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FASCINO FUNEREO

Estremo contenitore. Ultima scatola. In vita, molte altre: la casa, l'auto, l'ufficio, scuole, edifici, palazzi, stanze. Scatole, contenitori semplici, ordinari, di tutti i giorni, soliti cassetti indifferenti. Ma è quell'Ultimo a turbarci. A non lasciarsi guardare, cercare, apprezzare, scegliere, comprare. La scelta è lasciata a chi resta. Parlarne prima è assai raro. Ultima scatola di forma svagata sempre imbottita temuta e bandita. Dai discorsi, dalla vista. E quelle finte? Fanno paura uguale. Al Museo Nazionale del Cinema di Torino troviamo sotto una superficie calpestabile in vetro, il ferro/feretro del mestiere di Bela Lugosi, il più celebre vampiro della storia del cinema. Una bara semplice, senza orpelli, utilizzata nello spettacolo teatrale "Dracula" del 1927 tenutosi a Broadway. Esposta nella Chapelle dedicata al cinema dell'orrore, appena scoperchiata e bene illuminata, resta immobile a stupire e meravigliare. Certo non mancano sguardi inquieti. Una volta, poi, comparve un pipistrello, che si aggirava perso e spaurito per il museo.

Bela Lugosi era Il Vampiro, non solo un attore. Un lungo processo di trasformazione nel fascino funereo del personaggio l'aveva portato all'identificazione assoluta. E la sua vita, passata ad entrare e uscire da contenitori estremi, finiva avvolta nel caro mantello nero foderato di rosso, in una bara. Bela 'Dracula' Lugosi viveva in una casa di raffinato gusto macabro. Lapidi di marmo bianco sparse in un giardino di cespugli secchi, la porta d'ingresso in legno d'ebano e chiodi a diamante, la cui maniglia era un vampiro in bronzo, e, all'interno, armature e mazze di ferro, pipistrelli veri, niente specchi, ossa umane e servitori cinesi sordi e muti che lo accompagnavano ovunque. Lo trasportavano col vestito di sempre, mantello e piume, comodamente adagiato nella sua bara personale in legno d'ebano e argento alle prime dei film, agli spettacoli teatrali e alle serate di gala. Sempre da quella bara, Lugosi concedeva interviste.

Questo comportamento stravagante crea la spettacolarizzazione del contenitore inquietante, sdrammatizzandone il ruolo. L'utilizzo giocoso, eccentrico e burlone di un oggetto inusuale nella vita quotidiana strappa improvvisamente il feretro dal timore di sempre e dalla comune associazione di morte e fine. La bara diviene un oggetto da esibire. Bela Lugosi, precursore di un idea, resuscita la mancanza di vita di un feretro ordinario che diventa straordinario recuperando il significato di semplice contenitore.

Il fenomeno di spettacolarizzazione del feretro, così caro a Lugosi, è stato ripreso e commercializzato dalla ditta americana YourCoffin (la TuaBara) di Terre Haute nell'Indiana, che propone addirittura 101 usi alternativi della bara, oltre ovviamente quello più comune. Il loro motto è: 'Non aspettare di essere in punto di morte, ordina la TuaBara oggi!'. Gli usi più svariati, ci assicurano, aiutano a dimenticare timori, ad abituarci in vita ad un futuro inevitabile e, ancora, "bisogna conoscere in anticipo la bara in cui finiremo quando verremo sepolti". Il feretro, venduto a partire dalle 800.000 lire in su, a seconda del gusto e delle esigenze degli acquirenti, si ricicla come oggetto d'arredamento, da esposizione. Oppure diventa una libreria, un porta bottiglie, un tavolino da caffè, una custodia per chitarra, un tavolo per il trucco, un guardaroba, una cuccia per il cane o una cassapanca. La trasformazione prevede anche il portapasseggero per il sidecar e, tra i 101 utilizzi della TuaBara, c'è anche un incredibile scooter, come possiamo osservare in foto. Inevitabilmente, si trasforma in argomento di conversazione, in curiosità peculiare che porterà sicuramente a sdrammatizzare, analizzare e discutere un argomento ancora temuto. Una bara è un oggetto come un altro. Lo scoprirete sul sito www.yourcoffin.com.
 
Arianna Bona


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