel corridoio, evitano di sfiorare i cadaveri dei cavalli, che vengono collocati uno di fronte all'altro. Dopo di che si richiude la grande porta dalle borchie d'oro.

E l'ingresso viene murato, per sempre.
 
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