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La morte di Janis Joplin, di Jim Morrison e di Jimi Hendrix

La maledizione delle tre "j"

"Quando sono sul palco faccio l'amore con ventimila persone,
poi torno a casa... e sono sola".

Janis Joplin
(18 gennaio 1943 - 4 ottobre 1970)


"Morirò tra cinque anni!" (1965)

Jimi Hendrix
(27 novembre 1942 - 18 settembre 1970)


"Voglio sentire il sapore,
voglio ascoltarla,
voglio annusarla.
La morte viene una volta sola, giusto?
Non voglio mancare all'appuntamento".

Jim Morrison
(8 dicembre 1943 - 3 luglio 1971)
Sul finire degli anni ‘60 la musica stava reinventandosi nuovamente. Il '68 aveva modificato il costume sociale e lo stile musicale ne rimase inevitabilmente influenzato. Era stato sdoganato ogni tipo di sonorità e la ricerca perpetrata in quegli anni condusse i musicisti su territori ancora inesplorati. Il decennio che stava per concludersi aveva lasciato in eredità un ventaglio di possibilità talmente vasto che gli anni ‘70 ed i suoi miti non fecero alcuna fatica a cambiare inesorabilmente le sorti della musica.
Negli Stati Uniti la cosiddetta scena alternativa imperversava sull'onda del movimento Hippie. Artisti come Canned Heat, The Association, Simon and Garfunkel avevano dato il la a diverse correnti musicali che giorno dopo giorno andavano consolidandosi nell'immaginario collettivo. Chi stava vivendo quel momento era certo di essere nel posto giusto al momento giusto. Jim Morrison era uno di quelli. Con i suoi Doors stava mettendo a ferro e fuoco le strade di Los Angeles e presto avrebbe accompagnato per mano intere generazioni. Il successo di Janis Joplin stava per arrivare, aveva vissuto gli ultimi anni rivendicando sui palchi più importanti degli Stati Uniti il ruolo di prima donna del rock. Jimi Hendrix, invece, aveva rivoluzionato il modo di suonare la chitarra; le distorsioni e gli assolo che lo resero immortale aprirono nuove porte alla sperimentazione musicale.
Tutti e tre dovettero fare i conti con il mondo dell'industria discografica. A quei tempi gli artisti venivano sfruttati, le carriere erano gestite da manager senza scrupoli che offrivano loro delle percentuali ridicole sui guadagni. Le royalties dei dischi e dei tour servivano ad arricchire esclusivamente le case discografiche.
Il mondo si accorse di Janis Joplin in occasione del Festival di Monterey, al quale parteciparono più di 200.000 persone. Janis fu straordinaria. Diede corpo alle emozioni più segrete grazie alla timbrica della sua voce. Riuscì a trasmettere la sua passione viscerale per il blues. La giovane texana si ispirava alle grandi cantanti nere: una voce bianca, la sua, che cercava di trasporre il dolore attraverso una vocalità rauca e graffiante, tipica delle grandi interpreti del genere. Dopo quella performance la gente si rese conto che fino a quel momento le donne nel rock non erano praticamente mai esistite. Era il 1967 e quel festival venne ricordato come l'apice della cosiddetta "Summer of love".
La California era di fatto una delle capitali della rivoluzione del '68. A quell'epoca la figura di Jim Morrison si impose agli occhi della gente. Era un catalizzatore di folla, capace di radunare migliaia di persone che, come ipnotizzate, stavano ad ascoltare i suoi proclami il più delle volte viziati dalle droghe e dall'alcool. Il successo era una questione di tempo, con i Doors aveva dimostrato di avere i numeri per imporsi nel mainstream musicale mondiale.
I festival e i raduni erano modalità sospinte dal grande vento del rinnovamento che imperversava in quegli anni. La musica era la grande forza motrice che stava alla base di questi cambiamenti, la gente aveva voglia di ascoltare cose nuove, e nell'aria si percepiva che tutto stava per accadere. L'esordio musicale della Joplin a Monterey non fu che l'antipasto di una "tre giorni" che si preparava ad entrare nella storia e che, soprattutto, si accingeva ad incoronare il suo re: Jimi Hendrix.
Il mondo quel giorno scoprì definitivamente Hendrix. L'artista di Seattle fu devastante. Fece capire che la chitarra poteva essere uno strumento dalle enormi potenzialità. Il suo modo di suonare era una dichiarazione di guerra alle convenzioni. Utilizzava quello strumento come se fosse un ideale prolungamento del braccio, era in grado di fare con la chitarra cose che fino a quel momento nessuno aveva nemmeno osato immaginare. Produsse suoni usando come plettro il microfono, addirittura la "Fender-Stratocaster" venne suonata con i denti. Alla fine della performance diede fuoco alla sua chitarra. La folla ululante fu colta da un incontenibile delirio.
Tra il settembre del 1970 e il luglio del 1971 Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison morirono tragicamente.
Janis Joplin morì per overdose di eroina. Stava lavorando alle session di "Pearl", anche se l'ultima registrazione che fece fu una canzone-regalo per il compleanno di John Lennon, incisa il primo ottobre 1970. Fu trovata morta in una stanza d'albergo ad Hollywood il 4 ottobre 1970. La cantante venne poi cremata al cimitero del Westwood Village Memorial Park di Westwood, California, e le sue ceneri furono sparse nell'Oceano Atlantico.
Diverso ciò che accadde a Jim Morrison. Jim aveva lasciato Los Angeles e si era trasferito a Parigi. Coltivava il sogno di rinascere come poeta, le cose coi Doors si erano spinte troppo in là, la fama che aveva lungamente cercato lo stava lentamente stritolando. Vedeva nella Francia l'occasione per rinascere, ma l'entusiasmo del primo periodo lasciò presto il posto alla depressione che già in passato lo aveva tormentato. Aveva ricominciato a bere e con Pamela, la sua fidanzata, aveva scoperto l'eroina. Morì la notte del 3 luglio 1971, ufficialmente per arresto cardiaco, ma numerose furono le supposizioni. Molto probabilmente fu colto da malore in seguito ad un'overdose di eroina. Jaques Rochard sostenne qualche anno più tardi di aver incontrato Morrison a Parigi nel 1980. Da quell'incontro venne in seguito scritto "Vivo!", un libro nel quale viene raccontata la seconda vita dell'artista americano. Al funerale ci furono poche persone. Non venne fatta alcuna pubblicità all'evento. Fu seppellito al Père Lachaise, il cimitero monumentale di Parigi da lui visitato poco prima di morire, nel quale riposano diversi artisti da lui amati.
Dopo i trionfi di Monterey, il 1968 segnò per Jimi Hendrix l'inizio di una precocissima e totale decadenza, fisica e morale. Trasferitosi a New York fu arrestato due volte, la prima per teppismo, la seconda per droga. Nell'agosto dello stesso anno, nonostante le disavventure, la sua carriera da frontman raggiunse il picco più alto. Trionfò a Woodstock con una versione tutta distorta dell'inno americano. Jimi aveva dato tutto. Le case discografiche lo avevano prosciugato, stavano sfruttando la sua immagine, cercarono di pubblicare ogni singola nota uscita dai suoi live set. Il più delle volte si trattava di registrazioni di bassa qualità. Ogni cosa serviva per fare soldi, senza ovviamente corrispondergli il giusto introito. Il sodalizio con il manager Michael Jeffary lo stava distruggendo. La casa discografica aveva organizzato un lungo tour promozionale in Europa, e Jimi suonò all'isola di Wight senza entusiasmare; quando approdò al festival di Fehrman, in Germania, venne duramente contestato dalla folla per i suoi atteggiamenti. Deluso e confuso l'artista si prese una pausa di riflessione andando a vivere a Londra.
La mattina del 18 settembre 1970 venne trovato morto nell'appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel, al 22 di Landsdowne Crescent. La sua ragazza in seguito raccontò che Hendrix morì soffocato dal suo stesso vomito dopo aver ingerito un improbabile cocktail di alcool e di tranquillanti, ma le versioni che rilasciò furono diverse da intervista ad intervista. La polizia sostenne invece che la morte del chitarrista sopraggiunse durante la notte. Alcune testimonianze ribadiscono che Jimi fosse ancora vivo all'arrivo dell'ambulanza e che soffocò durante il trasporto in ospedale a causa del sopraggiungere di vomito in assenza di un supporto sotto la sua testa. Non appena la notizia della morte del chitarrista si diffuse, il suo appartamento divenne oggetto di saccheggio da parte di sciacalli in cerca di cimeli ed oggetti che gli erano appartenuti. Dopo la morte, le spoglie di Hendrix vennero riportate negli Stati Uniti e sepolte nel Greenwood Memorial Park di Renton, Washington, a sud di Seattle. Sulla lapide venne fatta incidere, assieme al nome, la sagoma di quella che fu la sua chitarra-simbolo, la Fender-Stratocaster.
Janis Joplin, Jim Morrison e Jimi Hendrix dovevano ancora compiere 28 anni; la follia autodistruttiva che regolava le loro vite li aveva accomunati. Nonostante questo, il destino aveva riservato loro un posto nell'olimpo delle rock star. La morte li consacrò agli occhi della gente come miti senza tempo.
 
Marco Pipitone

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