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Nella Dama di picche di Ciajkovskij
un funerale da incubo

"Che cos'è? Un canto o il vento che urla? Sì, sì, è un canto! Ed ecco la chiesa, la folla, le candele, l'incenso, e i singhiozzi… Ecco il catafalco, ecco la bara… e nella bara la vecchia, immobile…morta. Attratto da una forza misteriosa salgo i gradini oscuri; ho paura, ma non ho la forza di tornare indietro. Guardo il volto della morta… E all'improvviso, ammiccando ironicamente, strizza l'occhio verso di me!".

A raccontare, o meglio a cantare questo ossessivo, inquietante ricordo è German, un giovane ufficiale che, in voce di tenore, è protagonista della Dama di picche, la penultima - e maggiore - fra le opere liriche scritte da Pëtr Il'ic Ciajkovskij (1840 - 1893). Il compositore aveva esitato a lungo, perplesso, di fronte all'idea di mettere in musica il celebre racconto di Aleksandr Puskin, fondatore, a inizio secolo, della letteratura russa moderna. Ma all'inizio del 1890 una sorta di intuizione improvvisa gli rivelò i motivi di consonanza profonda con quel testo e col suo protagonista, e fu così che a Firenze in poche settimane di angosciosa ed entusiasmante tempesta spirituale egli scrisse quello che sarebbe divenuto uno dei suoi massimi capolavori.

German è interessato al gioco delle carte, ma non lo pratica; è innamorato di una giovane di cui non conosce l'identità, ma comunque irraggiungibile a causa del suo superiore rango sociale. Scopre che è fidanzata con un principe, e soprattutto che è nipote di una vecchia contessa, depositaria di un misterioso e terribile segreto (tre carte che permettono qualsiasi vincita al gioco) che in passato ha già rivelato a due uomini; le è stato annunciato però che morirà quando lo rivelerà ad un terzo; tra la contessa e German un solo scambio di sguardi basta a generare un inesplicabile terrore reciproco. Il giovane, sconvolto ed esaltato, conquista dapprima l'amore della fanciulla, Liza, poi si introduce nella camera della contessa e le ingiunge, minacciandola, di rivelargli il segreto; ma essa muore per lo spavento senza essere uscita dal suo cupo silenzio.

L'episodio che abbiamo descritto all'inizio, quello in cui German, in una sorta di delirio, crede di ricordare che la morta gli abbia strizzato l'occhio durante il funerale, è una delle scene clou dell'opera, e precede immediatamente quella in cui la presenza del soprannaturale si manifesta effettivamente al protagonista, sotto le specie dello spettro della contessa che gli rivela il segreto delle tre carte: tre, sette, asso. Ma l'opera volge rapidamente verso il suo esito tragico: Liza si toglie la vita quando vede il compagno trascurarla e precipitarsi, quasi folle, alla casa da gioco; al tavolo German batte con le prime due carte il principe (rivale nel gioco e nell'amore); la terza carta che scopre non è però l'asso, ma la donna di picche, nella cui immagine egli nuovamente vede lo spettro della contessa che gli sorride beffarda. Anche German si uccide; prima della partita fatale aveva detto: "Smettete di lottare, abbandonatevi alla sorte. Che cosa esiste? La morte solamente; come la riva in un mare di dolore, essa è per tutti noi un rifugio".
 
Franco Bergamasco

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