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non è vero ma ci credo

Come interrompere un corteo funebre porta sfortuna, così anche sognare scarpe rotte può voler dire lutto imminente. E se avvicinarsi ad un mirto significa rimanere uccisi, essere seppelliti di domenica è considerato di buon auspicio per la vita eterna. Tante sono le superstizioni, in ogni parte d'Italia: diffuse fin dall'antichità, sono arrivate fino ai giorni nostri. Diventando parte integrante delle culture locali.

Guai se il fuoco si spegne senza motivo: è un presagio di morte imminente. Guai pure a sognare la caduta o la rottura di un dente. Arriverà presto un lutto in casa: come infatti il dente è un pezzo del nostro corpo, così i congiunti sono parte della famiglia. Sono le superstizioni, che si tramandano di generazione in generazione. La loro storia, praticamente, è antica quanto l'uomo: rappresentano la sua naturale paura per i fenomeni rari, singolari e misteriosi, che non possono essere spiegati o risolti in modo logico. Già i Romani attribuiscono determinati eventi a cause soprannaturali: presso questa civiltà, però, le superstizioni hanno un significato negativo e sono considerate una forma deteriorata della religione. Soprattutto nel Medioevo, la Chiesa cerca di respingerle e di reprimerle fortemente. Ma i tentativi sono piuttosto vani e moltissime credenze arrivano sino nel mondo moderno. Dove vengono perlopiù viste con tolleranza e guardate con un po' di ironia. Ma tutti, chi più chi meno, ricchi e meno abbienti, istruiti o con poca preparazione, da nord a sud, in alcuni momenti cedono alla tentazione di acquistare un piccolo amuleto, di toccare ferro o di cambiare strada quando incontrano un gatto nero. Persino il filosofo, storico e critico Benedetto Croce, morto a Napoli nel 1952, ad un certo punto, a proposito delle superstizioni, dice: "non è vero, ma prendo le mie precauzioni". Con le sue innumerevoli tradizioni popolari, le numerosissime credenze locali, le suggestive usanze paesane, l'Italia può essere sicuramente considerata la patria delle superstizioni: qui, hanno trovato terreno fertile per sopravvivere ai mutamenti del tempo. Tanto da diventare un fattore di cultura e costume.

NIENTE FUNERALI DI VENERDÌ. Sono tante anche le superstizioni legate all'evento morte ed ai suoi rituali. Ad esempio, soprattutto in Veneto ed in Lombardia, se si seppellisce un morto di venerdì, entro l'anno morirà un altro familiare. In Piemonte si crede che in questo caso i funerali saranno addirittura tre. Se, di solito, interrompere un corteo funebre porta sfortuna, nel Barese, invece, imbattersi in un funerale è di buon augurio. In Sardegna, in Calabria, in provincia di Pavia e in Romagna, si crede che se piove durante un funerale, l'acqua scenderà ancora per molto. In alcune zone della Lombardia si usa pensare che se piove o tira vento mentre c'è la funzione, il defunto andrà all'inferno. Nella zona di Piacenza si tramanda che, se nel corso della messa funebre nessuno resta a vegliare la casa del morto, presto un altro familiare lo seguirà nella tomba. Qui, inoltre, quando si è in visita al cimitero, porta sfortuna inciampare o cadere su una tomba. Nelle località intorno a Macerata, i cortei funebri si muovono sempre velocemente, perché si teme che, fermandosi per strada, l'ombra del morto potrebbe causare qualche incidente. Sempre nelle Marche, morire di sabato, giorno dedicato alla Madonna ed essere seppelliti di domenica, giorno del Signore, è ritenuto di buon auspicio per la vita eterna.

PIANTE NEFASTE, TIZZONI E CAPPELLO SUL LETTO. In quasi tutta Italia si crede che chiunque si avvicini al gelso resti ucciso: una superstizione legata al fatto che, soprattutto nel Meridione, si pensa che il gelso attiri i fulmini. Inoltre, il suo nome dialettale, "mor", moro, suona in molti luoghi come morte, morire, muoio. Anche il fuoco può lanciare segnali di morte: in alcuni paesi dell'Emilia, di domenica non si leva la cenere dal focolare per paura che la morte colpisca il capofamiglia. Nel Milanese, quando un tizzone cade dal focolare è presagio di disgrazie: potrebbe andarsene il più anziano della famiglia. In Veneto, soprattutto nelle zone del nord, se la fiamma gira verso la porta di cucina c'è lutto in arrivo. È buon segno invece se il fuoco sibila: ci sono visite gradite in arrivo. Quanto al letto, in alcune regioni, dalla Campania al Veneto, dall'Emilia alla Calabria, non deve essere collocato in modo che i piedi siano rivolti verso la porta della stanza: diversamente sarebbe un pessimo auspicio. Questa credenza ha origini latine: i romani avevano infatti l'abitudine di fare uscire i defunti da casa con i piedi in avanti. In Romagna e nei territori intorno a Mantova, il letto non deve essere disposto nemmeno parallelo alle grondaie: si attirerebbe la sfortuna. Un'idea derivata dall'abitudine di seppellire sotto queste, un tempo, i bimbi morti prima del battesimo.

Anche appoggiare il cappello sul letto, specialmente se vi giace un ammalato, è di cattivo augurio, soprattutto in Abruzzo e in Molise, perché è il gesto che fanno i preti quando arrivano al capezzale di un moribondo. In Piemonte porta sfortuna posare una gruccia appendiabiti, mentre in Toscana è un triste presagio rifarlo in tre: il più giovane morirebbe prima del tempo. Nella zona delle Alpi lombarde, quando si risposa un vedovo, è di cattivo auspicio cambiare il letto matrimoniale: uno dei due sposi morirà presto.

SOGNI E SEGNI PREMONITORI. Se nel Pavese, di lunedì, non si può muovere, trasportare o spargere il letame, perché morirebbe il capofamiglia, nelle più diverse zone d'Italia si registrano molti altri segni premonitori di morte: ad esempio, trovare sul tavolo, al mattino, due coltelli disposti a croce, rovesciare il mortaio, vedere dei buoi vagare per strada senza padrone, il ronzio che il tarlo emette rodendo il legno, la vista della farfalla sfinge, la caduta di un quadro, la rottura di uno specchio, ammalarsi di venerdì, rumori e scricchiolii inaspettati in casa quando c'è un infermo. In Friuli, ancora, si ritengono presagio di morte il sognare scarpe rotte e il singhiozzo; vicino a Piacenza porta invece sfortuna cambiare posto a tavola o la casa. Nelle zone a nord del Veneto, poi, quando una persona fa una cosa contraria alle sue abitudini ed alla sua indole, si dice che vuole morire. In Sicilia, quando un moribondo chiama la mamma, anche se è già morta, o con le mani tira verso il viso le coperte del letto, è segno che morirà entro sera. In provincia di Potenza e di Cosenza, chi muore con gli occhi aperti, presto chiamerà a sé qualcuno della famiglia, mentre a Livorno chi spira con l'occhio destro aperto annuncia la morte di un congiunto; se rimane aperto quello sinistro, decederà un parente lontano. Dall'Abruzzo arriva ancora questa credenza: quando qualcuno sta per morire, non bisogna rimanere ai piedi del letto, altrimenti la sua anima non potrà essere accolta in paradiso. Diversamente, in alcune cittadine della Campania, quando un forte vento accompagna la morte di un individuo, significa o che la sua anima sarà dannata o che era una persona malvagia in vita. Nei centri in provincia di Nuoro si crede invece che i moribondi sognino i propri genitori il giorno prima del decesso. Sempre in Sardegna, sognare il cadavere di una persona viva è segno che questa morirà entro l'anno; se però al cadavere manca qualche indumento, una persona cara si ammalerà. Soprattutto nell'Italia del Nord, però, annunciare o sognare la morte di una persona in buona salute ha tutt'altro significato: quello di allungarle la vita.

 
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