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Intervento di Federcofit al Consiglio Regionale Lombardo

Giovedì 17 luglio 2003, presso la III Commissione del Consiglio della Regione Lombardia, si è avuta l'audizione dei rappresentanti di Federcofit, il Presidente Piero Maurizio Zaffarano ed il Segretario Generale Giovanni Caciolli, in merito al Progetto Di Legge n° 332 attinente la materia funeraria. L'intervento della Federazione è stato di grande spessore nel delineare una fotografia esatta dello stato attuale del settore e, molto importante, le attese ed i desiderata degli Operatori in un momento in cui, a livello normativo, vengono disegnati i principi che regolamenteranno i futuri scenari del comparto. Per Federcofit si è trattato di un nuovo, importante riconoscimento del "peso politico" che sta assumendo la Federazione, sempre più rappresentativa, a tutti i livelli, delle istanze degli Operatori del mondo produttivo e di quello dei servizi.
c.p.

Questo il testo presentato in Consiglio Regionale.

La realtà del Comparto Funerario nella Regione Lombardia è molto complessa. Prendendo in esame esclusivamente le aziende private e senza considerare, quindi, gli operatori pubblici che si occupano di questi servizi nei tanti comuni della regione o nelle migliaia di cimiteri della Lombardia, emerge una realtà oltremodo interessante.

Le imprese di onoranze funebri sono circa 800, comprendendo sia le imprese cosiddette grandi, che contano cioè decine di addetti e svolgono 2/3000 servizi funebri all'anno, sia le imprese medie e quelle piccole, le cosiddette Agenzie Funebri.
A queste si debbono aggiungere oltre 1000 Aziende che si occupano della funeraria: marmisti, fioristi ed operatori cimiteriali. Si tratta di una realtà molto articolata e ricca di valori culturali ed artistici (scultori, bronzisti e marmisti), ma sicuramente anche caratterizzata da una polverizzazione esasperata destinata ad una progressiva decadenza se non intervengono opportunità nuove di crescita e di consolidamento aziendale, ad iniziare da nuove ed adeguate normative e regolamenti.

La prima causa dello stato di sofferenza del settore è costituita dall'attuale normativa, il D.P.R. n. 285 del 1990, assolutamente inadeguata e superata, incapace di offrire prospettive di sviluppo a questa imprenditoria; infatti è dal 1997 che si parla di una nuova regolamentazione del settore senza che, fino ad oggi, si siano fatti concreti e significativi passi avanti.

La Regione Lombardia, che rappresenta una grande parte del Comparto nel panorama nazionale, si presenta come la prima regione operativa in questo settore: salutiamo queste iniziative con grande soddisfazione e con grandi aspettative.
Federcofit, fin dalla sua costituzione, il 31 maggio 1999, a Milano, ha sostenuto la necessità di affidare alle Regioni compiti primari nel normare la materia, come testimonia il Convegno organizzato presso il Pirellone, nell'autunno del 1999, in stretta collaborazione con l'Assessore Carlo Borsani e con il Dott. Vittorio Carreri sul tema: "Le Istituzioni Pubbliche e gli Imprenditori Privati nel quadro Normativo in evoluzione del settore Funerario: ruoli e prospettive".

Finalmente, dopo lunghi anni di discussioni, di correzioni, di modifiche radicali del quadro istituzionale di riferimento, con l'introduzione del Federalismo, siamo di fronte ad un decisivo passo concreto nella direzione giusta: una legge regionale per il nostro comparto.
La legge regionale "Norme in materia di attività e servizi necroscopici, funebri e cimiteriali" non solo rappresenta una importante risposta alle domande di un comparto tanto delicato quanto compresso nello sviluppo delle proprie potenzialità e che cerca di offrire adeguati servizi ad una società in profonda trasformazione, ma, soprattutto, rappresenta una valida indicazione per tutto il paese, per tutte le Regioni d'Italia.
Il Comparto Funerario Italiano attende da troppi anni una normativa moderna ed adeguata alle modificazioni profonde intervenute nella società civile, negli aspetti igienico-sanitari e, soprattutto, per quanto ci riguarda, nell'organizzazione della vita della collettività.
La velocità dei ritmi del convivere civile, la crescente padronanza dell'uomo sulla vita, hanno teso a cancellare la morte, relegandola in un angolo sempre più nascosto e trascurato e lasciando nella solitudine le famiglie colpite dal lutto.

I problemi per gli operatori sono chiaramente evidenti, ma ancora più pesanti e drammatici sono gli effetti sui cittadini, sui dolenti.
Se la morte si dovesse ridurre, per la società, ad un problema di smaltimento di un "rifiuto speciale", il cittadino colpito dal lutto sarà sempre più solo a fare i conti con questa drammatica separazione.

Gli esempi chiari di queste condizioni sono le anonime e fredde camere mortuarie degli ospedali, dove le salme, tutte insieme, attendono di essere chiuse nei cofani e portate al cimitero, nel disagio di tutti, familiari e operatori sanitari, incapaci, gli uni, di fruire di quella riservatezza sacrosanta per l'addio al proprio caro, frustrati, gli altri, per non poter offrire al dolore ed al lutto l'habitat idoneo per la sua elaborazione.
Come si può ben capire, una nuova normativa è necessaria per risolvere i gravi problemi dei cimiteri, dei crematori, e, in genere, delle strutture pubbliche; ma anche sul fronte dell'imprenditoria privata vi è necessità di grande innovazione.

L'operatore funebre deve fornire un servizio complesso e professionalmente molto qualificato, in grado di accompagnare la famiglia nel dolore del lutto fornendo tutte le prestazioni capaci di trasformare la morte in una "buona morte", in una morte accettata.
Per questi motivi è di grande rilievo che la nuova normativa regionale apra su aspetti operativi importantissimi: la Sala del Commiato, realizzata e gestita dagli operatori, dove i cittadini possano vivere le condizioni di riservatezza ed intimità desiderate; la Tanatoprassi, capace di mantenere una salma in condizioni di visibilità e di essere toccata, "accarezzata" per alcuni giorni; gli spazi dedicati ai riti ed alle cerimonie, indipendentemente dalla fede e dalle convinzioni religiose, nei cimiteri e nei crematori.

Finalmente si dà applicazione alla legge n° 130/01 sulla "dispersione delle ceneri" permettendo, anche sotto questo aspetto, una sorta di riappropriazione della morte, più che una privatizzazione, come qualcuno, sbagliando, ha detto e scritto, passo importante per riconoscere alla morte uno spazio ed una "cittadinanza".
Con le disposizioni contenute nel Progetto della Regione Lombardia, finalmente, anche l'operatore italiano potrà equipararsi agli operatori funebri dei paesi europei più avanzati.
Più rapido sarà l'iter di approvazione del Progetto di Legge Regionale, prima potranno iniziare quei percorsi di rinnovamento che la legge permette.

Riteniamo utile procedere alla riunificazione delle varie componenti dell'attività funebre, e cioè, come recita l'articolo 7:
• disbrigo delle pratiche amministrative inerenti al decesso, su mandato dei familiari;
• vendita di casse ed altri articoli funebri, in occasione del funerale;
• trasporto del cadavere, inteso come trasferimento della salma dal luogo del decesso al luogo di osservazione, al luogo di onoranze, al cimitero o al crematorio.

Altrettanto necessario è, in una legge di principi, valorizzare gli aspetti generali e salvaguardare la natura di attività complessa ed altamente professionale dell'impresa funebre, in modo da non concedere spazio ad eccezioni di sorta e da non creare aspettative in chi concepisce queste attività in termini non professionali.
Con le modifiche apportate nella definizione della "attività funebre", questa assume le peculiarità di una attività squisitamente imprenditoriale e professionale profondamente diversa dal semplice "trasporto funebre" a tariffa controllata dall'Amministrazione Comunale, come prevede l'attuale Regolamento di Polizia Mortuaria (DPR 285/90)

Per questi motivi, ferma restando la possibilità per tutti i titolari dei requisiti richiesti, comprese, ovviamente, le associazioni e gli enti morali, di esercitare queste attività adeguando le loro strutture ed in condizione di parità con gli "operatori privati", ci sembra utile eliminare ogni specificazione capace solo di alimentare aspettative di condizioni di maggior favore.
Il comma 2 dell'articolo 7 dovrebbe, quindi, essere modificato nel seguente modo: "L'attività funebre è svolta da persone fisiche o soggetti giuridici in possesso dei requisiti di cui al comma successivo".

Anche il comma 3 dovrà adeguare il proprio contenuto: "Per poter svolgere l'attività funebre è necessaria autorizzazione del Comune dove ha sede il soggetto richiedente, rilasciata sulla base del possesso dei requisiti stabiliti con apposito provvedimento regionale".
Analogamente, la natura professionale di queste delicate attività e la complessità delle vicende umane in cui si svolge, con una evidente marcata debolezza di un soggetto contraente, il cliente-dolente, dovrebbero suggerire una particolare attenzione ad evitare rapporti poco chiari e trasparenti con attività "adiacenti" a quella funebre, non solo per evitare la facile costituzione di "posizioni dominanti sul mercato", ma soprattutto per offrire al "dolente" condizioni di maggiore autonomia nelle proprie scelte.

Per queste ragioni crediamo molto utile definire alcune incompatibilità connesse all'attività funebre. Al comma 5 dell'articolo 7 si dovrebbe aggiungere: "...l'attività funebre è incompatibile con la gestione di funzioni istituzionali, cimiteriali ed amministrative, e con la gestione di attività sanitarie".
Infine riteniamo indispensabile prevedere, per l'accesso alla professione funebre, l'obbligo di una specifica formazione professionale tale da verificare la preparazione di ogni soggetto imprenditoriale che aspiri ad inserirsi nel Comparto.
Pur comprendendo la necessità di rinviare l'elaborazione nel dettaglio della materia ad un atto regolamentare successivo, ci sembra opportuno aggiungere, dopo il comma 5, sempre dell'articolo 7, un comma che reciti: "L'autorizzazione allo svolgimento di attività funebre è condizionata al possesso dei requisiti formativi previsti nel Regolamento Regionale".

Il senso, quindi, delle proposte di Federcofit è quello di far decollare, da questa legge, anche per le attività imprenditoriali del settore, una stagione nuova segnata dalla ripresa degli investimenti per il suo rinnovamento, segnata da regole nuove, rispondenti alle trasformazioni della società ed attente alla tutela dei cittadini ed al corretto evolversi dei rapporti di giusta concorrenza fra operatori professionalmente all'altezza della loro missione.

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