Rotastyle

Funeral for friends

L'oppressione del dolore inaspettato
in cui è possibile rifugiarsi cercando paradossalmente la luce.
Il buio, invece, nidifica in quell'angolo oscuro della nostra coscienza
nel quale è possibile incontrare solo rabbia e dolore
entrambe percepibili come un unico punto di non ritorno,
all'improvviso invece un bagliore, uno squarcio nel buio
inaspettatamente. 
Musica e Morte, ovvero un manifesto culturale, oltre che musicale, un necrologio per esorcizzare il dolore, incollato al muro della memoria.
Celebrare la vita attraverso la morte, edulcorare il ricordo di essa nella realizzazione di un disco nel quale il vuoto dell'assenza e della perdita viene scongiurato attraverso la condivisione corale della malinconia fino a farne appunto un manifesto.
È quello che devono aver fatto gli Arcade Fire durante la lavorazione del loro esordio discografico, funestato da "tre funerali... e un matrimonio".
Il gruppo ha per base il Canada, più precisamente Montreal, divenuta patria di una autentica fucina di gruppi (The Stills, Wolf Parade, The Constantines...) e di un nuovo risveglio musicale sul quale il circo della musica ha posto in questo periodo la propria attenzione.
Win Butler e Regine Cassagne oltre ad essere compagni nella vita sono i fondatori di questo strano collettivo (dal vivo sono in sette) fatto perlopiù da bravi polistrumentisti che sul palco amano divertirsi scambiandosi gli strumenti e interagendo con il pubblico.
"Funeral" è un disco paradossalmente arioso, fatto di melodie cupe ed oscure che si stemperano in un gioco di incastri e di sovrapposizioni nel quale i diversi materiali stilistici tra loro assemblati sono una ideale fonte di riferimento, come in "Laika" il secondo dei quattro capitoli intitolati Neighborhood, una marcia inarrestabile in cui Win Butler fa il verso a John Lydon (quello che alla fine degli anni '70 abbandonò l'anarchia dei Sex Pistols per le più oscure sonorità dei Pil), o la successiva "Power Out", il terzo capitolo Neighborhood, in cui l'intensità emotiva raggiunge livelli epici e il ritmo incessante talora rivela improvvise aperture di grande spessore lirico.
Regine Cassagne, co-autrice, è l'altra voce del gruppo. Nella conclusiva "In The Backseat" scuote le corde della propria anima in una romantica ballata in cui l'enfasi, a tratti sospesa, esplode in un grido di dolore, sapientemente orchestrato dentro una vertigine di archi e synth in grado di annientare qualsiasi speranza.
Diverse e continue le citazioni che deliberatamente traspaiono al primo ascolto; la musica folk, ma anche quella country, nella miglior tradizione americana. Una certa "new wave", quella dei Talking Heads per intenderci, riveduta e corretta. Così come le malinconiche cavalcate musicali dei primi Cure che qui compaiono nitide e vagamente più luminose. Come ad esempio in "Rebellion (Lies)" a cui va la palma di miglior pezzo del disco, se non altro per quel senso di gravità permanente che pervade l'ensemble e che improvvisamente ci richiama alla mente quanto accadeva a Manchester nel 1981: moriva Ian Curtis, nascevano i New Order.
"Funeral" degli Arcade Fire, è un progetto importante, una sorta di ritorno al futuro per quanti avevano inesorabilmente condiviso la convinzione che certa produzione musicale fosse andata perduta all'interno di quel caleidoscopio che sono stati, sono e ... saranno gli anni '80.
 
Marco Pipitone

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