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L’illuminazione elettrica votiva ha i suoi concorrenti

Come sta cambiando l’utilizzo della luce votiva nei cimiteri e quali le possibili conseguenze.

Questa volta tratterò un argomento che non mi pare ancora approfondito né dai gestori di illuminazione elettrica votiva, né dai Comuni né tantomeno dai gestori cimiteriali in genere. Si tratta degli effetti della innovazione di mercato nel campo della luce votiva.

Tutto parte da una domanda che mi è stata posta: se fosse legittimo o meno impedire la collocazione di sistemi di illuminazione votiva diversi da quello proposto ai cittadini dal concessionario cimiteriale della “votiva”. La situazione amministrativa di partenza era data dal “Regolamento comunale di Polizia Mortuaria e contratto di concessione a terzi del servizio di illuminazione elettrica votiva silenti sull’argomento”.

Diverse le richieste che emergevano dai cittadini che esprimevano la volontà, in alcuni casi tradottasi in collocazione effettiva, di usare punti luce, per così dire “anomali”, cioè difformi da quelli standard messi in opera dall’affidatario del servizio. Più precisamente:
  -  punti luce funzionanti a batteria (installati dai cittadini), per lo più a luce intermittente;
  -  punti luce “gemme colorate”, cioè una sorta di accessori a forma circolare che riflettendo la luce solare sembrano accesi;
  -  punti luce alimentati da pannelli fotovoltaici, di dimensioni diverse, ecc..

Per capire come comportarsi in questi casi, occorre partire dal fatto che il Comune è proprietario del cimitero e quest’ultimo appartiene al demanio comunale, come recita art. 824 del Codice Civile: “I beni della specie di quelli indicati dal secondo comma dell’articolo 822, se appartengono alle province o ai comuni, sono soggetti al regime del demanio pubblico. Allo stesso regime sono soggetti i cimiteri e i mercati comunali”.

E che cosa succede se un bene è demaniale? Ce lo chiarisce l’art. 823 dello stesso Codice Civile: “I beni che fanno parte del demanio pubblico sono inalienabili e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano. Spetta all’autorità amministrativa la tutela dei beni che fanno parte del demanio pubblico. Essa ha facoltà sia di procedere in via amministrativa, sia di valersi dei mezzi ordinari a difesa della proprietà e del possesso regolati dal presente codice”.

Nel cimitero vale pertanto quanto previsto:
a) dal regolamento di polizia mortuaria comunale, non in contrasto con norme sovraordinate;
b) dal piano regolatore cimiteriale (e dalle sue norme tecniche di attuazione);
c) da atti comunali (in genere ordinanze o determine dirigenziali) che abbiano il loro fondamento giuridico in norme statali, regionali o in attuazione di quanto previsto ai punti a) e b) che precedono.

L’illuminazione elettrica votiva è una particolare modalità di servizio offerto alla cittadinanza che ha soppiantato la precedente tradizione di apposizione di ceri e candele luminose che, bruciando, determinavano da un lato residui (e in tali casi percolazioni di cera su cui i frequentatori potevano scivolare) e dall’altro un certo qual costo per chi vi provvedeva. La elettrificazione del servizio è quindi nata come risposta di favore per il cittadino (che così poteva risparmiare) e per motivi di pulizia, decoro e sicurezza delle zone cimiteriali.
Spesso il provvedimento di concessione del servizio di elettrificazione votiva cimiteriale si è accompagnato al divieto regolamentare di introdurre e accendere ceri e candele nei pressi delle sepolture o all’interno delle cappelle funerarie. A puro titolo informativo, in alcune zone del Paese è ancora invalsa la tradizione del cero votivo. In altre nazioni essa è predominante, essendo quasi sconosciuta la “luce votiva” come la conosciamo noi in Italia.

Torniamo però al nostro ragionamento. In assenza di divieto esplicito contenuto nel regolamento o in altro atto comunale, l’introduzione di ceri elettrici, di fiammelle e lumini alimentati con energia fotovoltaica, riflettori di luce solare o quant’altro, è legittima. Si può quindi, solo in tali casi, ammettere la sostituzione del punto luce elettrificato standard.

È inoltre da annotare che, nonostante la nostra ricerca, non si è ritrovata giurisprudenza su queste tematiche e/o sul divieto di introduzione e di attivazione sulla sepoltura di lumini alimentati in forma alternativa a quella utilizzata dal concessionario della illuminazione elettrica votiva. Va, comunque, da sé che il concessionario del servizio è l’unico, per ciascun cimitero in concessione, a poter allacciare un punto luce alimentato alla rete elettrica di cui disponga.
Possono però essere poste in opera lampade collegate a detta rete elettrica, anche diverse da quelle utilizzate dal concessionario del servizio, purché rispondenti alle specifiche tecniche da esso stabilite (ad es. lampade con particolari colori, intermittenza della fiammella diversa da quella standard, ecc.).In conclusione: se non c’è un divieto esplicito, è possibile collocare un punto luce autoalimentato da parte di un privato cittadino o concessionario di sepoltura, direttamente o a mezzo di terzi autorizzati ad entrare nel cimitero.
Detto questo è interessante valutare gli effetti sull’attuale servizio di illuminazione votiva:
  Se il canone di allaccio o di mantenimento del punto luce è elevato, diventano concorrenziali altre soluzioni di illuminazione, specie in periodi in cui vi è molta attenzione al risparmio. I divieti possono diventare inefficaci o, viceversa, alimentare un diffuso malcontento nei cittadini.
  -   Può avere non piccola influenza il fatto che campagne di risparmio energetico hanno portato l’utenza a preferire soluzioni basate sul risparmio energetico anche in cimitero e quindi all’uso del fotovoltaico (singolo o plurimo).

Meglio quindi che il concessionario del servizio di illuminazione elettrica votiva si orienti verso l’uso di lampade a LED (nettamente più convenienti delle lampade a filamento, ammortizzabili in brevissimo tempo) e che i gestori del cimitero collochino pannelli solari fotovoltaici sui tetti del cimitero stesso, sfruttandone la produzione di energia alternativa, alimentando così sia la rete della “votiva” sia le altre utenze cimiteriali. 
 
Daniele Fogli


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