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Vita e morte di Vic Chesnutt

Man on the moon

“È stato solo dopo essermi rotto il collo e a distanza di circa un anno che ho iniziato a rendermi conto di avere qualcosa da dire”.
Vic Chesnutt
 
Nemmeno il tempo di disfare l’albero di Natale che il mondo della musica ha perso uno dei cantautori più importanti sulla scena mondiale. La Constellation Records ha così ufficializzato la scomparsa di Vic Chesnutt: “Circondato dagli amici e dai familiari, Vic Chesnutt è morto ad Athens, in Georgia, nel pomeriggio di venerdì 25 dicembre, alle ore 14,59. Nei troppo brevi anni in cui abbiamo potuto conoscerlo personalmente, Vic ha trasformato la nostra percezione di cosa significasse avere carattere, grazia e determinazione. Il nostro dolore è impossibile da esprimere e l’assenza di Vic è insondabile”.
Occorre fare un piccolo passo indietro per ricordare che già nel 1983 la vita di Vic Chesnutt ha subito una brusca frenata: il cantante aveva 18 anni quando alla guida della proprio macchina e in evidente stato di ebbrezza perse il controllo della vettura. Quell’incidente costrinse il cantautore su una sedia a rotelle per il resto della sua vita. Nonostante la disgrazia Vic negli anni a seguire si concentrò completamente sulla musica. Gli anni della gioventù videro l’artista gravitare intorno alla scena musicale di Athens in Georgia. Michael Stipe, il noto cantante dei REM, si accorse di lui al 40 Watt Club, dove Chesnutt si esibiva piuttosto costantemente. Stipe decise di produrne le prime opere. La sua carriera cominciava a muovere i primi significativi passi nel sottobosco musicale indipendente.
Lo stile cantautorale di Chesnutt pone le proprie radici nelle forme di espressione poetica. In particolare trova ispirazione negli scritti della poetessa inglese Stevie Smith, tanto da arrivare a musicare due sue poesie. Ma la musica di Vic Chesnutt si traduce soprattutto attraverso la sofferenza tangibile e il disagio che esprime in tante canzoni: uno stile che il cantautore è riuscito interamente a svelare solo nelle sue ultime produzioni. La musicalità dei pezzi si caratterizza anche per il forte feeling con la musica del profondo sud, traducibile nel caratteristico accento e nelle tematiche delle sue opere. Il modo di trascinare le sillabe all’interno delle ballate è tipico del cantato jazz; lo stesso cantante trombettista Chet Baker è stato più volte citato da Vic come fonte di ispirazione principale. Impossibile non parlare dei testi, opere principalmente autobiografiche, in cui vengono sovente riportati situazioni e personaggi completamente inventati, spesso disorientando pubblico e critica.
Nella prima fase della carriera di Vic alcol e droghe leggere hanno avuto una influenza totale. Drunk, del 1993, è stato scritto interamente in condizioni di ubriachezza. Chesnutt in quegli anni soffriva di depressione. Gli eccessi lo portarono più volte a tentare il suicidio, una costante che scandisce l’intero arco dell’esistenza di questo sfortunato cantautore. Il 1996 è l’anno della svolta. Alcuni artisti affermati come i Garbage, gli Smashing Pumpkins e i REM decidono di partecipare alla realizzazione di una compilation per aiutare i musicisti in difficoltà. Il disco contiene una serie di cover di brani di Vic, eseguite dagli stessi gruppi. L’intera operazione portò l’attenzione dei media sulla produzione del disco che ottenne ottime recensioni sulle riviste specializzate. Il successo ottenuto donò entusiasmo al cantautore che, spinto dal crescente interesse intorno a sé, diede alle stampe numerosi lavori, difficilmente reperibili a quei tempi poiché, nonostante il successo, continuavano ad essere prodotti da etichette indipendenti.
Oltre alla produzione solista Vic ha collaborato con diversi gruppi. Per esempio, sotto il nome di Brute, ha registrato due dischi con i Widespread Panic, suoi concittadini di Athens. The Salesman and Bernadette, uscito nel 1998, è stato concepito in collaborazione con i Lambchop. Il disco del 2005, Ghetto Bells, vede la partecipazione del chitarrista Bill Frisell. Il 2007 è un anno importante per la carriera dell’artista: North Star Deserter viene unanimemente considerato da pubblico e critica come un capolavoro. L’album vede la partecipazione di alcuni componenti del gruppo A Silver Mt. Zion, di Guy Picciotto dei Fugazi e di esponenti dei Godspeed You! Black Emperor.
L’Europa si accorge di Vic Chesnutt piuttosto tardi: At The Cut, il lavoro uscito nel 2009, è considerato uno dei dischi migliori dell’anno; i collaboratori del cantautore georgiano sono gli stessi che figuravano in North Star Deserter. Medesime sono le sfumature poetiche, percepibili dietro ogni canzone, che nel disco si fanno più chiare e raggiungibili.
Vic Chesnutt ci ha lasciati il giorno di Natale, senza troppo clamore, con una overdose di rilassanti muscolari, farmaci che lui assumeva regolarmente da più di venticinque anni per lenire i dolori di una vita in salita.
 
Marco Pipitone

HANNO DETTO DI LUI:
 
Michael Stipe ha salutato Vic sul sito ufficiale dei REM, dichiarando: “Abbiamo perso uno dei più grandi”.
 
Patti Smith il giorno di Natale ha raccontato: “Era un uomo fuori dal comune, aveva una energia sovrannaturale e una mente grandiosa, fuori dagli schemi. Era capace di essere del tutto presente, ma al tempo stesso di viaggiare chissà dove, in un mondo mistico. Un ragazzo e un vecchio, come amava definirsi”.

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