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Carmelo Pezzino
Avremmo voluto orientare questo nostro intervento a dare adeguate risposte alle tante sciocchezze che abbiamo avuto modo di leggere su una “giovane” pubblicazione giunta recentemente nel nostro settore ed editata da chi, invece, da anni si occupa con buoni risultati del comparto lapideo. Poi, riflettendo, abbiamo valutato inopportuno scendere sul piano della polemica con coloro i quali, forse per l’ingenuità dei neofiti o più probabilmente per andar dietro agli interessi di chi ha garantito loro un pur minimo contratto pubblicitario, non provano imbarazzo nell’esternare considerazioni inopportune, ridicole e facilmente smontabili con i fatti da chiunque abbia equilibrio di valutazione e una minima conoscenza della realtà.
Preferiamo quindi proporvi, nell’imminenza delle vacanze estive, lo spunto per una riflessione, un pensiero espresso da Joaquín Navarro-Valls, direttore della Sala Stampa Vaticana sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, in occasione di un convegno recentemente organizzato in Veneto.
C’è differenza fra parlare di crescita e parlare di sviluppo. L’idea di crescita non esisteva prima della modernità, almeno nel senso che noi attribuiamo a questo termine. Essa deriva direttamente dalla rivoluzione industriale, ossia da quella certezza, che ha caratterizzato la cultura economica dell’Occidente, di poter accrescere certi parametri materiali attraverso l’impiego di conoscenze tecnologiche applicate al lavoro. Questo riguarda l’azione umana in quanto tale e non necessariamente quella che produce un progresso. Lo sviluppo, invece, è essenzialmente una idea di miglioramento dei modi di vita che si può raggiungere anche attraverso l’impiego delle risorse tecniche derivate dall’industria. Non è facile comprendere se una determinata impresa contribuisca positivamente o negativamente allo sviluppo, neppure quando questa impresa cresce economicamente. Guardando soltanto agli aspetti materiali e tecnologici non si è in grado di dare una valutazione in termini qualitativi al tipo di progresso che si produce. La crescita è condizione indispensabile, ma non sufficiente allo sviluppo. E solo l’unione di entrambe può produrre quello che chiamiamo progresso umano. Non sempre l’incremento quantitativo si accompagna a un reale sviluppo qualitativo e umano delle diverse comunità. La crescita economica si misura con l’aumento della produttività lorda, mentre lo sviluppo di una società si misura con un metro di valutazione non quantificabile perché ulteriore rispetto all’analisi delle risorse impiegabili materialmente. Il passaggio dalla crescita economica dell’opulenza allo sviluppo umano della vita è quanto separa il prodotto interno lordo da quello che chiamerei il “prodotto umano netto”. A contare sono certamente gli aspetti quantitativi della ricchezza prodotta e impiegabile nel lavoro, ma anche qualcosa in più, l’attuazione della persona umana come tale. Soltanto quando lo sviluppo di una impresa industriale si lega alla realizzazione di una pienezza comunitaria, allora veramente ci troviamo dinanzi ad una idea integrale e completa dello sviluppo che è necessariamente al contempo sociale ed umano”.
A voi ed alle vostre famiglie l’augurio per una serena estate, di riposo e di tranquillità.
Buona lettura a tutti!
 
Carmelo Pezzino

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