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Carmelo Pezzino
Perdere un bambino durante la gravidanza non è purtroppo un evento raro (nel nostro Paese ha una incidenza di quasi il 20%) e rappresenta un vero e proprio lutto. La legge italiana prevede norme nazionali relative alla sepoltura dei bambini morti in utero che però spesso sono ignorate o erroneamente applicate in molti ospedali. In più, i genitori non sono preparati alla morte del proprio figlio prima della nascita e si trovano quindi frastornati e confusi dopo questo evento al punto da necessitare di sostegno e di informazioni esaurienti su tutte le procedure possibili. Avremmo voluto approfondire questo tema raccontandovi dell’attività di una Associazione che si occupa della tutela delle gravidanze a rischio e del supporto ai genitori. Lo faremo il mese prossimo perché la pubblicazione ad opera dell’Istat, nel momento in cui scriviamo queste note, dei dati relativi al bilancio demografico 2008 ci suggerisce di dare ad essi la priorità per fornirvi con immediatezza elementi utili alla vostra attività quotidiana.
I decessi nel 2008 sono stati 585.126, numero ben superiore a quello dell’anno precedente e pressoché simile al dato del 2003 quando si era registrata una impennata dovuta ad una eccezionale ondata di calore. È cessato il calo di mortalità legato alla diminuzione delle nascite in occasione della Grande Guerra ed è iniziato un ciclo che vedrà, nell’arco di un decennio, una crescita della mortalità annua verso valori superiori alle 600.000 unità.
Il tasso di mortalità è ovviamente più elevato nelle regioni a più forte invecchiamento. Liguria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Emilia Romagna e Valle d’Aosta presentano una incidenza superiore alla media nazionale (9,8 per mille). A queste si aggiungono tutte le regioni del Centro, con la sola eccezione del Lazio dove il dato (9,2 per mille) è inferiore a quello nazionale. Molise e Abruzzo, che presentavano già nel 2006 e nel 2007 un tasso di mortalità più elevato della media nazionale, si confermano nella posizione con valori rispettivamente pari a 11,1 e 10,3. Le altre regioni, “più giovani”, fanno registrare tutte valori inferiori alla media nazionale. Al contrario di quanto avviene per la natalità, per la mortalità il peso della popolazione straniera risulta irrilevante a causa della composizione per età particolarmente giovane rispetto quella italiana.
Al 31 dicembre 2008 la popolazione complessiva risulta pari a 60.045.068 unità, mentre alla stessa data del 2007 ammontava a 59.619.290. Nel 2008 si è registrato un incremento della popolazione residente di 425.778 unità, pari allo 0,7 per cento, dovuto completamente alle migrazioni dall’estero. Complessivamente la variazione di popolazione è stata determinata dalla somma delle seguenti voci di bilancio: il saldo del movimento naturale (- 8.467 unità), quello del movimento migratorio con l’estero (+ 453.765), l’incremento dovuto al movimento per altri motivi e al saldo interno (- 19.520).
Buona lettura a tutti!
 
Carmelo Pezzino

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