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FUNERAIRE 2011

“Paris vaut bien une messe” (Parigi vale bene una messa) è un famoso modo di dire francese che sta ad indicare come talvolta un piccolo sforzo merita d’esser fatto in vista di futuri e più consistenti vantaggi.Tale affermazione viene di solito, e con ogni probabilità in modo arbitrario, attribuita al re Enrico IV di Borbone (1553 - 1610), ugonotto (gli ugonotti erano i protestanti francesi di tendenza calvinista) di nascita, che abiurò la propria religione d’origine convertendosi al cattolicesimo per poter accedere al regno di Francia. Marito in seconde nozze di Maria de’ Medici da cui ebbe, tra gli altri figli, anche il futuro Luigi XIII, egli è anche famoso per aver dato il nome ad uno dei piatti tradizionali più amati dai cugini transalpini, la mitica “poule Henri IV”, una grossa gallina farcita e bollita che il “bon roi Henri” detto anche per il suo irrefrenabile tropismo verso il genere femminile “le Vert Galant” (il donnaiolo), avrebbe promesso a tutte le marmitte del regno concretizzando, nell’immaginario collettivo, l’aspirazione al benessere del popolo bearnese e, per estensione, di tutto il popolo di Francia e di Navarra. Il Béarn è quella felice regione del Sud-Ovest dell’esagono nella cui capitale, Pau, nacque il monarca. Si tratta di una bellissima e nobile città universitaria nonché centro gastronomico di prima grandezza. Una visita alla pasticceria Artigarrede (la cui sede principale si trova nella vicina Oloron Sainte Marie) è un must per ogni viaggiatore in transito da quelle parti. Il clou del pellegrinaggio è certamente rappresentato dal “gateau russe” che, pur non avendo nulla di russo, lascerà nei fortunati degustatori ricordi tangibili ed imperituri della “douce France”. Senza parlare del “Jurançon” un vino bianco liquoroso e dolce che non ha nulla da invidiare agli arcinoti “Sauternes” bordolesi tra i quali si annovera il mondialmente noto “Château Yquem” il cui prezzo altissimo, molto più alto del nostro già dispendioso “Picolit”, cammina di pari passo con la sua notorietà. Ebbene un buon Jurançon può perfettamente accompagnare un “foie gras” che nonostante la, per certi aspetti, giustificata crociata degli animalisti (dovuta al modo tradizionale di ingozzare oche ed anatre al fini di indurre una steatosi – degenerazione grassa – del fegato) continua a farla da re sulle mense imbandite dei giorni di festa. Lo Jurançon, e qui finiremo la nostra divagazione storico-gastronomica, è anche noto per essere stato il vino con cui è stato battezzato il suddetto Enrico IV. Da allora nella famiglia reale francese si perpetua la tradizione di versare alcune gocce del dolce nettare sulla lingua del battezzato nel rituale di ingresso nella comunità cristiana che, per ciò che è della famiglia in questione, si tiene nella cappella reale di Dreux, necropoli della famiglia d’Orléans, nel dipartimento dell’ Eure-et-Loir non molto distante da Parigi. Pau è anche nota per essere la prima città d’Europa continentale ad aver avuto un percorso di golf voluto dai numerosissimi britannici che avevano l’abitudine di villeggiarvi.
Che Parigi possa valere tutto sommato una messa, devono esserselo detto in molti da questa parte delle Alpi. Ancora una volta, infatti, gli italiani, sia come espositori che come visitatori, hanno rappresentato il gruppo di stranieri più consistente tra quelli visti alla rassegna biennale del mondo funerario francese. Per una volta tutto è andato bene nonostante l’infelice posizione del quartiere fieristico del Bourget. Un tempo anormalmente splendido ha allietato il soggiorno degli ospiti che questa volta non sono stati penalizzati da scioperi dei trasporti pur soffrendo in certi frangenti del traffico pesante che caratterizza ormai tutte le metropoli del mondo. Una bella edizione, in definitiva, che ci riporta a quelle del secolo scorso. Probabilmente dietro a tale successo c’è lo zampino di quella vera e propria “macchina da esposizioni” che è il gruppo britannico Reed, gigante mondiale, come tutti gli addetti ai lavori ben sanno, dell’attività fieristica. Complimenti ai colleghi, dunque, per il lavoro ben fatto.
Diciamo che una presa di contatto con la realtà funeraria francese è estremamente interessante per tutti gli italiani del settore. Se è vero che molte sono le differenze sia sul piano culturale (funerario, si intende) che su quello pratico, è altrettanto vero che la legislazione francese, di avanguardia rispetto a quella nostrana che non esiteremmo a definire arcaica, accompagna adeguatamente un mondo in mutazione profonda ed accelerata. Non è da escludere che l’Italia possa seguire in un futuro non molto lontano l’esempio francese non copiandolo pedissequamente, ma adattandolo alle realtà complesse del nostro Paese.
Ci pare utile presentare al lettore alcune considerazioni che non sono farina del nostro sacco, ma che ci vengono da un autorevole settimanale francese, “Le Nouvel Economiste”, che nel numero uscito in corrispondenza della commemorazione dei defunti consacra un sostanzioso dossier all’economia del settore funerario. Il titolo è di per se stesso estremamente evocatore: “Les nouveaux entrants”, i nuovi entranti. Banche ed assicurazioni contendono alle imprese di pompe funebri il mercato dei servizi associati. Il mercato della morte è, bene o male, un mercato prospero che stimola la concorrenza. Tant’è che il numero di operatori è aumentato considerevolmente. Dal 1993, anno storico in cui venne definitivamente soppresso, dopo una lunga lotta giuridica, il monopolio municipale, il numero di imprese è salito da 2.471 a 3.896 nel 2009. Di esse, l’85% conta meno di dieci dipendenti e solo il 2% ne ha più di 50. Delle 950 imprese principali il 10% è deficitario. In tali condizioni si è messo in moto un profondo movimento di riorganizzazione. Attorno al leader OGF, che detiene il marchio PFG che occupa, punto in più punto in meno, un quarto del mercato totale (circa 130.000 servizi annui destinati ad aumentare considerevolmente in tempi rapidi dopo l’assorbimento del buco demografico dovuto alla seconda guerra mondiale cui si deve aggiungere il boom delle nascite a partire dagli anni ‘60), si sono costituiti altri gruppi o reti di franchising. Essi si sviluppano costantemente nella misura in cui permettono alle aziende di uscire dall’isolamento, di approfittare di un “effetto di marca” riconosciuto e di avere un aiuto non trascurabile sul piano commerciale. Raggruppate in seno a tali strutture, le aziende possono ottenere prezzi più interessanti dai fornitori e confortare in tal modo i loro margini, vista l’erosione degli stessi che ha caratterizzato il primo decennio degli anni 2000, anche se essi rimangono, rispetto ad altri settori merceologici, ancora relativamente corretti. Al giorno d’oggi, infatti, la fattura per una cerimonia va mediamente dai 3.000 ai 5.000 euro per una inumazione (un po’ meno per la cremazione). L’aumento è stato di circa il 35% in soli quindici anni. Ciò spiega che il giro d’affari globale del settore sia aumentato del 50% pur in presenza di una stagnazione dei decessi (generazioni di guerra mancanti all’appello). È chiaro che tale politica tariffaria non potrà continuare all’infinito, anche perché la crisi ha fortemente ridotto il potere d’acquisto delle famiglie per le quali i piccoli risparmi, pure nel settore funerario, contano. I clienti finali manifestano sempre di più la tendenza a far giocare la concorrenza per ottenere il miglior rapporto qualità/prezzo. In tale contesto le imprese hanno sviluppato, attorno alla propria attività principale - l’organizzazione delle esequie - tutta una serie di servizi annessi che si adattano ai nuovi bisogni dei clienti: previdenza funeraria, supporto ai dolenti dopo la cerimonia ed altro ancora.
Come sottolinea Nelly Chevalier Rossignol, presidentessa della CFPM, il cofano funebre non rappresenta che un terzo circa del budget del funerale. Occorre quindi ritornare all’etimologia di “pompa” e cioè di “cerimonia”. In assenza dei grandi funerali del passato si tratta oggi di rispondere alle nuove necessità delle famiglie. Prima fra tutte quella dei locali per il commiato. Il numero dei morti a domicilio è in rapida diminuzione e le famiglie, che sempre meno spesso organizzano i funerali in casa, sono reticenti all’uso degli obitori ospedalieri o, peggio ancora, cimiteriali. L’esigenza di onorare decentemente il defunto ha, quasi spontaneamente, portato alla nascita ed alla diffusione delle Case Funerarie. Non si tratta più di quel locale freddo, spoglio e squallido che si conosceva e che ancor oggi è frequentissimo in Italia. Esso si è trasformato in un luogo degno, arredato con un mobilio adeguato e con un personale che in certi casi non sfigura di fronte a quello dell’industria alberghiera. Nel nostro paese tali realtà sono ancora rarissime, con punte di eccellenza assoluta raggiunte, li citiamo a titolo di esempio pur sapendo che esistono molti altri operatori “virtuosi”, dalla Casa Funeraria San Siro di Alcide Cerato a Milano, dalla Terracielo Funeral Home di Gianni Gibellini, che abbiamo rivisto con piacere a Parigi, a Modena e dalla Casa Funeraria Salvato di Alessio Salvato in quel di Frattamaggiore (Napoli). In Francia di case funerarie, più o meno lussuose, ve ne sono 2.500. Esse rappresentano un vantaggio concorrenziale per chi ne possiede una e un ostacolo ai nuovi imprenditori che difficilmente hanno i mezzi economici per realizzarle all’inizio della loro attività. Attività che, detto per inciso, è già fortemente regolamentata nel senso che tutti i dipendenti dell’impresa (dagli amministrativi ai portatori e agli affossatori) devono seguire corsi di formazione. All’orizzonte 2013, cioè domani, soltanto i titolari di un diploma di stato saranno autorizzati ad aprire una impresa di onoranze funebri. Altro investimento strategico è quello del forno crematorio, soprattutto per le aziende pubbliche che ne detengono una quarantina sui 150 che esistono in Francia. La pratica cremazionista riguarda circa il 30% dei decessi con punte del 50% nelle grandi agglomerazioni urbane. Le famiglie, come sottolineato da Corinne Lojodice, presidente dell’Unione Nazionale delle PP.FF. che riunisce i servizi pubblici di 500 città francesi, richiedono ormai anche per la cremazione una qualità ed una offerta di prestazioni simili a quella dell’inumazione: cerimonie civili o religiose in memoria del defunto, raccoglimento in crematorio e finanche il servizio di buffet dopo la cerimonia. E Rémy Bernier, presidente della Chambre Syndicale Nationale de l’Art Funéraire (raggruppamento di produttori creato 130 anni fa che raggruppa una cinquantina di aziende e che è proprietario dei diritti di Funéraire), aggiunge, lui che produce cofani, che tale scelta si rivela non essere, alla prova dei fatti, oltremodo pregiudizievole alla sua attività. Il cofano rimane per i familiari l’ultimo accessorio offerto al defunto e come tale è depositario di un fortissimo valore simbolico ed affettivo. Motivo per cui egli ritiene che difficilmente le casse in cartone, oggi fortemente mediatizzate per le pretese virtù ecologiche e per i vantaggi economici, produrranno uno sconvolgimento del mercato.
Le vere mutazioni sono in realtà determinate dai nuovi bisogni espressi dalle famiglie. Della carenza di quattrini, dovuta alla crisi, già si diceva. Il confronto con la realtà quando si tratta di assumere le spese di un funerale, spesso a carico dei figli o dei parenti, induce sempre più persone ad organizzare in anticipo le proprie esequie. Alla fine del mese di giugno 2010 erano stati sottoscritti 750.000 contratti di previdenza funeraria, un numero doppio rispetto alle cifre del 2004. Il profilo tipico è quello, come spiega Olivier Sentis, presidente del gruppo di lavoro “esequie” presso la federazione francese delle società di assicurazione, di un cliente di una certa età che già si è confrontato con un lutto. Egli conosce l’impresa di pompe funebri, sa come organizzarsi ed ha identificato quello che esattamente auspica per il proprio funerale. Si tratta indubbiamente di un approccio che esige una grande maturità e molto coraggio, non essendo facile andare a scegliere il cofano per il proprio funerale. Vista la crescita esponenziale di tale mercato numerose offerte vengono proposte soprattutto da banche e da assicurazioni. Esse tengono spesso conto di un altro bisogno espresso dal cliente, l’accompagnamento psicologico dopo il lutto e l’assistenza per l’espletamento delle pratiche amministrative nonché di tutti quei compiti (avvisi mortuari, lettere di ringraziamento,…) che incombono sulle famiglie o sulle imprese di onoranze funebri. Inglobate nella polizza, esse sono ormai riconducibili alle compagnie che la emettono e che in pratica risultano coinvolte nella gestione quotidiana delle imprese. Tanto per dare un’idea dell’interesse degli organismi finanziari per il mondo funerario, riportiamo in questa sede una indiscrezione secondo la quale un grossissimo raggruppamento francese sarebbe stato rilevato da una “mutuelle” di grande importanza nazionale alla cui testa si trova il fratello di un personaggio di altissimo rilievo nel panorama politico della République. Non faremo nomi, tanto più che un alto dirigente del gruppo in questione ci ha detto di non saper alcunché… Ordine di scuderia? Staremo a vedere. Chissà che da qui ai prossimi mesi non ci siano novità.
È certo che tutti questi nuovi aspetti si ripercuotono sulla natura dei prodotti proposti in occasione del salone. Così oggi, a differenza di solo qualche anno addietro, è possibile vedere aziende che offrono progetti di formazione estremamente strutturati, realizzazione di case funerarie chiavi in mano, piani di previdenza funeraria, articoli biodegradabili (imbottiture ed urne), veicoli elettrici per andare nel senso di un maggior rispetto dell’ambiente e via dicendo. Considerata poi l’importanza della cremazione i produttori di forni sono in prima linea così come i fabbricanti d’urne. Questi hanno dato, come del resto i colleghi che si occupano di cofani, largo spazio al design. Si vedono urne di ogni materiale, foggia e colore spesso con risultati alquanto seducenti. Naturalmente le aziende italiane sono in bella evidenza non appena si cerchi il segmento alto del mercato. Così abbiamo rivisto a Parigi le vetture di Biemme Special Cars, Ellena, Pilato e Intercar, le imbottiture GFM, i cofani di Aeterna e Rotastyle, l’accessoristica de La Errevieffe e di Zorsol, gli arredi funebri di Pirozzi e di Radiv, le fusioni artistiche cimiteriali e le urne di Bosisio, Pilla, Vezzani e Cineris Cremation Urns, le attrezzature Ceabis e gli impianti per la cremazione di GEM, oltre naturalmente allo stand di Tanexport, in rappresentanza di tutte le aziende consorziate, e a quello di Tanexpo 2012.
A proposito di design abbiamo apprezzato enormemente lo stand di Facultatieve Technologie, con Mr. Keizer in testa, che sarà uno dei poli di riferimento a Tanexpo. D’altra parte anche i produttori esteri riescono a creare prodotti di un certo interesse. Il cimitero virtuale della I-Postmortem di Jacques Mechelany, che già avevamo incontrato il mese scorso a Chicago, ha suscitato anche in Francia vivissimo interesse. Lo stesso si produrrà, non ne dubitiamo, a Bologna dove l’azienda sarà certamente presente. L’olandese Funeral Products, venuta a Parigi unicamente in visita, non ha esposto in Francia, ma verrà a Tanexpo il prossimo marzo. Novità molto importante sarà la presenza di Batesville, il più importante produttore mondiale di cofani funebri con circa un milione di pezzi all’anno. È ben vero che la grandissima maggioranza (80-90%) di essi sono i caskets metallici che si usano in Nord America. Tuttavia hanno anche una produzione di casse in legno. La conferma della venuta a Tanexpo, che già ci era stata preannunciata a Chicago dal direttore internazionale, ci è stata data proprio in occasione di Funéraire. Per la prima volta quindi l’azienda della città di Batesville nell’Indiana saggia il mercato continentale europeo anche se qualche anno fa avevamo personalmente assistito, mentre ci trovavamo in una delle imprese più importanti della capitale russa, alla vendita di alcuni pezzi pregiatissimi ad alcuni clienti moscoviti che avevano pagato in contanti somme, diciamo così, considerevoli. L’azienda fa parte del gigantesco gruppo Hillenbrand al quale consacreremo un articolo nei prossimi mesi tanto più completo in quanto abbiamo più volte avuto in passato l’occasione di visitare quella città-azienda negli USA. E poi ancora avremo in Italia la Funeral Stores e i croati GPT Durasek di Varazdin, produttori di imbottiture in quella bella cittadina che gode del privilegio di avere uno dei più bei cimiteri monumentali d’Europa. Abbiamo rivisto col consueto piacere l’inossidabile Serguei Yakushin, organizzatore della fiera moscovita, che ci ha confermato che il cambiamento di data di Necropolis è stato deciso unilateralmente dal primo ministro russo Putin poco più di un mese prima delle date previste (!) per la semplice ragione che costui aveva assoluto bisogno, le elezioni sono vicine, di tutti i padiglioni dell’immenso complesso fieristico. Cose che accadono nella Russia post-comunista, come accadevano in quella senza “post” e probabilmente in quella zarista. La Russia eterna insomma. Il risultato è stato che Tanexpo non ha potuto essere presente poiché negli stessi giorni si teneva, a Chicago, la NFDA. Sarà, speriamo, per l’anno prossimo. Dagli Usa sono giunti Alan Elder della Starmark di Richmond, Indiana, nonché il bostoniano John Finlay e Ann Marie Pontone (moglie di Thomas, il presidente della Matthews di Pittsburgh) della Usa Connexions, specializzata nel preparare il terreno alle aziende nordamericane ed europee che desiderino partire all’attacco dei mercati dell’altro continente. L’America è anche il Sud America. Da lì sono arrivati Dario Loinaz, argentino del Brasile (Fortaleza), accompagnato da Roberto Fornasiero di Benedetti, Edson Cooper con moglie e figlia dalla città giardino di Curitiba in Brasile e, last but not least, Teresa Saavedra, presidentessa di Alpar e futura presidentessa di Fiat-Ifta, che assieme al marito Ramiro ci ha onorato, sorridente come sempre, della sua amichevole visita. Peccato che con loro non ci fossero i figli, giovani di rara gentilezza ed educazione che avevamo conosciuto a marzo in Colombia e che ci raggiungeranno a Bologna insieme a parecchie decine di clienti latino-americani che ancor più numerosi del solito verranno con entusiasmo per la nostra gioia di accoglierli e per quella degli espositori, molti dei quali avranno certamente l’opportunità di stabilire proficui rapporti con interlocutori così autorevoli.
Un Funéraire, per chiudere, di tutto rispetto, preludio di prestigio per quello che sarà l’evento fieristico funerario mondiale del 2012: Tanexpo, a Bologna dal 23 al 25 marzo!
Buone feste di fine anno a tutti.
 
Il Viaggiatore


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