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Ha esordito in Messico la campagna di promozione di TANEXPO 2006

Expo Monterrey

Dopo Acapulco 2003, sul Pacifico, l'esposizione funeraria messicana si è trasferita quest'anno a Monterrey, nello stato di Nuevo Leon, al confine con il Texas. La natura itinerante della manifestazione risponde ad una scelta strategica degli organizzatori dovuta alla considerevole estensione territoriale del Paese.

Monterrey è una megalopoli con più di quattro milioni di abitanti che contende ormai a Guadalajara il secondo posto per grandezza (dietro la tentacolare capitale di Città del Messico), situandosi tuttavia al primo posto assoluto per quanto riguarda l'attività industriale. Stiamo parlando, in effetti, della capitale economica del paese, centro manifatturiero e commerciale di primaria importanza. Ciò è dovuto probabilmente alla vicinanza degli Stati Uniti che oltre ad aver creato strutture produttive (all'inizio soprattutto nel settore tessile, ma oggi, ed in particolare dopo la creazione del NAFTA - North America Free Trade Association, la zona di libero scambio nord americana, anche nelle tecnologie più avanzate) hanno esportato una mentalità ed una attitudine orientate verso l'efficacia ed il profitto, il tutto all'insegna di un pragmatismo assoluto. Sicché colui che si aspettasse di trovare in questa città, circondata da catene montuose ("sierras") impressionanti e dai colori cangianti secondo le ore del giorno, l'atmosfera sonnacchiosa e rallentata di altre località messicane è costretto a cambiare rapidamente d'avviso dopo aver constatato il dinamismo che contraddistingue la maggioranza degli abitanti. In altri termini siamo distanti anni luce dal Messico dell' "ahorita", interiezione frequentissima e tipica del paese che significa tutto e che, ad ogni piè sospinto, gli autoctoni utilizzano nel doppio senso di "poco fa" ovvero di "fra poco" laddove quest'ultimo può, in certe località, significare anche qualche ora se non una mezza giornata. Per modo che al cameriere che, sollecitato a proposito della consegna di una bevanda rinfrescante già ordinata, dovesse rispondere col sempiterno "ahorita" converrà ribattere "ahora mismo" (immediatamente) per evitare, tanto più in presenza di fortissime calure, di ritrovarsi boccheggianti per sete non estinta. È significativo, quindi, il fatto che a Monterrey la summenzionata interiezione sia molto poco usata, a conferma di un approccio diverso rispetto al resto del paese e soprattutto per la grande consolazione dei sitibondi che potranno evitare pericolose disidratazioni approfittando, ad esempio, delle ottime birre prodotte nella gigantesca fabbrica della Cuahutémoc, la più grande del Messico, che si può visitare nella parte nord della città. Del resto gli abitanti di Monterrey rivendicano con malcelato orgoglio la medaglia d'argento nella consumazione "pro capite" di birra in America latina, quella d'oro toccando, verosimilmente, a qualche comunità germanica fra quelle che si trovano, in villaggi di tipo bavarese, nelle Ande argentine. La dissetante pozione accompagnerà le specialità locali ed in particolare l'onnipresente "cabrito" (capretto di latte impalato e cotto al fuoco di legna aromatica) nonché i famosissimi ed ineguagliabili "tamales" (una specie di cannelloni nei quali, all'interno di una foglia di granoturco convenientemente arrotolata, viene cotta, a vapore, della farina di mais mescolata con ingredienti vari: pollo, maiale, legumi, ...). Il tutto condito, per gli amatori, con peperoncini di ogni tipo tra i quali si distingue, per potenza, la varietà locale "piquin" superato nella SHU (Scoville Heat Units-scala di misura - messa a punto dal farmacista Wilbur L. Scoville - della potenza del peperoncino in base alla capsaicina in esso presente) soltanto dal famoso "habanero" (100.000 a 300.000 SHU).

Per i curiosi aggiungeremo che il piquin, che si presenta curiosamente sotto forma di ovetto lungo 5-7 mm nella dimensione maggiore, si chiama così a causa del tipico sfrigolio (traduzione di piquin) che emette durante l'essiccamento. Si tratta, insomma, di una città dove è ancora possibile ritrovare sapori ed atmosfere del vecchio Messico pur in un contesto di forte dinamismo e proiezione verso il business. Lo stesso "barrio antiguo", il quartiere vecchio, è stato, pur rispettando una certa atmosfera coloniale, completamente rinnovato ed ospita locali molto "trendy" (cibercaffé, wine-bar, ...) popolati da una gioventù bella ed allegra nella quale l'accorto viaggiatore non può, decentemente, fare a meno di notare e, con sommo compiacimento, ammirare le bellezze femminili dal fiero portamento e dal sorriso radioso e ricco di conturbanti promesse che ampiamente confermano la non usurpata, anzi meritatissima, fama universale delle messicane. L'amore dell'equità e, soprattutto, quello delle pari opportunità ci induce a precisare (per la più grande gioia della on. Stefania Prestigiacomo) che le viaggiatrici potrebbero, presumibilmente, risentire le stesse sensazioni nell'incrociare gli sguardi infuocati e carichi di sottintesi dei "varones" (maschi) locali.

In un contesto tanto gradevole, quindi, e proiettato verso il futuro, si è tenuta la quarta edizione dell'esposizione funeraria messicana a conferma del fatto che anche in questo paese, come in molti altri, un settore che per molti anni era rimasto in uno stato di quasi immobilità sta rapidamente risvegliandosi e recuperando il tempo perduto.

Da un anno all'altro, infatti, aumenta tanto il numero degli espositori quanto quello dei visitatori anche se, rispetto alle dimensioni degli eventi europei - ed in particolare di TANEXPO che si può ormai considerare come manifestazione leader del settore nel vecchio continente - siamo ancora a livelli relativamente modesti. Non bisogna, peraltro, perdere di vista certi criteri di valutazione obiettivi quali la ripartizione della ricchezza in un paese dove il 10% della popolazione detiene quasi il 50% dei beni, ma dove anche vi sono cento milioni di potenziali consumatori, per lo più giovani, il cui livello di vita è destinato ad accrescersi sia per le benefiche ricadute dell'appartenenza al NAFTA che per le capacità intrinseche dei messicani, persone dall'intelligenza estremamente vivace, nonché per le ricchezze naturali del paese. Non a caso l'attuale presidente, Vicente Fox, è un ex dirigente ai massimi livelli della COCA COLA, quasi a significare una rottura simbolica con un passato marcato da una corruzione dilagante e tale da tarpare le ali ai più volonterosi. È chiaro che problemi di questo genere non si risolvono nel brevissimo lasso di tempo di un mandato presidenziale (ne sappiamo, ahinoi, qualcosa nel nostro paese…). Rimane il fatto che la tendenza è chiara e che i progressi sono costanti. Tanto più meritoria è quindi l'iniziativa della coppia Ildefonso Gonzalez e Gabriela Esquivel che, a nostro modesto avviso, ha visto giusto nel puntare sul comparto funerario la cui progressione sarà, visto il punto di partenza, fatalmente più rapida di quella di molti altri settori.

Del resto già oggi in Messico, come in molti altri paesi dell'America latina, grazie anche alla probabile influenza degli Stati Uniti istituzioni come i cimiteri privati, le case funerarie, la tanatoprassi fanno parte, a pieno titolo, del panorama professionale. Non solo, ma gli imprenditori più orientati verso il successo sono avidi di informazioni e di formazioni che permettano loro di migliorare la propria professionalità e quindi i propri profitti. La prova ci viene dalla partecipazione attenta ed attiva di decine di imprenditori alle due conferenze organizzate di primo mattino ed a pagamento, in collaborazione con l'organizzazione della fiera, dall'ALPAR (l'associazione che raggruppa un numero importante delle imprese funerarie operanti ai massimi livelli qualitativi in tutto il centro e sud America ed il cui motore operativo è Tatiana Osorio) nel corso delle quali un conferenziere colombiano estremamente brillante e preparato non ha lesinato gli sforzi per inculcare ai presenti concetti semplici ma spesso trascurati (come il fatto, ad esempio, che l'errore di un dipendente non può e non deve essere motivo di sanzione punitiva, ma opportunità per il miglioramento della sua professionalità) che da soli permettono di accrescere le prestazioni commerciali dell'impresa. Il tutto supportato da studi di psicologi, esperti del comportamento ed economisti. Ad ogni viaggio (e sono tanti ormai) che effettuo nel nuovo mondo rimango sconcertato nel vedere l'entusiasmo e la sete di apprendere che caratterizzano gli imprenditori di quei paesi e la boriosa sufficienza di moltissimi dei loro colleghi italiani che, a parte qualche lodevole eccezione (vero Alcide? vero Luigi? vero Mario? vero Maurizio? - gli interessati se mi leggono si riconosceranno), snobbano con colpevole pervicacia ogni tentativo che viene fatto per offrire loro i mezzi per meglio battersi per conseguire il successo. Forse il presidente Bush, indipendentemente dal giudizio che ciascuno di noi può portare sulle sue decisioni a livello planetario, non ha tutti i torti quando parla di "vecchia" Europa. Vecchia nel senso che manca di quella curiosità e di quella intraprendenza (che dovrebbero essere proprie, per definizione, dell'imprenditore) che non sono funzione dei dati anagrafici ma di uno stato d'animo ottimista e lanciato verso la vittoria. I vari Alcide, Luigi, Mario, Maurizio non mi smentiranno o almeno lo spero. Rimango, comunque sia, in attesa della prossima edizione di TANEXPO per verificare le auspicabili modificazioni nel comportamento e nell'approccio dei più e, se del caso, rallegrarmene. Continuerò, comunque sia, a battere con ostinazione su questo dolente, anzi dolentissimo, tasto.

Per quanto riguarda l'esposizione propriamente detta va osservato, innanzitutto, che essa si è tenuta in condizioni ideali dal punto di vista logistico. Un centro fieristico e commerciale creato su una ex area industriale (fonderie) nella quale l'architetto ha saputo fondere (è il caso di dirlo) le traccie del passato con la funzionalità ed i valori estetici del presente. Un ambiente ideale a conferma della vocazione della città ai commerci internazionali.

Per quanto riguarda i prodotti esposti si sono osservati molti cofani, spesso di tipo americano, fabbricati localmente; particolarmente ammirati quelli del produttore italiano FERRARI che ha presentato alcuni pezzi di grande qualità che hanno riscosso un successo immediato e tangibile che ha ricompensato la sua iniziativa.

Per il trasporto funebre interessanti alcuni veicoli 4X4, necessari in certe zone del paese di difficile accesso, nonché dei classici di tipo americano. Più improbabili certe Rolls Royce e Jaguar che manifestamente non erano tali pur rivendicandolo (come la mettiamo con la tutela del marchio?). Come grande curiosità kitch un carro-aereo capace di trasportare per le vie della città un centinaio di persone assieme al feretro.

Pochi bronzi, qualche accessorio ornamentale di gusto baroccheggiante e qualche distributore di fotoceramiche. Presenza di un pool di aziende spagnole capeggiato da Carmen e Martin. Presenza, egualmente, della NFDA che, molto timida fino a poco fa, si apre sempre di più all'internazionale sotto la guida di Deborah Andres spalleggiata, per la circostanza, da Kelly Schiller. Molti fluidi da tanatoprassi (essenzialmente i grossi fabbricanti USA, tramite i loro distributori, e una grossa azienda locale) e, a conferma di una tendenza che si riscontra regolarmente quasi dappertutto, una massiccia presenza di fabbricanti di forni crematori e, di conseguenza, di urne. Tra questi ultimi un paio meritano di essere segnalati per l'originalità dei materiali e delle forme. Non è escluso che si vedano a Modena nel 2006.

Tra i visitatori qualche straniero (USA, Centro e Sud America ed un simpatico gruppo siculo-maltese!!!) ed un numero soddisfacente di messicani che si sono affollati alla "rifa", cioè al sorteggio, a fine manifestazione, di una utilitaria aggiudicata soltanto in presenza fisica del fortunato vincitore. I tagliandi per il concorso venivano distribuiti dagli espositori ai clienti in numero proporzionale al montante di acquisti effettuati da questi ultimi. Il finanziamento del veicolo era assicurato dagli espositori aderenti all'iniziativa.

Fine gloriosa, a sipario calato e per pochi intimi, nella suite degli organizzatori dove tra degustazioni ad oltranza di tequila acconciato nelle combinazioni più bizzarre ed attraenti ed al suono languido della musica "nortenã" (del Nord) abbiamo avuto la sorpresa di incontrare, ad ore antelucane, un imprenditore di Durango di padre napoletano ed un suo collega di origine salernitana.

L'appuntamento per il 2005 è a Guadalajara , la culla del "mariachis". Arriba Mejico!
 
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