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A Valencia dal 27 al 29 maggio

Funermostra 2015

Anche quest’anno, come è sovente accaduto, Valencia ci ha accolti con un clima primaverile per festeggiare la XIII edizione di Funermostra. Meno nota, forse, di Madrid e di Barcellona, la capitale della provincia levantina è tuttavia una città vivibilissima. A misura d’uomo, non troppo grande, né troppo piccola, offre una varietà architettonica di tutto rilievo che si inserisce in un ambiente ricco di vegetazione e di alberi esotici. In particolare, durante il nostro soggiorno, siamo stati affascinati dalla fioritura delle jacarande che con i loro fiori violetti hanno tappezzato strade e “avenidas” creando una atmosfera quasi irreale. Se a ciò si aggiunge il fatto che la città è pulitissima, senza problemi di traffico, con un centro storico di tutto rilievo e con una bella spiaggia bagnata da un pescosissimo mare che fornisce in abbondanza deliziosi crostacei, non saremo distanti dall’aver fornito informazioni su uno dei posti più gradevoli che abbiamo avuto l’occasione di frequentare non solo nella penisola iberica, ma in tutto il mondo.
Valencia è effettivamente una città da vivere! Chi l’ha conosciuta, ed è il caso nostro, una trentina d’anni fa stenterebbe a ritrovarsi. Da sonnacchioso centro di provincia si è trasformata in moderno polo commerciale e culturale attirando così numerosi investimenti. Ciò è stato possibile anche grazie alle manifestazioni di richiamo internazionale che vi sono state organizzate, prime fra tutte la Coppa America di vela e, per qualche edizione, il Gran Premio di Formula 1. Tali iniziative si inserivano, negli anni ‘90 del secolo scorso e nel primo decennio del presente, in un ambiente euforico per il boom economico spagnolo paragonabile a quello italiano degli anni ‘60. La crisi mondiale ha purtroppo troncato tale slancio aprendo un capitolo nuovo e dolorosissimo per i nostri cugini iberici che in poco tempo si sono trovati con una disoccupazione gigantesca (30%) e con un crollo del mercato immobiliare. Solo da poco tempo la situazione va migliorando, grazie ad una congiuntura internazionale un po’ più favorevole e, soprattutto, all’accortezza dei governanti ed allo spirito di sacrificio di quella orgogliosa popolazione: il futuro si presenta quindi meno carico di minacciose nubi.
In tale contesto è stato normale che vedesse la luce anche un centro fieristico importante quale Feria Valencia che organizza una buona cinquantina di manifestazioni all’anno. Tra esse Funermostra che ha trovato in città una sede quasi naturale visto che la regione è la capitale spagnola dell’industria del legno (oltre che delle arance, prima fra tutte la bionda “valenciana”). Quest’anno l’evento è stato, a differenza delle ultime edizioni, frequentatissimo dai visitatori, molti dei quali provenienti dall’estero. In particolare da tutta l’America Latina visto che Alpar, l’associazione che riunisce gli attori più importanti del mondo funerario dal Messico all’Argentina, ha tenuto qui il proprio Consiglio Direttivo annuale. Come già aveva fatto in passato con Tanexpo. Tutto ciò premia il lavoro tenace ed efficace di Beatriz Colom, ben spalleggiata da Ernestina Lafarga, che hanno raccolto i giusti frutti della loro perseveranza ricevendo le lodi di tutti i partecipanti. Una cena di gala, svoltasi nella prestigiosa cornice della Torre dell’Orologio (al porto, per lunghi anni il palazzo doganale), ha coronato il tutto suggellando legami di amicizia e di stima reciproca tra i diversi e numerosissimi attori presenti.
Tanti visitatori hanno così potuto apprezzare una offerta merceologica varia ed interessante, con indicazioni precise ed utili per interpretare al meglio il mercato spagnolo. La tendenza alla cremazione (la presenza di un significativo numero di produttori di forni crematori e di urne lo testimonia) riproduce un trend che si riscontra agevolmente anche nel nostro Paese, tuttavia per quasi tutto il resto la situazione è totalmente diversa. In molti casi decisamente agli antipodi. Inutile negarlo, rimaniamo perplessi nel constatare che, mentre in Spagna esistono i cimiteri privati, i forni privati al di fuori dei cimiteri, la tanatoprassi (entro certi limiti variabili da una regione all’altra), tutto ciò da noi non solo non esiste, ma risulta addirittura assente nei numerosi progetti di legge funeraria che, nel corso degli anni, abbiamo avuto occasione di esaminare. Non solo: vi sono resistenze corporative e conservatrici che tentano di rallentare, se non di impedire, ogni evoluzione in questo senso in nome di uno statalismo che “proteggerebbe” i cittadini dalle grinfie dei rapaci imprenditori pronti ad arricchirsi a spese di dolenti dalle difese psicologiche indebolite e quindi facile preda di tali “profittatori”; quello stesso statalismo molto meno sensibile, indipendentemente dal colore politico, alla spoliazione degli italiani tramite tasse ed altri balzelli. Si leggeva giorni orsono su un giornale di rilevanza nazionale che in pochi anni le imposte sugli immobili sono raddoppiate creando non pochi problemi a chi deve pagarle.
La situazione è sotto gli occhi di tutti. Basta fare un giro nella gran parte degli obitori o delle camere mortuarie ospedaliere e cimiteriali italiane per rendersi conto di quali bei risultati abbia prodotto tale approccio al problema. Siamo, in certi casi, all’orrore assoluto! Nel comparare lo status italiano con quanto si osserva non solo in Spagna (dove vi sono centinaia di case funerarie, un’ottantina del solo Gruppo Memora), ma in tutti i Paesi dove il progresso non si è fermato ed è stato dato libero sfogo all’iniziativa privata (pur tenendo severamente sotto controllo le derive spesso illegali che si riscontrano da noi forse anche grazie alla politica dirigista fin qui seguita) ci si rende palpabilmente conto del gap che ci separa dalle nazioni più evolute. Là dove le forze del mercato non possono liberarsi e dove guadagnare giustamente con il proprio lavoro è considerato quasi una colpa (punita con una tassazione da primato mondiale!), la libera concorrenza, che porta ad un’offerta variegata in seno alla quale i clienti faranno la loro scelta, non esiste, creando così una situazione di stallo che in termini spiccioli significa una regressione sempre più marcata rispetto a chi, invece, progredisce. Del resto basta chiedere ai cittadini di diversi paesi (Spagna, Regno Unito, USA, America Latina, …) se si sentano lesi o, peggio, “sfruttati” dal fatto che esistano tali libertà nel settore funerario per comprendere, alla risposta, come stanno le cose. Sed de hoc satis!
Il panorama funerario spagnolo si differenzia enormemente da quello nostrano anche per quanto riguarda l’assicurazione (più esattamente la prevenzione, il “pre need” degli USA) o la realtà rappresentata dai grandi Gruppi come Memora, Funespaña o Interfunerarias, tutti schierati con larghezza di mezzi alla fiera iberica. I grandi gruppi, presenti anche in Francia ed in moltissimi altri Paesi, risultano utili perché uniformando le procedure si determina un miglioramento qualitativo del servizio e per il fatto di poter ottimizzare gli acquisti permettendo di proporre prezzi più interessanti per il cliente e non meno remunerativi.
Tra gli espositori italiani molto apprezzata Amuela che ha attirato, con le sue stupende creazioni, un gran numero di visitatori. Altrettanto apprezzati anche Strazzullo, che ha presentato con nuove proposte di design le raffinate urne in ceramica di Vietri e la linea per animali da compagnia, Car Fibreglass, con innovative soluzioni di rivestimento interno per furgoni, e il Gruppo Vezzani, con i prodotti a marchio Ceabis ormai realtà consolidata per il mercato spagnolo. Tra i visitatori abbiamo incrociato con immutato piacere Nazzareno Sorrentino del Gruppo Matthews nonché un simpatico drappello di imprenditori calabresi e siciliani recatisi a Valencia in auto! Felicitazioni. Tra i non spagnoli da segnalare l’olandese Facultatieve Tecnologies con la sua filiale Hygeco España presente con gli abituali grandi mezzi, ed una giovane impresa francese, Simplifia, che ha riscosso un buon successo con un prodotto rivoluzionario che rischia di rendere il libro per la raccolta firme un tantino desueto. Non staremo qui ad entrare nei dettagli del prodotto. Tutti potranno saperne di più l’anno prossimo a Tanexpo oppure già in settembre a Bologna dove l’azienda sarà presente in veste di sponsor delle manifestazioni organizzate in occasione del 50° anniversario di Feniof. Quello che ci preme osservare, invece, è che si tratta di una realtà voluta da tre giovani diplomati dell’Emlyon, una delle business school più prestigiose di Francia e del mondo, leader nel formare futuri creatori d’azienda. Oggi tale realtà conta su 42 dipendenti di cui ben 13 ingegneri informatici che hanno blindato il sistema rendendolo inviolabile e che si consacrano unicamente alla ricerca. Se ne parliamo è perché tali avventure imprenditoriali potrebbero costituire un esempio per giovani italiani adeguatamente formati al management e forniti di quelle idee innovative senza le quali al giorno d’oggi si rimane definitivamente fuori gioco.
Questo articolo non sarebbe completo se non ricordassimo la scomparsa dell’amico Ramon “Moncho” Chao che ci ha lasciati, a soli 54 anni, pochi giorni prima dell’inizio della fiera. Lo stand della sua azienda era proprio di fronte al nostro ricordandoci così, al di là delle vicissitudini terrene, che la vita e le aziende continuano e che Moncho sarà sempre con noi.
Concediamoci un ultimo bicchiere della rinfrescante “orchata de chufa”, specialità assolutamente valenciana; la “chufa” (per gli appassionati di botanica “Cyperus Esculentus”, in italiano cipero o zigolo dolce) è un tubercolo coltivato unicamente, nel nostro continente, in Spagna (che ne è anche il primo produttore al mondo) da cui si estrae un latte (un po’ come per le mandorle) ad alto valore energetico e ricchissimo in minerali. Fatto il pieno di energia, raccogliamo quindi armi e bagagli prendendo la direzione dell’Inghilterra e della Polonia. Purtroppo gli organizzatori di tali eventi non hanno voluto, o potuto, modificare le date che coincidono. Anche Funermostra si sovrapponeva parzialmente alle manifestazioni summenzionate. Diamo perciò atto all’amica Beatriz di aver avuto l’accortezza e l’intelligenza necessarie nell’anticipare la sua fiera. Il che potrebbe anche spiegare, accanto ad un clima di crescente fiducia, il successo dell’evento in termini di visitatori. L’équipe Tanexpo si divide quindi una tantum e saprà, dovutamente e compiutamente come al solito, rendere conto di quanto accaduto a Kielce (Polonia, per Necro Expo) ed a Stoneleigh (UK, per la National Funeral Exhibition).  

 
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